Running e Atletica
Intervista al talento: dialogo con il marciatore Francesco Fortunato
«Ho chiuso la prima parte di stagione in crescendo; Minei è il mio rivale, le olimpiadi il mio sogno»
Andria - lunedì 29 luglio 2013
13.31
Se da una parte il calcio ci regala solo indiscrezioni, speranze e sogni, nella nostra città c'è chi si allena in silenzio, con fatica e parla solo attraverso i risultati. Classificato come uno dei tanti sport minori di Andria, la marcia nel panorama sportivo andriese è tutt'oggi lo sport che ci sta regalando più soddisfazioni. Fatica, sacrificio e determinazione sono le armi migliori dei ragazzi della squadra ASD Enterprise Sport & Service. A portar in alto la bandiera dei marciatori andriesi è il talentino Francesco Fortunato. Il classe '94, fresco del 6° posto ai campionati europei Juniores svoltisi a Rieti lo scorso 20 luglio, ha parlato ai microfoni di Andriaviva.it del suo presente e futuro in uno sport che sta regalando non poche soddisfazioni alla nostra città.
Francesco, iniziamo dal risultato ai campionati europei.
«Sono abbastanza soddisfatto del mio 6° posto, anche se ho il rammarico di non aver centrato il mio primato personale. Il livello era molto alto, ma sono contento comunque della condotta di gara che ho ottenuto nonostante le condizioni climatiche non eccellenti».
Siamo arrivati a metà stagione, come giudichi il tuo percorso fino ad ora.
«Nell'atletica il periodo più importante della stagione è quello estivo e dunque la gara di maggior rilievo è già passata. Questa prima parte dell'anno è finita e nella seconda metà parteciperò solo ad una 20 km che considero come il mio obiettivo primario, insieme ai campionati italiani di società. Il 2013 non è iniziato bene, sino ad aprile non sono riuscito a migliorarmi e i miei tempi erano abbastanza scarsi. Successivamente a maggio sono migliorato fisicamente, ma in Coppa Europa la gara andò male (9° posto), mentre il 2° posto con 42' 02' dei campionati italiani mi ha permesso di chiudere questa fase dell'anno in progressione».
L'atletica pugliese sta dando ottimi frutti a livello nazionale. Secondo te, si possono raggiungere risultati importanti?
«Attualmente la Puglia sta regnando in Italia per quanto riguarda il settore giovanile della marcia. La mia speranza è che tutti i talenti pugliesi possano un domani ottenere grandi risultati a livelli assoluti. Da piccoli il talento si esprime meglio, ma le difficoltà sopraggiungono in categorie superiori. I talenti ci sono e grazie all'aiuto dei tecnici, spero che ragazzi come me, Minei, Di Bari, Cusmai e Quacquarelli possano un giorno raggiungere grandi risultati».
Attualmente quali sono gli avversari che temi di più.
«I russi sono da sempre i dominatori in quanto a forza e tecnica sia a livello europeo, che mondiale. Ora sta emergendo anche la scuola cinese. Nonostante non abbiano un'ottima tecnica, sono gli unici che riescono a competere con i russi. Noi italiani purtroppo non riusciamo più a tenere il loro passo, ma grazie alla nostra tecnica riusciamo comunque a mantenere un certo livello. Per quanto riguarda me, Minei rimane il mio rivale. Attualmente però è un passo avanti a me, ottenendo tempi che io non riesco ancora a raggiungere. Il mio obiettivo è quello di riuscire a fare il salto di qualità che ha fatto Vito».
Ad Andria, si sa, il calcio è lo sport più praticato. Quest'anno, però, il settore calcistico andriese ha subito un brutto colpo con l'abbandono dei campionati professionistici. Secondo te, è possibile che vi sia un avvicinamento più concreto alla marcia?
«Non penso. La mentalità andriese rimarrà sempre fedele al calcio e come sport verrà sempre sostenuto, nel bene e nel male. L'unico modo per avvicinare i ragazzi a questa disciplina, sarebbe scovare tecnici capaci di dedicare tempo e passione a questo sport. Quando terminerò la mia attività da atleta, sogno di intraprende la carriera da allenatore con la speranza di portare tanti talenti al campo. Inoltre si dovrebbero organizzare anche eventi, in modo tale da coinvolgere anche la stessa cittadinanza. Spero solo che grazie ai risultati della nostra squadra, Andria si renderà conto che c'è una buona scuola di marcia al suo interno».
Chiudiamo col botto. Olimpiadi, parola grossa?
«Penso di si. Non nego però che sogno di farle. Io sono legato molto alle statistiche e, statisticamente, sono pochissimi coloro che a 22 anni riescono a conquistare un'Olimpiade nella marcia. Io ci spero, ma so che è molto difficile, considerando anche i tempi di partecipazione. Inoltre, la 20 km fatta al meglio ha bisogno di anni di preparazione e sono dell'idea che non si possono affrettare i tempi. Ciò non toglie che rimane il mio sogno nel cassetto».
Francesco, iniziamo dal risultato ai campionati europei.
«Sono abbastanza soddisfatto del mio 6° posto, anche se ho il rammarico di non aver centrato il mio primato personale. Il livello era molto alto, ma sono contento comunque della condotta di gara che ho ottenuto nonostante le condizioni climatiche non eccellenti».
Siamo arrivati a metà stagione, come giudichi il tuo percorso fino ad ora.
«Nell'atletica il periodo più importante della stagione è quello estivo e dunque la gara di maggior rilievo è già passata. Questa prima parte dell'anno è finita e nella seconda metà parteciperò solo ad una 20 km che considero come il mio obiettivo primario, insieme ai campionati italiani di società. Il 2013 non è iniziato bene, sino ad aprile non sono riuscito a migliorarmi e i miei tempi erano abbastanza scarsi. Successivamente a maggio sono migliorato fisicamente, ma in Coppa Europa la gara andò male (9° posto), mentre il 2° posto con 42' 02' dei campionati italiani mi ha permesso di chiudere questa fase dell'anno in progressione».
L'atletica pugliese sta dando ottimi frutti a livello nazionale. Secondo te, si possono raggiungere risultati importanti?
«Attualmente la Puglia sta regnando in Italia per quanto riguarda il settore giovanile della marcia. La mia speranza è che tutti i talenti pugliesi possano un domani ottenere grandi risultati a livelli assoluti. Da piccoli il talento si esprime meglio, ma le difficoltà sopraggiungono in categorie superiori. I talenti ci sono e grazie all'aiuto dei tecnici, spero che ragazzi come me, Minei, Di Bari, Cusmai e Quacquarelli possano un giorno raggiungere grandi risultati».
Attualmente quali sono gli avversari che temi di più.
«I russi sono da sempre i dominatori in quanto a forza e tecnica sia a livello europeo, che mondiale. Ora sta emergendo anche la scuola cinese. Nonostante non abbiano un'ottima tecnica, sono gli unici che riescono a competere con i russi. Noi italiani purtroppo non riusciamo più a tenere il loro passo, ma grazie alla nostra tecnica riusciamo comunque a mantenere un certo livello. Per quanto riguarda me, Minei rimane il mio rivale. Attualmente però è un passo avanti a me, ottenendo tempi che io non riesco ancora a raggiungere. Il mio obiettivo è quello di riuscire a fare il salto di qualità che ha fatto Vito».
Ad Andria, si sa, il calcio è lo sport più praticato. Quest'anno, però, il settore calcistico andriese ha subito un brutto colpo con l'abbandono dei campionati professionistici. Secondo te, è possibile che vi sia un avvicinamento più concreto alla marcia?
«Non penso. La mentalità andriese rimarrà sempre fedele al calcio e come sport verrà sempre sostenuto, nel bene e nel male. L'unico modo per avvicinare i ragazzi a questa disciplina, sarebbe scovare tecnici capaci di dedicare tempo e passione a questo sport. Quando terminerò la mia attività da atleta, sogno di intraprende la carriera da allenatore con la speranza di portare tanti talenti al campo. Inoltre si dovrebbero organizzare anche eventi, in modo tale da coinvolgere anche la stessa cittadinanza. Spero solo che grazie ai risultati della nostra squadra, Andria si renderà conto che c'è una buona scuola di marcia al suo interno».
Chiudiamo col botto. Olimpiadi, parola grossa?
«Penso di si. Non nego però che sogno di farle. Io sono legato molto alle statistiche e, statisticamente, sono pochissimi coloro che a 22 anni riescono a conquistare un'Olimpiade nella marcia. Io ci spero, ma so che è molto difficile, considerando anche i tempi di partecipazione. Inoltre, la 20 km fatta al meglio ha bisogno di anni di preparazione e sono dell'idea che non si possono affrettare i tempi. Ciò non toglie che rimane il mio sogno nel cassetto».