Calcio
Fidelis Andria: l'avvocato Di Vincenzo parla delle tre pesanti squalifiche
Il legale: «Nessuno vuole punire la squadra federiciana»
Andria - venerdì 30 maggio 2014
16.49
«Non c'è nessun intento punitivo nei confronti della Fidelis Andria. La squalifica a Strambelli, Di Rito e Di Santo è stata data solo ora poiché bisognava aspettare che la Procura Federale chiudesse le indagini per poi inviare le carte alla Commissione Disciplinare che provvede a sancire la pena».
Con queste parole Marco Di Vincenzo, legale della Fidelis Andria, smentisce le voci che in questi giorni circolavano nella città federiciana su eventuali ed improbabili accanimenti nei confronti della principale squadra azzurra dediti ad intralciare il cammino della stessa e createsi dopo l'annuncio delle squalifiche di Di Rito, Strambelli e Di Santo causati dagli avvenimenti post Francavilla – Monopoli, quando gli allora biancoverdi furono costretti a togliersi le maglie assieme a tutta la squadra su pressione dei propri tifosi. Nel caso specifico, infatti, le indagini della Procura si sono concluse il 4 marzo e la Commissione ha fissato l'incontro riguardate i calciatori coinvolti e il presidente del Monopoli intorno al 20 maggio per poi far uscire i provvedimenti, come di consueto, qualche giorno dopo. Dunque tutto è stato fatto secondo la normale prassi.
Come risaputo la Fidelis Andria ha deciso di non effettuare ricorso. Questa scelta è stata fatta con la consapevolezza che si rischierebbe di aumentare la pena dei calciatori azzurri, accusati di aver violato l'articolo 1 comma 1 del codice di giustizia sportivo che sancisce i principi dello sport. Nel dettaglio l'articolo afferma che «le società, i dirigenti, gli atleti, i tecnici, gli ufficiali di gara ed ogni altro soggetto che svolge attività di carattere agonistico, tecnico, organizzativo, decisionale o comunque rilevante per l'ordinamento federale, sono tenuti all'osservanza delle norme e degli atti federali e devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all'attività sportiva».
Il legale che ha curato gli interessi dei soli Di Rito e Di Santo, lasciando al suo collega il resto dei giocatori compreso Strambelli, ha commentato cosi la decisione di non procedere al ricorso: «La scelta di non fare ricorso è stata presa assieme alla società - dichiara l'avvocato -. Su questa decisione ha influito maggiormente il fatto che la richiesta iniziale della Procura era di quattro giornate di squalifica, dunque facendo ricorso c'era anche il rischio che venisse aumentata la pena e che da due - conclude Di Vincenzo - i giocatori si ritrovassero quattro giornate di squalifica».
Con queste parole Marco Di Vincenzo, legale della Fidelis Andria, smentisce le voci che in questi giorni circolavano nella città federiciana su eventuali ed improbabili accanimenti nei confronti della principale squadra azzurra dediti ad intralciare il cammino della stessa e createsi dopo l'annuncio delle squalifiche di Di Rito, Strambelli e Di Santo causati dagli avvenimenti post Francavilla – Monopoli, quando gli allora biancoverdi furono costretti a togliersi le maglie assieme a tutta la squadra su pressione dei propri tifosi. Nel caso specifico, infatti, le indagini della Procura si sono concluse il 4 marzo e la Commissione ha fissato l'incontro riguardate i calciatori coinvolti e il presidente del Monopoli intorno al 20 maggio per poi far uscire i provvedimenti, come di consueto, qualche giorno dopo. Dunque tutto è stato fatto secondo la normale prassi.
Come risaputo la Fidelis Andria ha deciso di non effettuare ricorso. Questa scelta è stata fatta con la consapevolezza che si rischierebbe di aumentare la pena dei calciatori azzurri, accusati di aver violato l'articolo 1 comma 1 del codice di giustizia sportivo che sancisce i principi dello sport. Nel dettaglio l'articolo afferma che «le società, i dirigenti, gli atleti, i tecnici, gli ufficiali di gara ed ogni altro soggetto che svolge attività di carattere agonistico, tecnico, organizzativo, decisionale o comunque rilevante per l'ordinamento federale, sono tenuti all'osservanza delle norme e degli atti federali e devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all'attività sportiva».
Il legale che ha curato gli interessi dei soli Di Rito e Di Santo, lasciando al suo collega il resto dei giocatori compreso Strambelli, ha commentato cosi la decisione di non procedere al ricorso: «La scelta di non fare ricorso è stata presa assieme alla società - dichiara l'avvocato -. Su questa decisione ha influito maggiormente il fatto che la richiesta iniziale della Procura era di quattro giornate di squalifica, dunque facendo ricorso c'era anche il rischio che venisse aumentata la pena e che da due - conclude Di Vincenzo - i giocatori si ritrovassero quattro giornate di squalifica».