Decervellamento
Violenza di genere
In occasione dell'appena trascorsa Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne
martedì 27 novembre 2012
17.08
In occasione dell'appena trascorsa Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza si vuole ricordare che la violenza contro la donna, dentro e al di fuori delle mura domestiche, è definita dall'art. 1 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1993, come:
«Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata».
La violenza contro le donne è un fenomeno che appartiene più alla normalità che alla patologia e riguarda uomini e donne di tutti gli strati sociali, esiste in tutti i paesi, attraversa tutte le culture, le classi, le etnie, i livelli d'istruzione, di reddito e tutte le fasce di età.
Forse non tutti sanno che contro la donna si possono distinguere diverse "tipologie" di violenza: fisica (qualsiasi forma di aggressività e di maltrattamento del loro corpo e delle cose che a loro appartengono), psicologica (insulti, minacce verbali, intimidazioni, denigrazioni che il soggetto esprime nei confronti del proprio e all'interno di una relazione conflittuale), sessuale (imposizione di coinvolgimento in attività e rapporti sessuali attraverso la costrizione, le minacce, i ricatti), economica (forme di controllo sull'indipendenza economica che limitano o impediscono di disporre di denaro, avere un proprio lavoro) e stalking (vere e proprie persecuzioni e molestie assillanti che hanno lo scopo di indurre la persona ad uno stato di allerta, di emergenza e di stress psicologico).
Nella nostra cultura la famiglia è spesso identificata come luogo di protezione, dove le persone cercano amore, accoglienza, sicurezza e riparo. Per molte donne è invece un luogo di rischio, dove si mette in pericolo la vita, viene agita la violenza, di solito ad opera di uomini che con le donne hanno, o hanno avuto un rapporto di fiducia e di intimità, ma anche di potere.
Quali conseguenze porta la violenza? Molto spesso la vittima, dopo aver subito una violenza, sente di aver sbagliato qualcosa, avverte un senso di solitudine, si sente responsabile e tende a vergognarsi per l'accaduto.
Che cosa fare allora? È importante dire che i vissuti di colpa e impotenza sono comuni alle vittime. È fondamentale riconoscere di vivere una situazione di violenza e che essa non è MAI giustificabile.
Altro passo importante sarebbe non ritenersi responsabili della violenza subita e parlarne con qualcuno che possa capire e aiutarci, ricordando l'esistenza e l'importanza della rete nazionale dei centri antiviolenza. A questo proposito si vuole ricordare che Andria vede la presenza di un centro antiviolenza, Riscoprirsi, che rientra in tale rete offrendo un ascolto telefonico 24h su 24h mediante il numero 380.3450670 e un'attività di sportello concordata mediante appuntamento. Il centro antiviolenza, gestito da un'equipe di lavoro al femminile formata da un'avvocatessa, un'educatrice, un'assistente sociale, due psicologhe e due psicoterapeute, è in comunicazione con case-rifugio, assistenti sociali e forze dell'ordine, svolgendo così un attento lavoro di rete.
«Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata».
La violenza contro le donne è un fenomeno che appartiene più alla normalità che alla patologia e riguarda uomini e donne di tutti gli strati sociali, esiste in tutti i paesi, attraversa tutte le culture, le classi, le etnie, i livelli d'istruzione, di reddito e tutte le fasce di età.
Forse non tutti sanno che contro la donna si possono distinguere diverse "tipologie" di violenza: fisica (qualsiasi forma di aggressività e di maltrattamento del loro corpo e delle cose che a loro appartengono), psicologica (insulti, minacce verbali, intimidazioni, denigrazioni che il soggetto esprime nei confronti del proprio e all'interno di una relazione conflittuale), sessuale (imposizione di coinvolgimento in attività e rapporti sessuali attraverso la costrizione, le minacce, i ricatti), economica (forme di controllo sull'indipendenza economica che limitano o impediscono di disporre di denaro, avere un proprio lavoro) e stalking (vere e proprie persecuzioni e molestie assillanti che hanno lo scopo di indurre la persona ad uno stato di allerta, di emergenza e di stress psicologico).
Nella nostra cultura la famiglia è spesso identificata come luogo di protezione, dove le persone cercano amore, accoglienza, sicurezza e riparo. Per molte donne è invece un luogo di rischio, dove si mette in pericolo la vita, viene agita la violenza, di solito ad opera di uomini che con le donne hanno, o hanno avuto un rapporto di fiducia e di intimità, ma anche di potere.
Quali conseguenze porta la violenza? Molto spesso la vittima, dopo aver subito una violenza, sente di aver sbagliato qualcosa, avverte un senso di solitudine, si sente responsabile e tende a vergognarsi per l'accaduto.
Che cosa fare allora? È importante dire che i vissuti di colpa e impotenza sono comuni alle vittime. È fondamentale riconoscere di vivere una situazione di violenza e che essa non è MAI giustificabile.
Altro passo importante sarebbe non ritenersi responsabili della violenza subita e parlarne con qualcuno che possa capire e aiutarci, ricordando l'esistenza e l'importanza della rete nazionale dei centri antiviolenza. A questo proposito si vuole ricordare che Andria vede la presenza di un centro antiviolenza, Riscoprirsi, che rientra in tale rete offrendo un ascolto telefonico 24h su 24h mediante il numero 380.3450670 e un'attività di sportello concordata mediante appuntamento. Il centro antiviolenza, gestito da un'equipe di lavoro al femminile formata da un'avvocatessa, un'educatrice, un'assistente sociale, due psicologhe e due psicoterapeute, è in comunicazione con case-rifugio, assistenti sociali e forze dell'ordine, svolgendo così un attento lavoro di rete.