Profilo AndriaSpia
Il varo della turbonave aziendale
Vadi Contessa, vadi!
giovedì 28 marzo 2013
In Italia esiste uno sport antichissimo davvero faticoso e molto praticato dalla classe politica. Le sue origini si perdono fin dalla notte dei tempi: abbiamo testimonianze di pitture parietali persino nel sito archeologico di Pompei.
Simile all'atletica, una categoria mista paragonabile alla staffetta o al salto agli ostacoli, identica ad una corsa a cronometro. Stiamo parlando della consuetudine sportiva molto diffusa ed ambíta del "taglio del nastro".
Questa disciplina è praticata anche su Andriaspia tra i fedelissimi supporter di nuove o vecchie amministrazioni, le quali da anni, ormai, si contendono il pomo della discordia. Ad intervalli ciclici, infatti, gli iscritti intervengono su diatribe immutabili ed insanabili: i primi desaparecidos rivendicano idee e progettualità di alcuni cantieri cittadini; i secondi apasionados, invece, reclamano il merito di averli portati a compimento. Una querelle infinita tutta focalizzata su nastrini e su quell'attrezzo improprio, le forbici, oggetto erotico del desiderio, bramato e preteso da ogni amministrazione che si rispetti.
Affinchè il lieto evento possa restare impresso nella memoria storica collettiva, al taglio del nastro si associano riprese televisive e foto ricordo che osservano una rigida gerarchia nella scena: al centro il politico più rappresentativo, alla sua sinistra un religioso (solitamente di fede cattolica), a seguire verso l'esterno, assessori, consiglieri, ufficio stampa, assistenti (portaborse) e portavoce; tallonano alle spalle consiglieri d'opposizione, qualche alto grado militare, infine il popolo sovrano.
Comunque la pensiate, consentitemi di solidarizzare con la contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare (Il secondo tragico Fantozzi, 1976), nella mitica scena del varo della turbonave aziendale, capolavoro cinematografico:
«Capovaro, posso andare?».
«Vadi Contessa, vadi!».
Simile all'atletica, una categoria mista paragonabile alla staffetta o al salto agli ostacoli, identica ad una corsa a cronometro. Stiamo parlando della consuetudine sportiva molto diffusa ed ambíta del "taglio del nastro".
Questa disciplina è praticata anche su Andriaspia tra i fedelissimi supporter di nuove o vecchie amministrazioni, le quali da anni, ormai, si contendono il pomo della discordia. Ad intervalli ciclici, infatti, gli iscritti intervengono su diatribe immutabili ed insanabili: i primi desaparecidos rivendicano idee e progettualità di alcuni cantieri cittadini; i secondi apasionados, invece, reclamano il merito di averli portati a compimento. Una querelle infinita tutta focalizzata su nastrini e su quell'attrezzo improprio, le forbici, oggetto erotico del desiderio, bramato e preteso da ogni amministrazione che si rispetti.
Affinchè il lieto evento possa restare impresso nella memoria storica collettiva, al taglio del nastro si associano riprese televisive e foto ricordo che osservano una rigida gerarchia nella scena: al centro il politico più rappresentativo, alla sua sinistra un religioso (solitamente di fede cattolica), a seguire verso l'esterno, assessori, consiglieri, ufficio stampa, assistenti (portaborse) e portavoce; tallonano alle spalle consiglieri d'opposizione, qualche alto grado militare, infine il popolo sovrano.
Comunque la pensiate, consentitemi di solidarizzare con la contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare (Il secondo tragico Fantozzi, 1976), nella mitica scena del varo della turbonave aziendale, capolavoro cinematografico:
«Capovaro, posso andare?».
«Vadi Contessa, vadi!».