Non perdiamoci di vista
Illusioni ottiche: com’è che si genera l’inganno
Le illusioni ottiche riescono a trarre in inganno l’apparato visivo a “causa” del cervello
giovedì 24 gennaio 2019
11.51
In molti ricorderanno che qualche anno fa i social erano stati invasi dalla foto di un vestito e da un quesito ad esso legato, (vedi immagine allegata) e il web si interrogava sul colore di questo vestito: alcuni lo vedevano blu e nero ed altri bianco e oro… questa differenza percettiva era frutto di un illusione ottica dovuta al fenomeno della "coerenza del colore". L'illusione ottica è una qualsiasi illusione che inganna l'apparato visivo umano, facendogli percepire qualcosa che non è reale e presente o facendogli riconoscere in modo scorretto qualcosa che nella realtà si presenta diversamente.
Come abbiamo detto diverse volte negli scorsi post, la visione è il senso più espanso: gran parte del cervello è dedita al riconoscimento e alla decodificazione degli stimoli visivi, una vasta area della corteccia occipitale li decodifica in base a principi diversi. Gli stimoli che provengono dalle retine dei due occhi, dove sono situati i fotorecettori (coni e bastoncelli deputati rispettivamente alla visione diurna e notturna), vengono inizialmente decodificati dal talamo, nelle profondità del cervello, e poi inviati alla corteccia visiva primaria.
L'immagine del mondo circostante che arriva al cervello dipende perciò esclusivamente dagli occhi: ci sono però molti passaggi tra la trasformazione dell'energia luminosa in impulsi elettrici, che avviene nell'occhio, e l'attività neurale che corrisponde a una percezione cosciente del mondo. In altre parole la nostra percezione corrisponde a un tentativo di interpretazione fatto dal cervello, non necessariamente a come sono le cose realmente. I processi della visione e di quello che poi effettivamente percepisce il cervello sono molto complessi, infatti non è detto che un soggetto con i due occhi sani abbia una visone perfetta.
Per poter spiegare precisamente cosa accade dallo stimolo luminoso all'immagine elaborata dal cervello, dovremmo interpellare la psicofisica della visione che è una scienza che studia le relazioni tra stimolo fisico oggettivo e risposta sensoriale soggettiva. L'optometria, invece, valuta la funzionalità del sistema visivo attraverso tecniche di psicofisica.
Tornando alle illusioni ottiche, possiamo identificare tre tipi di meccanismi che vanno a ingannare la percezione:
ottiche, quando sono causate da fenomeni puramente ottici e pertanto non dipendenti dalla fisiologia umana;
percettive, in quanto generate dalla fisiologia dell'occhio (per esempio le immagini postume che si possono vedere chiudendo gli occhi dopo avere fissato un'immagine molto contrastata e luminosa);
cognitive, dovute all'interpretazione che il cervello dà delle immagini.
Oltre a questa classificazione possiamo identificarne tantissime altre nelle immagini a fondo pagina: illusioni geometriche (stanza di Ames o il muro del caffè), illusioni prospettiche, di colore e contrasto (scacchiera di Adelson), di completamento (triangolo di Kanizsa).
Una delle illusioni più semplici da spiegare è l'illusione di Ebbinghaus, i cerchi arancioni al centro dei due "fiori" hanno esattamente le stesse dimensioni. A causa di questa illusione il cerchio arancione a destra (circondato da cerchi più piccoli) appare più grande di quello posto a sinistra (circondato dai cerchi più grandi), l'inganno di questa illusione si basa sulla percezione relativa delle dimensioni; quindi grazie a segnali visivi che circondano i cerchi arancioni, il nostro cervello percepisce erroneamente il cerchio arancione a destra più grande.
Ciò che il nostro occhio vede è diverso da ciò che la nostra mente percepisce.
Come abbiamo detto diverse volte negli scorsi post, la visione è il senso più espanso: gran parte del cervello è dedita al riconoscimento e alla decodificazione degli stimoli visivi, una vasta area della corteccia occipitale li decodifica in base a principi diversi. Gli stimoli che provengono dalle retine dei due occhi, dove sono situati i fotorecettori (coni e bastoncelli deputati rispettivamente alla visione diurna e notturna), vengono inizialmente decodificati dal talamo, nelle profondità del cervello, e poi inviati alla corteccia visiva primaria.
L'immagine del mondo circostante che arriva al cervello dipende perciò esclusivamente dagli occhi: ci sono però molti passaggi tra la trasformazione dell'energia luminosa in impulsi elettrici, che avviene nell'occhio, e l'attività neurale che corrisponde a una percezione cosciente del mondo. In altre parole la nostra percezione corrisponde a un tentativo di interpretazione fatto dal cervello, non necessariamente a come sono le cose realmente. I processi della visione e di quello che poi effettivamente percepisce il cervello sono molto complessi, infatti non è detto che un soggetto con i due occhi sani abbia una visone perfetta.
Per poter spiegare precisamente cosa accade dallo stimolo luminoso all'immagine elaborata dal cervello, dovremmo interpellare la psicofisica della visione che è una scienza che studia le relazioni tra stimolo fisico oggettivo e risposta sensoriale soggettiva. L'optometria, invece, valuta la funzionalità del sistema visivo attraverso tecniche di psicofisica.
Tornando alle illusioni ottiche, possiamo identificare tre tipi di meccanismi che vanno a ingannare la percezione:
ottiche, quando sono causate da fenomeni puramente ottici e pertanto non dipendenti dalla fisiologia umana;
percettive, in quanto generate dalla fisiologia dell'occhio (per esempio le immagini postume che si possono vedere chiudendo gli occhi dopo avere fissato un'immagine molto contrastata e luminosa);
cognitive, dovute all'interpretazione che il cervello dà delle immagini.
Oltre a questa classificazione possiamo identificarne tantissime altre nelle immagini a fondo pagina: illusioni geometriche (stanza di Ames o il muro del caffè), illusioni prospettiche, di colore e contrasto (scacchiera di Adelson), di completamento (triangolo di Kanizsa).
Una delle illusioni più semplici da spiegare è l'illusione di Ebbinghaus, i cerchi arancioni al centro dei due "fiori" hanno esattamente le stesse dimensioni. A causa di questa illusione il cerchio arancione a destra (circondato da cerchi più piccoli) appare più grande di quello posto a sinistra (circondato dai cerchi più grandi), l'inganno di questa illusione si basa sulla percezione relativa delle dimensioni; quindi grazie a segnali visivi che circondano i cerchi arancioni, il nostro cervello percepisce erroneamente il cerchio arancione a destra più grande.
Ciò che il nostro occhio vede è diverso da ciò che la nostra mente percepisce.