Cheratocono: scoperta tutta italiana per fermare l’avanzamento. <span>Foto Riccardo Di Pietro</span>
Cheratocono: scoperta tutta italiana per fermare l’avanzamento. Foto Riccardo Di Pietro
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Cheratocono: scoperta tutta italiana per fermare l’avanzamento

Colpisce una persona su 500, con un’incidenza maggiore tra giovani adulti

Qualche tempo fa avevamo già trattato questo argomento, per spiegare che cos'è il cheratocono e come si tratta; oggi torniamo a parlarne perché nuovi studi scientifici condotti in Italia stanno cercando di adottare e testare nuove tecniche per arrestare l'avanzamento di questa patologia.

Il cheratocono è una patologia oculare, che colpisce la cornea (la cornea è la membrana trasparente che costituisce la porzione anteriore della tonaca fibrosa del bulbo oculare) procurandone uno sfiancamento e quindi una protuberanza, dal termine greco "keratokonus" che significa "cornea conica", è un'affezione degenerativa che provoca gradualmente l'assottigliamento dell'apice corneale. Il cheratocono colpisce una persona su 2000; la patologia è più frequente (fino a due volte) nel sesso femminile e si presenta generalmente tra i 15 e i 45 anni quando blocca o rallenta il decorso; è generalmente bilaterale e raramente colpisce solo un occhio.

Colpisce una persona su 500, in modo più o meno grave, con un'incidenza maggiore tra giovani, adolescenti e bambini. Se non diagnosticata tempestivamente o non trattata in modo corretto, può portare al trapianto di cornea.

«L'impatto sociale di questa malattia è notevole, in quanto colpisce persone in giovane età con una lunga prospettiva di vita. Il cheratocono riduce notevolmente la qualità della vita e ha un effetto psicologico pessimo sul paziente, che si vede affetto da una malattia che non guarisce, ma che può solo peggiorare. I soggetti affetti da questa patologia, in base allo stadio e al grado di intensità, non sempre accusano fin da subito sintomi che riconducano alla presenza del cheratocono; si evidenzia la visione periferica non definita e talvolta sfocata, paragonabile all'effetto causato dagli errori refrattivi più comuni, in realtà diventerà poi un astigmatismo irregolare con aberrazioni che si traducono in immagini sfuocate e distorte. La diagnosi può essere intuita durante screening di base se vengono evidenziati miopia e/o astigmatismi insorti improvvisamente. Questa patologia può provocare episodi di distorsione della visione ed è spesso accompagnata da una maggiore sensibilità alla luce di forte intensità e occasionalmente si può avvertire secchezza oculare e/o prurito.

La tecnica che stanno sperimentando attualmente è un'evoluzione di un protocollo già esistente, si può dire la terza generazione di una metodica inventata in Germania dieci anni fa, che va a migliorarlo ulteriormente e a risolvere alcuni criticità: Si unisce la sicurezza della tecnica trans epiteliale, cioè priva di rischi infettivi e dolore post operatorio, all'efficacia della tecnica con asportazione dell'epitelio corneale, che dava un maggiore assorbimento del farmaco, grazie alla messa a punto di una tecnica di trasporto del farmaco all'interno delle strutture oculari veicolata da una corrente elettrica a basso voltaggio: la iontoforesi. Consiste nell'installazione sulla cornea di una sostanza, la riboflavina o vitamina B2, che è trasportata all'interno del tessuto corneale tramite una corrente a basso voltaggio per 5 minuti. La novità consiste proprio nell'utilizzo della corrente elettrica, per la prima volta in un intervento medico, che permette di ottenere concentrazioni del farmaco molto elevate all'interno della cornea.
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