Non perdiamoci di vista
Cheratocono: scoperta tutta italiana per fermare l’avanzamento
Colpisce una persona su 500, con un’incidenza maggiore tra giovani adulti
giovedì 5 settembre 2019
13.21
Qualche tempo fa avevamo già trattato questo argomento, per spiegare che cos'è il cheratocono e come si tratta; oggi torniamo a parlarne perché nuovi studi scientifici condotti in Italia stanno cercando di adottare e testare nuove tecniche per arrestare l'avanzamento di questa patologia.
Il cheratocono è una patologia oculare, che colpisce la cornea (la cornea è la membrana trasparente che costituisce la porzione anteriore della tonaca fibrosa del bulbo oculare) procurandone uno sfiancamento e quindi una protuberanza, dal termine greco "keratokonus" che significa "cornea conica", è un'affezione degenerativa che provoca gradualmente l'assottigliamento dell'apice corneale. Il cheratocono colpisce una persona su 2000; la patologia è più frequente (fino a due volte) nel sesso femminile e si presenta generalmente tra i 15 e i 45 anni quando blocca o rallenta il decorso; è generalmente bilaterale e raramente colpisce solo un occhio.
Colpisce una persona su 500, in modo più o meno grave, con un'incidenza maggiore tra giovani, adolescenti e bambini. Se non diagnosticata tempestivamente o non trattata in modo corretto, può portare al trapianto di cornea.
«L'impatto sociale di questa malattia è notevole, in quanto colpisce persone in giovane età con una lunga prospettiva di vita. Il cheratocono riduce notevolmente la qualità della vita e ha un effetto psicologico pessimo sul paziente, che si vede affetto da una malattia che non guarisce, ma che può solo peggiorare. I soggetti affetti da questa patologia, in base allo stadio e al grado di intensità, non sempre accusano fin da subito sintomi che riconducano alla presenza del cheratocono; si evidenzia la visione periferica non definita e talvolta sfocata, paragonabile all'effetto causato dagli errori refrattivi più comuni, in realtà diventerà poi un astigmatismo irregolare con aberrazioni che si traducono in immagini sfuocate e distorte. La diagnosi può essere intuita durante screening di base se vengono evidenziati miopia e/o astigmatismi insorti improvvisamente. Questa patologia può provocare episodi di distorsione della visione ed è spesso accompagnata da una maggiore sensibilità alla luce di forte intensità e occasionalmente si può avvertire secchezza oculare e/o prurito.
La tecnica che stanno sperimentando attualmente è un'evoluzione di un protocollo già esistente, si può dire la terza generazione di una metodica inventata in Germania dieci anni fa, che va a migliorarlo ulteriormente e a risolvere alcuni criticità: Si unisce la sicurezza della tecnica trans epiteliale, cioè priva di rischi infettivi e dolore post operatorio, all'efficacia della tecnica con asportazione dell'epitelio corneale, che dava un maggiore assorbimento del farmaco, grazie alla messa a punto di una tecnica di trasporto del farmaco all'interno delle strutture oculari veicolata da una corrente elettrica a basso voltaggio: la iontoforesi. Consiste nell'installazione sulla cornea di una sostanza, la riboflavina o vitamina B2, che è trasportata all'interno del tessuto corneale tramite una corrente a basso voltaggio per 5 minuti. La novità consiste proprio nell'utilizzo della corrente elettrica, per la prima volta in un intervento medico, che permette di ottenere concentrazioni del farmaco molto elevate all'interno della cornea.
Il cheratocono è una patologia oculare, che colpisce la cornea (la cornea è la membrana trasparente che costituisce la porzione anteriore della tonaca fibrosa del bulbo oculare) procurandone uno sfiancamento e quindi una protuberanza, dal termine greco "keratokonus" che significa "cornea conica", è un'affezione degenerativa che provoca gradualmente l'assottigliamento dell'apice corneale. Il cheratocono colpisce una persona su 2000; la patologia è più frequente (fino a due volte) nel sesso femminile e si presenta generalmente tra i 15 e i 45 anni quando blocca o rallenta il decorso; è generalmente bilaterale e raramente colpisce solo un occhio.
Colpisce una persona su 500, in modo più o meno grave, con un'incidenza maggiore tra giovani, adolescenti e bambini. Se non diagnosticata tempestivamente o non trattata in modo corretto, può portare al trapianto di cornea.
«L'impatto sociale di questa malattia è notevole, in quanto colpisce persone in giovane età con una lunga prospettiva di vita. Il cheratocono riduce notevolmente la qualità della vita e ha un effetto psicologico pessimo sul paziente, che si vede affetto da una malattia che non guarisce, ma che può solo peggiorare. I soggetti affetti da questa patologia, in base allo stadio e al grado di intensità, non sempre accusano fin da subito sintomi che riconducano alla presenza del cheratocono; si evidenzia la visione periferica non definita e talvolta sfocata, paragonabile all'effetto causato dagli errori refrattivi più comuni, in realtà diventerà poi un astigmatismo irregolare con aberrazioni che si traducono in immagini sfuocate e distorte. La diagnosi può essere intuita durante screening di base se vengono evidenziati miopia e/o astigmatismi insorti improvvisamente. Questa patologia può provocare episodi di distorsione della visione ed è spesso accompagnata da una maggiore sensibilità alla luce di forte intensità e occasionalmente si può avvertire secchezza oculare e/o prurito.
La tecnica che stanno sperimentando attualmente è un'evoluzione di un protocollo già esistente, si può dire la terza generazione di una metodica inventata in Germania dieci anni fa, che va a migliorarlo ulteriormente e a risolvere alcuni criticità: Si unisce la sicurezza della tecnica trans epiteliale, cioè priva di rischi infettivi e dolore post operatorio, all'efficacia della tecnica con asportazione dell'epitelio corneale, che dava un maggiore assorbimento del farmaco, grazie alla messa a punto di una tecnica di trasporto del farmaco all'interno delle strutture oculari veicolata da una corrente elettrica a basso voltaggio: la iontoforesi. Consiste nell'installazione sulla cornea di una sostanza, la riboflavina o vitamina B2, che è trasportata all'interno del tessuto corneale tramite una corrente a basso voltaggio per 5 minuti. La novità consiste proprio nell'utilizzo della corrente elettrica, per la prima volta in un intervento medico, che permette di ottenere concentrazioni del farmaco molto elevate all'interno della cornea.