ManzoniViva
Street art e graffiti, una moda sempre più diffusa
La Città di Andria tappezzata da “tag”, l’intervista ad un anonimo graffitaro
mercoledì 10 giugno 2015
8.54
Il graffitismo è considerata un'arte di strada. Nato in America alla fine degli anni 60', in voga tra gli adolescenti di tutto il mondo, ha scatenato la ribellione di tutti coloro che non la considerano una forma d'arte, ma un semplice atto di vandalismo . Di solito i graffitisti tendono ad esprimersi in luoghi dedicati chiamati "Hall of fame", spazi a loro disposizione dove dipingere è assolutamente legale. Il fenomeno è dilagato anche nella Città di Andria che, tuttavia, è stata completamente tappezzata dai cosiddetti "Tag", ovvero "sigle con le quali si identificano i diversi graffitari".
«All'età di 13 anni ho iniziato a fare graffiti di mia spontanea volontà – ci dice un writer anonimo ma intervistato in esclusiva - ma anche se sono stato scoperto varie volte ho continuato ad inseguire la mia passione, nata soprattutto dalla bravura nel disegno. Secondo me il graffitismo non è una forma di vandalismo come pensano gli adulti perché per me significa esprimere sentimenti interiori e privati. Il graffito serve a far capire che ognuno è libero di fare ciò che vuole. Sono convinto che sia giusto tappezzare la città di graffiti, anche se ritengo necessario rispettare i luoghi pubblici». L'anonimo graffitaro ha una parola importante anche per i suoi genitori dice: «la mia famiglia è all'oscuro di tutto ciò, perché temo che loro non mi permettano più di inseguire questa mia passione».
Articolo di Nicole Tattolo e Marica Lorusso
«All'età di 13 anni ho iniziato a fare graffiti di mia spontanea volontà – ci dice un writer anonimo ma intervistato in esclusiva - ma anche se sono stato scoperto varie volte ho continuato ad inseguire la mia passione, nata soprattutto dalla bravura nel disegno. Secondo me il graffitismo non è una forma di vandalismo come pensano gli adulti perché per me significa esprimere sentimenti interiori e privati. Il graffito serve a far capire che ognuno è libero di fare ciò che vuole. Sono convinto che sia giusto tappezzare la città di graffiti, anche se ritengo necessario rispettare i luoghi pubblici». L'anonimo graffitaro ha una parola importante anche per i suoi genitori dice: «la mia famiglia è all'oscuro di tutto ciò, perché temo che loro non mi permettano più di inseguire questa mia passione».
Articolo di Nicole Tattolo e Marica Lorusso