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«La mia città, come la fenice, risorge sempre dalle sue ceneri»
Intervento di Vincenzo Santovito, Libera associazione civica, dedicato ad Andria
domenica 11 settembre 2016
6.30
Omphalos era un bianco cumulo di cenere ammucchiato sulla brace viva. Era il sistema più facile per tenere acceso il fuoco senza fumo. I sacrifici non devono restare sterili e attribuire in nefasti eventi ai fiumi e ai venti. Non bisogna dare sempre colpa alle nubi nere se il sole si scurisce. La tua volontà non avrà mai fine. Continuamente riempi gli spazi a nuova vita, ai doni infiniti che scendono dalle tue grandi mani e copri le pene e patemi lasciati da chi ti ha preceduta ma non ha saputo alleviare.
Il tuo cuore è sempre pieno di orgoglio e il tuo volto fisso nel tempo non lasci traspirare dai tuoi occhi stille di lacrime. Sei un piccolo volatile con grandi ali. Vorresti volare sopra la tua città con dolcissima armonia ma gli obbrobri e le ferite che hai ereditato ti impediscono di volare come un uccello felice. Tantissime sono le sofferenze e nel tuo silente occulto dolore nessuno trova mai tempo e cure mediche per curare le tue piaghe e spasmi coralli. Semmai ci fosse una dolcissima musica per rimediare a tantissimi patemi io la suonerei e liberare il tuo cuore dalle reti che ti impediscono di respirare. Se la vita può conservare il tuo bell'aspetto cercherò, da vivente, di accarezzarti sempre e nella luce della ragione cercherò sempre di scacciare ogni malvagità dai nostri cuori da chi non prova amore per te.
Tantissime opere si possono portare a termine e altrettante si possono compiere ma tu sei stata vittima di quelli che hanno portato pene e sofferenze sconfinate di dolori. E' tempo di sedersi, fermarsi e rimanere tranquilli. Con silenziosa calma cantiamo l'inno all'amatissima città ed entriamo nella grande festa che il tempo ci attende.Non aspettiamo che il bianco cumulo di cenere tenga viva la brace coperta. Accendiamolo noi il fuoco della speranza di vita che ci attende. Non dobbiamo essere e rimanere sterili e non attribuire i nefasti eventi ai fiumi e ai venti nella loro ira tempestiale.
Dio non può scendere dall'alto e criticare il ritardo con cui la provvidenza viene attuata per volontà di chi tanto disordine e dolori hanno seminato e pregare la pace. A te, mia cara città, manca Pandora, dea della bontà con le sue anime alate. Ti è stato tolto quel ramo verde del supplice e non essere difesa da nessuno in quanto ritenuta vittima di una ingiustizia. Anche di questa sei stata spogliata. Quando si vede a cosa abbiamo ridotto il potere esecutivo, la pretesa democrazia viene voglia di tornare ai tempi in cui i ministri erano davvero i ministri del Re, da lui scelti, premiati e castigati e davvero responsabili.
I ministri, politici e amministratori così come sono oggi meritano soltanto dai fortunati liberi uno scapaccione di spregio e un sospiro di sincera pietà. I politici sono dei valentuomini. Sono coloro che sanno imitare benissimo le cose naturali altrui. Cara, amata mia città, non c'è bisogno che altri ti invitino ad alzarti. Tu sei abbastanza forte da rialzarti da sola e risorgere dalle tue ceneri.
Vincenzo Santovito,
presidente di Libera Associazione Civica andriese
Il tuo cuore è sempre pieno di orgoglio e il tuo volto fisso nel tempo non lasci traspirare dai tuoi occhi stille di lacrime. Sei un piccolo volatile con grandi ali. Vorresti volare sopra la tua città con dolcissima armonia ma gli obbrobri e le ferite che hai ereditato ti impediscono di volare come un uccello felice. Tantissime sono le sofferenze e nel tuo silente occulto dolore nessuno trova mai tempo e cure mediche per curare le tue piaghe e spasmi coralli. Semmai ci fosse una dolcissima musica per rimediare a tantissimi patemi io la suonerei e liberare il tuo cuore dalle reti che ti impediscono di respirare. Se la vita può conservare il tuo bell'aspetto cercherò, da vivente, di accarezzarti sempre e nella luce della ragione cercherò sempre di scacciare ogni malvagità dai nostri cuori da chi non prova amore per te.
Tantissime opere si possono portare a termine e altrettante si possono compiere ma tu sei stata vittima di quelli che hanno portato pene e sofferenze sconfinate di dolori. E' tempo di sedersi, fermarsi e rimanere tranquilli. Con silenziosa calma cantiamo l'inno all'amatissima città ed entriamo nella grande festa che il tempo ci attende.Non aspettiamo che il bianco cumulo di cenere tenga viva la brace coperta. Accendiamolo noi il fuoco della speranza di vita che ci attende. Non dobbiamo essere e rimanere sterili e non attribuire i nefasti eventi ai fiumi e ai venti nella loro ira tempestiale.
Dio non può scendere dall'alto e criticare il ritardo con cui la provvidenza viene attuata per volontà di chi tanto disordine e dolori hanno seminato e pregare la pace. A te, mia cara città, manca Pandora, dea della bontà con le sue anime alate. Ti è stato tolto quel ramo verde del supplice e non essere difesa da nessuno in quanto ritenuta vittima di una ingiustizia. Anche di questa sei stata spogliata. Quando si vede a cosa abbiamo ridotto il potere esecutivo, la pretesa democrazia viene voglia di tornare ai tempi in cui i ministri erano davvero i ministri del Re, da lui scelti, premiati e castigati e davvero responsabili.
I ministri, politici e amministratori così come sono oggi meritano soltanto dai fortunati liberi uno scapaccione di spregio e un sospiro di sincera pietà. I politici sono dei valentuomini. Sono coloro che sanno imitare benissimo le cose naturali altrui. Cara, amata mia città, non c'è bisogno che altri ti invitino ad alzarti. Tu sei abbastanza forte da rialzarti da sola e risorgere dalle tue ceneri.
Vincenzo Santovito,
presidente di Libera Associazione Civica andriese