Food Reporter
Servizio di refezione scolastica: obiettivi, regole e controlli dei genitori
I compiti della Commissione mensa
mercoledì 23 marzo 2016
8.53
La gestione diretta di una mensa collettiva nelle sue molteplici realtà (scuole, case di riposo e di accoglienza, convitti universitari), comporta una grande responsabilità. Richiede, infatti, la garanzia di erogare agli utenti finali dei pasti ineccepibili sotto il profilo igienico-nutrizionale ed il rispetto della ricca e complessa serie di prescrizioni comunitarie e nazionali che disciplinano la produzione alimentare.
La ristorazione scolastica, in particolare, rappresenta un settore della ristorazione collettiva in cui si concentrano anche peculiari valenze di tipo preventivo, nutrizionale ed educativo: non deve essere vista esclusivamente come semplice soddisfacimento dei fabbisogni nutrizionali - produrre e distribuire pasti nel rispetto delle indicazioni dei LARN (Livelli di Assunzione giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana) - ma deve essere considerata un importante e continuo momento di educazione e di promozione della salute diretto ai bambini, che coinvolge anche docenti e genitori. Vi è infatti l'esigenza di facilitare, sin dall'infanzia, l'adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie cronico-degenerative (diabete, malattie cardiovascolari, obesità, osteoporosi, ecc.) di cui l'alimentazione scorretta è uno dei principali fattori di rischio.
Come è noto, l'obiettivo di favorire nella popolazione corretti stili di vita è prioritario a livello internazionale e l'accesso e la pratica di una sana e corretta alimentazione è uno dei diritti fondamentali per il raggiungimento del migliore stato di salute ottenibile, in particolare nei primi anni di vita. Nella "Convenzione dei diritti dell'infanzia", adottata dall'ONU nel 1989, è sancito infatti il diritto dei bambini ad avere un'alimentazione sana ed adeguata al raggiungimento del massimo della salute ottenibile e nella revisione della "European Social Charter" del 1996 si afferma che «ogni individuo ha il diritto di beneficiare di qualunque misura che possa renderlo in grado di raggiungere il miglior livello di salute ottenibile».
Negli anni molteplici sono stati gli interventi messi in campo dagli Stati per promuovere l'elaborazione e l'attuazione di politiche favorevoli alla salute in diversi ambiti, quali alimentazione, ambiente, commercio, educazione, industria, lavoro e trasporti.
È a scuola che gran parte dei bambini mangiano quasi la metà del cibo che dovrebbe servire a farli crescere bene. In Italia vengono preparati e serviti nelle mense 1 milione e 230 mila pasti ogni giorno. Un business che fattura 1,25 miliardi ma che spreca 27 milioni. Dall'indagine condotta da Oricon (Osservatorio sulla Ristorazione Collettiva e Nutrizione) risulta che il 12,6% di un pasto cucinato per ciascun alunno rimane ogni giorno nel piatto, l'equivalente di 0,18 centesimi per pasto (a fronte di un prezzo medio di un pasto pari a 4,6 euro). E' naturale chiedersi perché così tanto cibo rimane nei piatti dei bambini. Come mai nelle scuole i ragazzi mangiano così poco?
Quello delle mense scolastiche è indubbiamente un argomento "caldo" per molti genitori che si trovano spesso a doversi lamentare della scarsa qualità dei cibi offerti ai loro bambini, nonostante le rette a volte non proprio "popolari", mentre le cronache recenti raccontano di una serie di difformità nel servizio ed episodi raccapriccianti, che, in alcuni casi, rischiano di mettere in pericolo la salute dei bambini: cibo di scarsa qualità, talvolta scongelato e ricongelato, temperature non conformi, imballaggi ed etichettature irregolari, ritardi nel servizio, portate mancanti, alimenti scaduti o avariati, inosservanza delle norme igienico-sanitarie. Dal catalogo degli orrori che finiscono nel patto, basti citare il dente umano nella scuola di Tigli di Casalnuovo e la carne rosicchiata dai topi nella scuola "De Amicis" di Camposano.
La gestione del servizio di refezione scolastica è affidata dai comuni alle aziende di ristorazione, che si occupano di preparare, trasportare e distribuire i piatti rispettando le direttive che vengono dalle regioni e dal ministero della Salute. Quest'ultimo ha pubblicato un documento che fissa degli standard minimi perché un piatto possa essere portato in tavola, specificando anche quante volte in una settimana i bambini devono mangiare i diversi tipi di alimenti, e disegna un quadro preciso di ruoli e responsabilità dei soggetti coinvolti quali sono l'ente committente (Comune o scuola paritaria), il gestore del servizio di ristorazione, l'Azienda Sanitaria Locale, l'utenza (bambini e loro familiari), e le istituzioni scolastiche.
Tratteggia anche la figura della Commissione mensa scolastica, organo di rappresentanza composto da genitori e docenti che riveste un ruolo di collegamento tra l'utenza, il Comune/scuola paritaria e la ASL, facendosi carico di riportare i suggerimenti ed i reclami che pervengono dall'utenza stessa. Ha il compito di controllare che vengano rispettate tutte le clausole contrattuali riferite al servizio e che sia correttamente applicata la normativa igienico-sanitaria. Osserva e misura, inoltre, il grado di soddisfazione dei bambini, valutando se il servizio risponde alle loro esigenze sia dal punto di vista nutrizionale sia da quello educativo, anche attraverso schede di valutazione, opportunamente predisposte.
Operatività e funzionalità della commissione mensa sono definite da un regolamento locale, redatto dal Comune, che ne fissa le linee di intervento e definisca i rapporti tra la Commissione stessa e gli enti istituzionali. Benché non sia istituita in tutte le realtà, non pare affatto una figura marginale considerando che il ministero ne auspica persino l'evoluzione quale interlocutore/partner nei diversi progetti/iniziative di educazione alimentare nella scuola, mirando alla responsabilizzazione dei suoi componenti ai fini della promozione di sane scelte alimentari fra tutti i genitori afferenti alla scuola.
Lo sanno bene i genitori delle scuole materne ed elementari di Genova che si sono organizzati, in rete, e si sono fatti promotori di una serie di iniziative virtuose, aprendo anche un nuovo, utile spazio di comunicazione su facebook: Rete Commissioni Mensa Genova.
La ristorazione scolastica, in particolare, rappresenta un settore della ristorazione collettiva in cui si concentrano anche peculiari valenze di tipo preventivo, nutrizionale ed educativo: non deve essere vista esclusivamente come semplice soddisfacimento dei fabbisogni nutrizionali - produrre e distribuire pasti nel rispetto delle indicazioni dei LARN (Livelli di Assunzione giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana) - ma deve essere considerata un importante e continuo momento di educazione e di promozione della salute diretto ai bambini, che coinvolge anche docenti e genitori. Vi è infatti l'esigenza di facilitare, sin dall'infanzia, l'adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie cronico-degenerative (diabete, malattie cardiovascolari, obesità, osteoporosi, ecc.) di cui l'alimentazione scorretta è uno dei principali fattori di rischio.
Come è noto, l'obiettivo di favorire nella popolazione corretti stili di vita è prioritario a livello internazionale e l'accesso e la pratica di una sana e corretta alimentazione è uno dei diritti fondamentali per il raggiungimento del migliore stato di salute ottenibile, in particolare nei primi anni di vita. Nella "Convenzione dei diritti dell'infanzia", adottata dall'ONU nel 1989, è sancito infatti il diritto dei bambini ad avere un'alimentazione sana ed adeguata al raggiungimento del massimo della salute ottenibile e nella revisione della "European Social Charter" del 1996 si afferma che «ogni individuo ha il diritto di beneficiare di qualunque misura che possa renderlo in grado di raggiungere il miglior livello di salute ottenibile».
Negli anni molteplici sono stati gli interventi messi in campo dagli Stati per promuovere l'elaborazione e l'attuazione di politiche favorevoli alla salute in diversi ambiti, quali alimentazione, ambiente, commercio, educazione, industria, lavoro e trasporti.
È a scuola che gran parte dei bambini mangiano quasi la metà del cibo che dovrebbe servire a farli crescere bene. In Italia vengono preparati e serviti nelle mense 1 milione e 230 mila pasti ogni giorno. Un business che fattura 1,25 miliardi ma che spreca 27 milioni. Dall'indagine condotta da Oricon (Osservatorio sulla Ristorazione Collettiva e Nutrizione) risulta che il 12,6% di un pasto cucinato per ciascun alunno rimane ogni giorno nel piatto, l'equivalente di 0,18 centesimi per pasto (a fronte di un prezzo medio di un pasto pari a 4,6 euro). E' naturale chiedersi perché così tanto cibo rimane nei piatti dei bambini. Come mai nelle scuole i ragazzi mangiano così poco?
Quello delle mense scolastiche è indubbiamente un argomento "caldo" per molti genitori che si trovano spesso a doversi lamentare della scarsa qualità dei cibi offerti ai loro bambini, nonostante le rette a volte non proprio "popolari", mentre le cronache recenti raccontano di una serie di difformità nel servizio ed episodi raccapriccianti, che, in alcuni casi, rischiano di mettere in pericolo la salute dei bambini: cibo di scarsa qualità, talvolta scongelato e ricongelato, temperature non conformi, imballaggi ed etichettature irregolari, ritardi nel servizio, portate mancanti, alimenti scaduti o avariati, inosservanza delle norme igienico-sanitarie. Dal catalogo degli orrori che finiscono nel patto, basti citare il dente umano nella scuola di Tigli di Casalnuovo e la carne rosicchiata dai topi nella scuola "De Amicis" di Camposano.
La gestione del servizio di refezione scolastica è affidata dai comuni alle aziende di ristorazione, che si occupano di preparare, trasportare e distribuire i piatti rispettando le direttive che vengono dalle regioni e dal ministero della Salute. Quest'ultimo ha pubblicato un documento che fissa degli standard minimi perché un piatto possa essere portato in tavola, specificando anche quante volte in una settimana i bambini devono mangiare i diversi tipi di alimenti, e disegna un quadro preciso di ruoli e responsabilità dei soggetti coinvolti quali sono l'ente committente (Comune o scuola paritaria), il gestore del servizio di ristorazione, l'Azienda Sanitaria Locale, l'utenza (bambini e loro familiari), e le istituzioni scolastiche.
Tratteggia anche la figura della Commissione mensa scolastica, organo di rappresentanza composto da genitori e docenti che riveste un ruolo di collegamento tra l'utenza, il Comune/scuola paritaria e la ASL, facendosi carico di riportare i suggerimenti ed i reclami che pervengono dall'utenza stessa. Ha il compito di controllare che vengano rispettate tutte le clausole contrattuali riferite al servizio e che sia correttamente applicata la normativa igienico-sanitaria. Osserva e misura, inoltre, il grado di soddisfazione dei bambini, valutando se il servizio risponde alle loro esigenze sia dal punto di vista nutrizionale sia da quello educativo, anche attraverso schede di valutazione, opportunamente predisposte.
Operatività e funzionalità della commissione mensa sono definite da un regolamento locale, redatto dal Comune, che ne fissa le linee di intervento e definisca i rapporti tra la Commissione stessa e gli enti istituzionali. Benché non sia istituita in tutte le realtà, non pare affatto una figura marginale considerando che il ministero ne auspica persino l'evoluzione quale interlocutore/partner nei diversi progetti/iniziative di educazione alimentare nella scuola, mirando alla responsabilizzazione dei suoi componenti ai fini della promozione di sane scelte alimentari fra tutti i genitori afferenti alla scuola.
Lo sanno bene i genitori delle scuole materne ed elementari di Genova che si sono organizzati, in rete, e si sono fatti promotori di una serie di iniziative virtuose, aprendo anche un nuovo, utile spazio di comunicazione su facebook: Rete Commissioni Mensa Genova.