Food Reporter
Made in Italy alimentare e contrasto all'Italian Sounding
Un logo che qualifica l'identità italiana
mercoledì 20 gennaio 2016
11.37
All'estero ci è capitato spesso di leggere nei menù dei ristoranti, indicati tra i piatti tipici della tradizione italiana, specialità che di italiano hanno a malapena il nome. Tra i più gettonati gli spaghetti with meatballs - di cui tutti ricordano la versione cinematografica nel cartone Lilli e il Vagabondo - che secondo l'immaginario collettivo sono un "classicone" nostrano, al pari dei diffusissimi spaghetti bolognesi - anche se a Bologna si stanno ancora domandando chi li abbia inventati. E passi anche la pizza con i condimenti più assurdi, il pesto stemperato con la panna e il piatto di linguine allo scoglio spolverato con il parmigiano. Fintanto che ci si limita ad adattare una ricetta al palato locale l'unico a poter subire danni è il gusto e, forse, anche lo stomaco.
Il discorso però cambia quando si parla di contraffazione e falsificazione dei prodotti alimentari made in Italy. Tale fenomeno è conosciuto come "Italian Sounding", ovvero l'utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l'Italia per promozionare e commercializzare prodotti affatto riconducibili al nostro Paese. Esso rappresenta la forma più eclatante di concorrenza sleale e truffa nei confronti dei consumatori. Un'economia parallela che, sottraendo quote di mercato ai prodotti tutelati, determina pesanti danni alle aziende italiane. Secondo i dati di Coldiretti, infatti, il fatturato del falso made in Italy ha doppiato quello delle esportazioni nazionali dei prodotti originali,con quasi 2 prodotti di tipo italiano su 3 in vendita sul mercato internazionale che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.
Colpisce i nostri prodotti più rappresentativi, specie nei mercati emergenti, dove i falsi sono più economici. Già i nomi di questi prodotti dovrebbero insospettire ma acquistare Parma Salami prodotto in Messico, o una Mortadella Siciliana che arriva dal Brasile rivela, evidentemente, anche qualche problemino con la geografia. Come si può pensare che una salsa Roman Style arrivi dalla California, il Pesto ligure dalla Pennsylvania, un condimento Bolognese dall'Estonia o un formaggio Pecorino possa essere prodotto in Cina con latte di mucca?
Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono probabilmente i prodotti più taroccati: gli USA producono il Parmesan, in Brasile spopola il Parmesao, in Argentina il Regianito, solo per citarne alcuni. Mentre in rete si sono diffusi appositi kit per la produzione casalinga dei più famosi formaggi italiani, et voilà, in soli 30 minuti è possibile produrre a casa propria una mozzarella.
Ma perché non accompagnare il pasto con un calice di vino? Ed ecco che il Barolo diventa Barollo, il Cantia - che in inglese suona più o meno come Chianti –-rimpiazza l'originale, Il Valpolicella si trasforma in Vinoncella e il Brunello di Montalcino lascia il posto al Monticino.
Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha messo in campo una serie di iniziative dirette a contrastare l'italian sounding tra cui la creazione, nell'ambito del piano straordinario per l'internazionalizzazione delle imprese italiane, di un segno unico distintivo del Made in Italy agroalimentare, rappresentato da una bandiera italiana con tre onde che richiamano il concetto di crescita e di sviluppo (ma il disegno potrebbe anche ricordare un "morso" con un rimando diretto al buon cibo nostrano) e dalla scritta "The extraordinary Italian Taste". Il logo (che non è un marchio da stampigliare sui prodotti) qualifica l'identità dell'agroalimentare italiano sui mercati esteri difendendoci dai falsi e verrà utilizzato in occasione di fiere internazionali, nelle campagne di promozione e comunicazione in tv, sui media tradizionali, su internet e social media. Un equivalente del 'Bon Appetit' francese con cui i francesi hanno creato un catalogo delle loro migliori produzioni identificando l'agroalimentare made in France sulla scena internazionale.
Negli Stati Uniti la campagna di promozione del governo per il sostegno al wine&food nazionale è partita con uno spot firmato da Silvio Muccino. Un piccolo film di 90 secondi che mostra la qualità e il saper fare italiani. Proiettato sui billboards digitali di Times Square a NY e nei più importanti networks americani, è un racconto quasi sussurrato che va dalla meraviglia dell'olio extravergine d'oliva alla fantastica varietà dei salumi nostrani.
E intanto, sfogliando l'inflight shopping guide della nostra compagnia di bandiera, troviamo una scatola di cioccolatini "Italia", realizzata da Godiva (Belgium 1926), al prezzo di 19 euro, con tanto di gondoliere, Torre di Pisa e Colosseo in bella evidenza sulla confezione.
Insomma, come non detto!
Il discorso però cambia quando si parla di contraffazione e falsificazione dei prodotti alimentari made in Italy. Tale fenomeno è conosciuto come "Italian Sounding", ovvero l'utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l'Italia per promozionare e commercializzare prodotti affatto riconducibili al nostro Paese. Esso rappresenta la forma più eclatante di concorrenza sleale e truffa nei confronti dei consumatori. Un'economia parallela che, sottraendo quote di mercato ai prodotti tutelati, determina pesanti danni alle aziende italiane. Secondo i dati di Coldiretti, infatti, il fatturato del falso made in Italy ha doppiato quello delle esportazioni nazionali dei prodotti originali,con quasi 2 prodotti di tipo italiano su 3 in vendita sul mercato internazionale che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.
Colpisce i nostri prodotti più rappresentativi, specie nei mercati emergenti, dove i falsi sono più economici. Già i nomi di questi prodotti dovrebbero insospettire ma acquistare Parma Salami prodotto in Messico, o una Mortadella Siciliana che arriva dal Brasile rivela, evidentemente, anche qualche problemino con la geografia. Come si può pensare che una salsa Roman Style arrivi dalla California, il Pesto ligure dalla Pennsylvania, un condimento Bolognese dall'Estonia o un formaggio Pecorino possa essere prodotto in Cina con latte di mucca?
Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono probabilmente i prodotti più taroccati: gli USA producono il Parmesan, in Brasile spopola il Parmesao, in Argentina il Regianito, solo per citarne alcuni. Mentre in rete si sono diffusi appositi kit per la produzione casalinga dei più famosi formaggi italiani, et voilà, in soli 30 minuti è possibile produrre a casa propria una mozzarella.
Ma perché non accompagnare il pasto con un calice di vino? Ed ecco che il Barolo diventa Barollo, il Cantia - che in inglese suona più o meno come Chianti –-rimpiazza l'originale, Il Valpolicella si trasforma in Vinoncella e il Brunello di Montalcino lascia il posto al Monticino.
Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha messo in campo una serie di iniziative dirette a contrastare l'italian sounding tra cui la creazione, nell'ambito del piano straordinario per l'internazionalizzazione delle imprese italiane, di un segno unico distintivo del Made in Italy agroalimentare, rappresentato da una bandiera italiana con tre onde che richiamano il concetto di crescita e di sviluppo (ma il disegno potrebbe anche ricordare un "morso" con un rimando diretto al buon cibo nostrano) e dalla scritta "The extraordinary Italian Taste". Il logo (che non è un marchio da stampigliare sui prodotti) qualifica l'identità dell'agroalimentare italiano sui mercati esteri difendendoci dai falsi e verrà utilizzato in occasione di fiere internazionali, nelle campagne di promozione e comunicazione in tv, sui media tradizionali, su internet e social media. Un equivalente del 'Bon Appetit' francese con cui i francesi hanno creato un catalogo delle loro migliori produzioni identificando l'agroalimentare made in France sulla scena internazionale.
Negli Stati Uniti la campagna di promozione del governo per il sostegno al wine&food nazionale è partita con uno spot firmato da Silvio Muccino. Un piccolo film di 90 secondi che mostra la qualità e il saper fare italiani. Proiettato sui billboards digitali di Times Square a NY e nei più importanti networks americani, è un racconto quasi sussurrato che va dalla meraviglia dell'olio extravergine d'oliva alla fantastica varietà dei salumi nostrani.
E intanto, sfogliando l'inflight shopping guide della nostra compagnia di bandiera, troviamo una scatola di cioccolatini "Italia", realizzata da Godiva (Belgium 1926), al prezzo di 19 euro, con tanto di gondoliere, Torre di Pisa e Colosseo in bella evidenza sulla confezione.
Insomma, come non detto!