Belle quattro parole
Vieni mo' proprio!
Latinismi dell'andriese
domenica 21 aprile 2013
07.35
«Mo' se ne è andato!», «mo' ho finito!», «vieni mo' proprio!», «mo' che facciamo?». Il "mo'" usato nelle precedenti espressioni equivale all'avverbio italiano "adesso", "ora" o all'espressione "in questo momento". «Da mo' che sono arrivato!» vuol dire invece sono arrivato da un bel pezzo.
Avverbio così frequente in tante sollecitazioni andriesi con valore temporale, il mo' o mò è in realtà un derivato dell'avverbio latino "modo" che tra gli altri significati aveva proprio quello di "adesso", "ora".
Dante lo usa più volte nella sua Commedia: «Verdi come fogliette pur mo' nate» sono gli angeli del canto VIII del Purgatorio, «Questi spirti che mo' t'appariro» è un'espressione ricorrente.
Onore agli andriesi dunque che come altri cittadini meridionali, mantengono viva una parola antichissima (altro che togliere il latino a scuola!) e di uso letterario a dispetto di altre parlate settentrionali che l'hanno perduta.
Avverbio così frequente in tante sollecitazioni andriesi con valore temporale, il mo' o mò è in realtà un derivato dell'avverbio latino "modo" che tra gli altri significati aveva proprio quello di "adesso", "ora".
Dante lo usa più volte nella sua Commedia: «Verdi come fogliette pur mo' nate» sono gli angeli del canto VIII del Purgatorio, «Questi spirti che mo' t'appariro» è un'espressione ricorrente.
Onore agli andriesi dunque che come altri cittadini meridionali, mantengono viva una parola antichissima (altro che togliere il latino a scuola!) e di uso letterario a dispetto di altre parlate settentrionali che l'hanno perduta.