Belle quattro parole
Sbarcare il lunario
L'arte di arrangiarsi
domenica 12 gennaio 2014
10.05
«Prete Pero è un buon cristiano,
Lieto, semplice alla mano;
Vive e lascia vivere.
Si rassegna, si tien corto,
Colla rendita d'un orto
Sbarca il suo lunario.»
E' l'incipit di un'ode satirica di Giuseppe Giusti, poeta toscano dell'Ottocento; egli immagina che questo prete, modico al punto da accontentarsi della rendita di un orto per campare, diventi un Papa sui generis, capace di riforme così radicali nella Chiesa da provocare un concistoro che sentenzia la sua fine:
«Questo è un Papa in buona fede:
È un Papaccio che ci crede!
Diamogli l'arsenico.»
Tra i meriti di questo papaccio c'era proprio la capacità di arraggiarsi, di vivere con poco, di tirare avanti la baracca, di vivere a stento, insomma di sbarcare il lunario. A Giusti viene attribuita la paternità di questa espressione che descrive la faticaccia del vivere di molti. Il lunario era un calendario, un almanacco che deriva il suo nome dall'abitudine di contare i giorni dell'anno basandosi sulle fasi lunari; in questo calendario, diffuso un tempo soprattutto nelle campagne, comparivano giorno per giorno previsioni meteorologiche, predizioni sul futuro, notizie su fiere e mercati, consigli pratici, si trattava di una sorta di calendario di frate Indovino del passato. Il verbo sbarcare in senso figurato significa raggiungere, approdare ad una meta; nel caso di sbarcare il lunario indica "arrivare a fine mese" oppure proprio "a fine anno".
La nave di un nuovo anno è da poco partita, speriamo di sbarcare in buon porto, se così non fosse giro di boa e avanti tutta!
Lieto, semplice alla mano;
Vive e lascia vivere.
Si rassegna, si tien corto,
Colla rendita d'un orto
Sbarca il suo lunario.»
E' l'incipit di un'ode satirica di Giuseppe Giusti, poeta toscano dell'Ottocento; egli immagina che questo prete, modico al punto da accontentarsi della rendita di un orto per campare, diventi un Papa sui generis, capace di riforme così radicali nella Chiesa da provocare un concistoro che sentenzia la sua fine:
«Questo è un Papa in buona fede:
È un Papaccio che ci crede!
Diamogli l'arsenico.»
Tra i meriti di questo papaccio c'era proprio la capacità di arraggiarsi, di vivere con poco, di tirare avanti la baracca, di vivere a stento, insomma di sbarcare il lunario. A Giusti viene attribuita la paternità di questa espressione che descrive la faticaccia del vivere di molti. Il lunario era un calendario, un almanacco che deriva il suo nome dall'abitudine di contare i giorni dell'anno basandosi sulle fasi lunari; in questo calendario, diffuso un tempo soprattutto nelle campagne, comparivano giorno per giorno previsioni meteorologiche, predizioni sul futuro, notizie su fiere e mercati, consigli pratici, si trattava di una sorta di calendario di frate Indovino del passato. Il verbo sbarcare in senso figurato significa raggiungere, approdare ad una meta; nel caso di sbarcare il lunario indica "arrivare a fine mese" oppure proprio "a fine anno".
La nave di un nuovo anno è da poco partita, speriamo di sbarcare in buon porto, se così non fosse giro di boa e avanti tutta!