Belle quattro parole

Mi ha piantata in asso!

La storia di Arianna e Teseo

Con malcelata soddisfazione, con immedesimazione compassionevole, con un giudizio stizzoso, quante volte abbiamo detto di qualcuno «è stato piantato in asso!». Tutti conosciamo il significato di questo modo di dire comune che riguarda colui/colei che viene abbandonato senza preavviso, inaspettatamente e (aggiungiamolo) spesso mostrando la totale irriconoscenza e ingratitudine verso il malcapitato.

Scegliamo, per spiegare questa espressione, la versione che ci fornisce la mitologia. La prima persona della storia ad essere piantata in asso fu Arianna, figlia del re di Creta Minosse.

A causa di una sconfitta militare la città di Atene era debitrice nei confronti dell'isola di Creta di sette giovinetti e sette fanciulle da sacrificare ogni anno al Minotauro, mostruosa creatura col corpo di un uomo e la testa di un toro, isolato nel labirinto creato per lui da Dedalo da cui, per chi vi si fosse mai avventurato era impossibile uscire. Era il terzo anno che la nave partiva con i fanciulli per Creta e questa volta s'imbarcò anche Teseo, figlio del re di Atene. Giunto a Creta il giovane Teseo fece irreparabilmente breccia nel cuore della bella Arianna, figlia del re Minosse, la quale, incurante della fedeltà al padre e del suo ruolo a corte, tradì il suo popolo per amore, aiutando Teseo ad uccidere il Minotauro e a liberare così la sua patria dalla sudditanza nei confronti di Creta. Con l'ausilio di un gomitolo, tenendo un capo Arianna e l'altro Teseo, quest'ultimo penetrò nel labirinto, uccise il Minotauro e ritrovò la strada dell'uscita. I due amanti subito salirono sulla nave ateniese e abbandonarono l'isola. La nave fece una sosta nell'isola di Nasso (Cicladi) per ripartire il mattino seguente; ma proprio il giorno dopo Teseo scordò di portare con sé l'innamorata Arianna che così si ritrovò sola, abbandonata, senza più nemmeno una famiglia, insomma piantata in Nasso.

A partire dalla vicenda della sventurata Arianna e per assimilazione della enne iniziale della parola Nasso nella preposizione in, ai giorni nostri non ci resta che piantare in asso piuttosto che subire il contrario.
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