Belle quattro parole
È lapalissiano!
Il destino beffardo di un comandante
domenica 18 maggio 2014
Affermare che le conclusioni di un ragionamento, di un avvenimento, di una tesi sono lapalissiane vuol dire che sono ovvie, scontate, banali. Questo aggettivo così esotico e dal sapore dotto che quasi quasi impreziosisce chi lo usa, porta con sé l'assurdo destino riservato alla memoria di un comandante militare del 1500.
Jacques de Chabannes signore de La Palice fu un valoroso capitano francese e morì combattendo strenuamente nella battaglia di Pavia del 1525, tra l'esercito di Franceso I e quello di Carlo V. I suoi soldati lo omaggiarono attraverso la composizione di alcune strofe come epitaffio, tra cui la seguente
(FR)
«Hélas, La Palice est mort,
il est mort devant Pavie ;
hélas, s'il n'estoit pas mort
il ferait encore envie».
(IT)
«Ahimè, La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
ahimè, se non fosse morto
farebbe ancora invidia».
Nella trascrizione il verbo 'ferait' fu sostituito dal verbo 'serait' e la parola 'envie' fu divisa in due ottenendo 'en vie'; il risultato fu che il verso finale mutò il suo significato e la frase da «se non fosse morto, farebbe ancora invidia» divenne «se non fosse morto, sarebbe ancora in vita». Chi non muore di sicuro resta in vita: ecco come da un equivoco nella trascrizione di una parola è nato il collegamento tra l'ignaro militare francese e tutte le conclusioni considerate naturali, ovvie e scontate.
Un secolo dopo l'accademico francese Bernard de La Monnoye riprese l'encomio del capitano e lo ampliò creando una canzone comica e zeppa di frasi lapalissiane del tipo (sempre riferendosi al comandante) «un quarto d'ora prima di morire era vivo», «andava sempre per acqua se non viaggiava via terra», «se pranzava dai vicini ci andava di persona». La parodia di Bernard de la Monnoye fu ritrovata nel XIX secolo da Edmond de Goncourt, noto scrittore, che coniò il termine 'lapalissade' per indicare un'affermazione all'interno della quale si ripete un assunto già espresso in precedenza e che è, dunque, del tutto inutile tanto è ovvia. In lingua francese il termine è quindi un sostantivo, mentre in Italia il prode comandante sarà per sempre immeritatamente ricordato nell'aggettivo che qualifica le affermazioni ovvie e scontate.
Jacques de Chabannes signore de La Palice fu un valoroso capitano francese e morì combattendo strenuamente nella battaglia di Pavia del 1525, tra l'esercito di Franceso I e quello di Carlo V. I suoi soldati lo omaggiarono attraverso la composizione di alcune strofe come epitaffio, tra cui la seguente
(FR)
«Hélas, La Palice est mort,
il est mort devant Pavie ;
hélas, s'il n'estoit pas mort
il ferait encore envie».
(IT)
«Ahimè, La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
ahimè, se non fosse morto
farebbe ancora invidia».
Nella trascrizione il verbo 'ferait' fu sostituito dal verbo 'serait' e la parola 'envie' fu divisa in due ottenendo 'en vie'; il risultato fu che il verso finale mutò il suo significato e la frase da «se non fosse morto, farebbe ancora invidia» divenne «se non fosse morto, sarebbe ancora in vita». Chi non muore di sicuro resta in vita: ecco come da un equivoco nella trascrizione di una parola è nato il collegamento tra l'ignaro militare francese e tutte le conclusioni considerate naturali, ovvie e scontate.
Un secolo dopo l'accademico francese Bernard de La Monnoye riprese l'encomio del capitano e lo ampliò creando una canzone comica e zeppa di frasi lapalissiane del tipo (sempre riferendosi al comandante) «un quarto d'ora prima di morire era vivo», «andava sempre per acqua se non viaggiava via terra», «se pranzava dai vicini ci andava di persona». La parodia di Bernard de la Monnoye fu ritrovata nel XIX secolo da Edmond de Goncourt, noto scrittore, che coniò il termine 'lapalissade' per indicare un'affermazione all'interno della quale si ripete un assunto già espresso in precedenza e che è, dunque, del tutto inutile tanto è ovvia. In lingua francese il termine è quindi un sostantivo, mentre in Italia il prode comandante sarà per sempre immeritatamente ricordato nell'aggettivo che qualifica le affermazioni ovvie e scontate.