Belle quattro parole
La lingua imperiale degli andriesi
Uso scorretto dell'imperativo
domenica 25 novembre 2012
«Andria fidelis nostris affixa medullis». Una delle porte delle antiche mura della città di Andria, precisamente quella di Sant'Andrea, suggella nei secoli il patto di fedeltà degli andriesi con l'imperatore Federico II.
Come parlava Federico II? Federico II era un imperatore, parlava quindi all'imperativo, il modo verbale necessario per dare un ordine, un consiglio, una concessione, un'esortazione, un invito, una preghiera, insomma il modo che più si addice a chi vuole comandare. Superate storicamente le fasi in cui era appannaggio dei generali e degli imperatori, oggi l'imperativo lo usiamo per fortuna un po' tutti; ciò nonostante Federico II sarebbe forse imbarazzato dalla maniera poco regale in cui lo si adopera ad Andria.
L'uso scorretto dell'imperativo avviene sovente in presenza dei verbi della prima coniugazione, quelli che all'infinito terminano in -are e che alla seconda persona dell'imperativo terminerebbero in a e non in i. L'origine dell'errore va forse ricercata nell'adattamento della forma dialettale che tuttavia prevede l'assenza di una vocale finale nella voce della seconda persona dell'imperativo.
Molto più musicali, oltre che grammaticalmente corrette, sarebbero espressioni come «parla piano», «mangia un po' di focaccia», «paga tu», «prega Padre pio», «chiama l'idraulico» (del resto il numero dell'idraulico Riccardo è su un volantino incollato un po' dovunque), «ascolta bene», «entra pure!» al posto delle stesse forme scorrette a causa di una stridula ed irritante i.
Esercitiamoci dunque a non sbagliare più: gli andriesi vantano una discendenza imperiale, onoriamola!
Come parlava Federico II? Federico II era un imperatore, parlava quindi all'imperativo, il modo verbale necessario per dare un ordine, un consiglio, una concessione, un'esortazione, un invito, una preghiera, insomma il modo che più si addice a chi vuole comandare. Superate storicamente le fasi in cui era appannaggio dei generali e degli imperatori, oggi l'imperativo lo usiamo per fortuna un po' tutti; ciò nonostante Federico II sarebbe forse imbarazzato dalla maniera poco regale in cui lo si adopera ad Andria.
- «mangi un po' di focaccia!»
- «preghi ogni tanto anche tu Padre Pio!»
- «chiami all'idraulico!»
- «paghi tu, per favore, che sto senza soldi»
- «entri nel negozio»
- «tiri l'ascensore»
L'uso scorretto dell'imperativo avviene sovente in presenza dei verbi della prima coniugazione, quelli che all'infinito terminano in -are e che alla seconda persona dell'imperativo terminerebbero in a e non in i. L'origine dell'errore va forse ricercata nell'adattamento della forma dialettale che tuttavia prevede l'assenza di una vocale finale nella voce della seconda persona dell'imperativo.
Molto più musicali, oltre che grammaticalmente corrette, sarebbero espressioni come «parla piano», «mangia un po' di focaccia», «paga tu», «prega Padre pio», «chiama l'idraulico» (del resto il numero dell'idraulico Riccardo è su un volantino incollato un po' dovunque), «ascolta bene», «entra pure!» al posto delle stesse forme scorrette a causa di una stridula ed irritante i.
Esercitiamoci dunque a non sbagliare più: gli andriesi vantano una discendenza imperiale, onoriamola!