Belle quattro parole
Il vaso di Pandora
Ovvero l'origine di tutti i mali
domenica 26 gennaio 2014
0.35
Secondo la mitologia greca Pandora è stata la prima donna del genere umano. In un tempo senza tempo l'umanità esisteva priva di distinzione alcuna tra genere maschile e femminile, senza le dolcezze e i dolori dell'accoppiamento, riproducendosi in modo non precisato, vivendo dei doni della natura in una condizione gaia e spensierata.
Al genere umano siffatto venne incontro l'altruismo di Prometeo (colui che vede prima) il quale donò agli uomini intelligenza e memoria per elevarne la stirpe e rubò agli dei il fuoco che elargì sempre ai suoi prediletti. Come vendetta per tale affronto Zeus, il re degli dei, ordinò all'artefice Efesto di forgiare dalla terra una donna da inviare al genere umano. La nuova affascinante creatura prese vita con il soffio dei Venti. Gli dei si affrettarono a riempirla di doni: il coraggio, l'astuzia, la grazia che la resero femminilmente irresistibile e le garantirono il nome di Pandora, appunto "ricca di doni". Anche Zeus non volle esimersi dall'essere generoso e fornì alla fanciulla un bellissimo vaso con la raccomandazione di non aprirlo mai.
La bella Pandora discese dall'Olimpo tra gli uomini ed immediatamente colpì il cuore di Epimeteo (colui che vede dopo, col senno di poi), fratello di Prometeo. Pur essendo stato messo in guardia dall'avveduto fratello affinchè non accettasse mai doni da Zeus, Epimeteo sposò Pandora, prima donna e prima sposa dell'umanità. La curiosità dell'affascinante Pandora la portò ben presto ad aprire il vaso di Zeus da cui vennero fuori tutti i mali del mondo: le malattie, il dolore, la fatica, la sofferenza, la morte. Sul fondo restava la speranza che aiuta a superare tutte le disgrazie e che nel caso della riproduzione, ossia della maternità diventa la possibilità di superare anche la morte continuando a vivere nei propri figli.
Un po' di misoginia in questo mito? Molta di sicuro, visto che la donna viene presentata come un bel male da Zeus, pensata come una punizione, individuata come l'origine di tutti i mali, la causa della fatica di essere uomini, di quella che viene definita la condizione umana. Ma è un mito, non la realtà. Nella realtà «chi dice donna dice danno» recita un proverbio e molti altri ce ne sarebbero da esorcizzare sdrammatizzando quel legame insano che ancora oggi lega la violenza di genere ad una mentalità che la copre e la sminuisce strizzando l'occhio agli stereotipi.
Al genere umano siffatto venne incontro l'altruismo di Prometeo (colui che vede prima) il quale donò agli uomini intelligenza e memoria per elevarne la stirpe e rubò agli dei il fuoco che elargì sempre ai suoi prediletti. Come vendetta per tale affronto Zeus, il re degli dei, ordinò all'artefice Efesto di forgiare dalla terra una donna da inviare al genere umano. La nuova affascinante creatura prese vita con il soffio dei Venti. Gli dei si affrettarono a riempirla di doni: il coraggio, l'astuzia, la grazia che la resero femminilmente irresistibile e le garantirono il nome di Pandora, appunto "ricca di doni". Anche Zeus non volle esimersi dall'essere generoso e fornì alla fanciulla un bellissimo vaso con la raccomandazione di non aprirlo mai.
La bella Pandora discese dall'Olimpo tra gli uomini ed immediatamente colpì il cuore di Epimeteo (colui che vede dopo, col senno di poi), fratello di Prometeo. Pur essendo stato messo in guardia dall'avveduto fratello affinchè non accettasse mai doni da Zeus, Epimeteo sposò Pandora, prima donna e prima sposa dell'umanità. La curiosità dell'affascinante Pandora la portò ben presto ad aprire il vaso di Zeus da cui vennero fuori tutti i mali del mondo: le malattie, il dolore, la fatica, la sofferenza, la morte. Sul fondo restava la speranza che aiuta a superare tutte le disgrazie e che nel caso della riproduzione, ossia della maternità diventa la possibilità di superare anche la morte continuando a vivere nei propri figli.
Un po' di misoginia in questo mito? Molta di sicuro, visto che la donna viene presentata come un bel male da Zeus, pensata come una punizione, individuata come l'origine di tutti i mali, la causa della fatica di essere uomini, di quella che viene definita la condizione umana. Ma è un mito, non la realtà. Nella realtà «chi dice donna dice danno» recita un proverbio e molti altri ce ne sarebbero da esorcizzare sdrammatizzando quel legame insano che ancora oggi lega la violenza di genere ad una mentalità che la copre e la sminuisce strizzando l'occhio agli stereotipi.