Belle quattro parole
Bracci e abbracci
Com'è difficile il plurale
domenica 28 luglio 2013
12.24
Sono in molti, sono in tanti
Si nascondono di notte
Per paura degli individualisti
Degli inotipisti
Sono gatti neri
Sono pessimisti
Sono i cattivi pensieri:sono i plurali sovrabbondanti.
Intanto un mistico
Forse un aviatore
Inventò la commozione
E rimise d'accordo tutti
I bravi con i ciucci
Con qualche danno per i ciucci
Che si videro consegnare una rubrica
Domenicale dall'intento grammaticale.
L'incipit musicale scherza su un argomento che provoca spesso imbarazzi ed incomprensioni: l'esistenza dei nomi maschili che alcuni grammatici chiamano sovrabbondanti. Si tratta di nomi che invece del solito unico plurale, di plurali ne hanno due. Alcuni di questi doppi plurali si adoperano a piacere, senza differenza di significato. Per esempio i due plurali di sapracciglio: i sopraccigli, le sopracciglia; quelli di ginocchio: i ginocchi, le ginocchia; di vestigio: i vestigi, le vestigia. In altri casi tra le due forme c'è una differenza di significato. Osserviamo queste semplici espressioni: stringere tra le braccia, appoggiarsi ai bracci della poltrona, i bracci di mare, i bracci di una croce, i fondamenti di una scienza, le fondamenta del palazzo, una casa divisa da molti muri, una città cinta da antiche mura, gli anelli della catena, le soffici anella dei capelli, lungo i cigli delle strade, la bionda dalle lunghe ciglia, strade che sembrano budelli (vicoli stretti e bui), sentire dolore fino alle budella, gli ossi del pollo, avere le ossa rotte.
Le differenze di significato sono notevoli. Per dito i due plurali spesso si confondono, ma solitamente, la forma maschile si preferisce quando si vuol fare una specificazione: i diti pollici, i diti anulari; in senso collettivo meglio il femminile le dita: le dita della mano. L'orecchio ha il plurale orecchi, il più comune e l'unico del linguaggio scientifico; la forma femminile orecchie è d'uso piuttosto regionale, in generale poi, è usata nel significato figurato: le orecchie del quaderno. Membro ha un plurale femminile le membra, usato solo nel significato di parti del corpo: riposare le membra. Il plurale maschile, i membri, si usa soltanto in senso figurato, per indicare gli appartenenti ad un'organizzazione o le parti di qualcosa: i membri del consiglio, i membri del periodo. Corno ha i plurali le corna e i corni. Il primo si usa nel senso proprio: le corna degli animali e anche del diavolo; i corni si usa in senso soprattutto metaforico: i corni della luna, del dilemma,o per indicare lo strumento musicale: un suono di corni. Anche calcagno dispone di due plurali: i calcagni e le calcagna. Ma il primo è l'unico da usare in senso proprio: sbucciarsi i calcagni; il secondo si usa solo in alcuni modi di dire: stare alle calcagna di qualcuno, cioè seguirlo da vicino. Urlo, grido, strido hanno tutti il doppio plurale: gli urli e le urla, i gridi e le grida, gli stridi e le strida.
A volte nell'uso questi doppi plurali si confondono, anche se i plurali maschili possono essere riferiti tanto ad animali che a uomini e cose: gli urli della bufera, gli stridi degli sparvieri, mentre i femminili sono riferiti soltanto all'uomo anche in senso collettivo: le grida della folla, le urla del condannato. Ultimo caso quello di cervello che ha come forma di plurale cervelli, nel senso di menti, e cervella che aldilà di alcune espressioni cristallizzate, bruciarsi le cervella, farsi saltare le cervella, indica un piatto a base di cervello di animale.
Si nascondono di notte
Per paura degli individualisti
Degli inotipisti
Sono gatti neri
Sono pessimisti
Sono i cattivi pensieri:sono i plurali sovrabbondanti.
Intanto un mistico
Forse un aviatore
Inventò la commozione
E rimise d'accordo tutti
I bravi con i ciucci
Con qualche danno per i ciucci
Che si videro consegnare una rubrica
Domenicale dall'intento grammaticale.
L'incipit musicale scherza su un argomento che provoca spesso imbarazzi ed incomprensioni: l'esistenza dei nomi maschili che alcuni grammatici chiamano sovrabbondanti. Si tratta di nomi che invece del solito unico plurale, di plurali ne hanno due. Alcuni di questi doppi plurali si adoperano a piacere, senza differenza di significato. Per esempio i due plurali di sapracciglio: i sopraccigli, le sopracciglia; quelli di ginocchio: i ginocchi, le ginocchia; di vestigio: i vestigi, le vestigia. In altri casi tra le due forme c'è una differenza di significato. Osserviamo queste semplici espressioni: stringere tra le braccia, appoggiarsi ai bracci della poltrona, i bracci di mare, i bracci di una croce, i fondamenti di una scienza, le fondamenta del palazzo, una casa divisa da molti muri, una città cinta da antiche mura, gli anelli della catena, le soffici anella dei capelli, lungo i cigli delle strade, la bionda dalle lunghe ciglia, strade che sembrano budelli (vicoli stretti e bui), sentire dolore fino alle budella, gli ossi del pollo, avere le ossa rotte.
Le differenze di significato sono notevoli. Per dito i due plurali spesso si confondono, ma solitamente, la forma maschile si preferisce quando si vuol fare una specificazione: i diti pollici, i diti anulari; in senso collettivo meglio il femminile le dita: le dita della mano. L'orecchio ha il plurale orecchi, il più comune e l'unico del linguaggio scientifico; la forma femminile orecchie è d'uso piuttosto regionale, in generale poi, è usata nel significato figurato: le orecchie del quaderno. Membro ha un plurale femminile le membra, usato solo nel significato di parti del corpo: riposare le membra. Il plurale maschile, i membri, si usa soltanto in senso figurato, per indicare gli appartenenti ad un'organizzazione o le parti di qualcosa: i membri del consiglio, i membri del periodo. Corno ha i plurali le corna e i corni. Il primo si usa nel senso proprio: le corna degli animali e anche del diavolo; i corni si usa in senso soprattutto metaforico: i corni della luna, del dilemma,o per indicare lo strumento musicale: un suono di corni. Anche calcagno dispone di due plurali: i calcagni e le calcagna. Ma il primo è l'unico da usare in senso proprio: sbucciarsi i calcagni; il secondo si usa solo in alcuni modi di dire: stare alle calcagna di qualcuno, cioè seguirlo da vicino. Urlo, grido, strido hanno tutti il doppio plurale: gli urli e le urla, i gridi e le grida, gli stridi e le strida.
A volte nell'uso questi doppi plurali si confondono, anche se i plurali maschili possono essere riferiti tanto ad animali che a uomini e cose: gli urli della bufera, gli stridi degli sparvieri, mentre i femminili sono riferiti soltanto all'uomo anche in senso collettivo: le grida della folla, le urla del condannato. Ultimo caso quello di cervello che ha come forma di plurale cervelli, nel senso di menti, e cervella che aldilà di alcune espressioni cristallizzate, bruciarsi le cervella, farsi saltare le cervella, indica un piatto a base di cervello di animale.