Belle quattro parole
Andare a Canossa
Pentirsi e contrirsi
domenica 6 aprile 2014
10.29
Intorno all'anno Mille scoppiò quella che è passata alla storia come lotta per le investiture. L'investitura era la cerimonia che riguardava la concessione di un feudo da parte del sovrano ad un vassallo in cambio di fedeltà ed aiuto militare. Il sovrano divideva così un regno molto grande riuscendo più facilmente ad amministrarlo; il patto consisteva nella concessione temporanea del feudo e dei benefici ad esso collegati: alla morte del feudatario il territorio sarebbe ritornato nelle mani dell'imperatore.
Sempre più spesso però iniziò ad affermarsi la tendenza da parte dei feudatari a trasmettere i feudi in eredità ai propri figli (indebolendo il potere centrale dell'imperatore) cosicchè divenne più vantaggioso per il sovrano assegnare i territori ai vescovi (i vescovi-conti) che non potevano avere figli legittimi e che pertanto non potevano lasciare il territorio in eredità. A questo punto sorse un problema relativo alla nomina dei vescovi. I vescovi erano uomini di Chiesa e pertanto spettava al Papa nominarli, ma erano anche feudatari dell'imperatore, avendo rivevuto il feudo e dovendogli pertanto fedeltà. L'imperatore tedesco Ottone I emanò il "privilegio di Ottone" una legge che stabiliva l'approvazione necessaria da parte del sovrano per l'elezione del Papa. Controllando il Papa, l'imperatore avrebbe controllato la nomina dei vescovi e quindi anche il suo territorio.
Tutto filò fino all'elezione come pontefice di Gregorio VII, un monaco dell'abbazia di Cluny che per riprendere il controllo della Chiesa ormai vassalla dell'imperatore, emanò il "Dictatus papae", un documento in cui si affermava la superiorità del papa su tutti i sovrani. L'imperatore Enrico IV, altro protagonista della fase più accesa della lotta per le investiture, convocò un'assemblea di vescovi tedeschi ed italiani a lui fedeli e dichiarò il papa decaduto. Gregorio VII rispose con la scomunica: tale punizione riguardava l'espulsione del sovrano dalla comunità dei fedeli e, usata come strumento politico, significava anche lo scioglimento del patto di fedeltà dei feudatari nei confronti del sovrano. L'imperatore perdeva così autorità e controllo politico. Così Enrico IV dcise di riconciliarsi col papa. In pieno inverno si recò al castello di Canossa, in Emilia, dove Gregorio VII si trovava in compagnia della contessa Matilde, sua accesa sostenitrice. Dopo tre giorni trascorsi in penitenza al freddo ed al gelo, l'imperatore fu accolto dal papa che gli chiese di inginocchiarsi ed umiliarsi, mostrando il suo sincero pentimento e gli revocò la scomunica.
Andare a Canossa resta dunque un modo di dire che significa umiliarsi e pentirsi di qualcosa che si è commesso, poi quanto durerà questo pentimento nessuno può saperlo, infatti Enrico IV una volta rientrato in Germania organizzò l'esercito, assediò Roma e sostituì Gregorio VII con una persona di sua fiducia.
Sempre più spesso però iniziò ad affermarsi la tendenza da parte dei feudatari a trasmettere i feudi in eredità ai propri figli (indebolendo il potere centrale dell'imperatore) cosicchè divenne più vantaggioso per il sovrano assegnare i territori ai vescovi (i vescovi-conti) che non potevano avere figli legittimi e che pertanto non potevano lasciare il territorio in eredità. A questo punto sorse un problema relativo alla nomina dei vescovi. I vescovi erano uomini di Chiesa e pertanto spettava al Papa nominarli, ma erano anche feudatari dell'imperatore, avendo rivevuto il feudo e dovendogli pertanto fedeltà. L'imperatore tedesco Ottone I emanò il "privilegio di Ottone" una legge che stabiliva l'approvazione necessaria da parte del sovrano per l'elezione del Papa. Controllando il Papa, l'imperatore avrebbe controllato la nomina dei vescovi e quindi anche il suo territorio.
Tutto filò fino all'elezione come pontefice di Gregorio VII, un monaco dell'abbazia di Cluny che per riprendere il controllo della Chiesa ormai vassalla dell'imperatore, emanò il "Dictatus papae", un documento in cui si affermava la superiorità del papa su tutti i sovrani. L'imperatore Enrico IV, altro protagonista della fase più accesa della lotta per le investiture, convocò un'assemblea di vescovi tedeschi ed italiani a lui fedeli e dichiarò il papa decaduto. Gregorio VII rispose con la scomunica: tale punizione riguardava l'espulsione del sovrano dalla comunità dei fedeli e, usata come strumento politico, significava anche lo scioglimento del patto di fedeltà dei feudatari nei confronti del sovrano. L'imperatore perdeva così autorità e controllo politico. Così Enrico IV dcise di riconciliarsi col papa. In pieno inverno si recò al castello di Canossa, in Emilia, dove Gregorio VII si trovava in compagnia della contessa Matilde, sua accesa sostenitrice. Dopo tre giorni trascorsi in penitenza al freddo ed al gelo, l'imperatore fu accolto dal papa che gli chiese di inginocchiarsi ed umiliarsi, mostrando il suo sincero pentimento e gli revocò la scomunica.
Andare a Canossa resta dunque un modo di dire che significa umiliarsi e pentirsi di qualcosa che si è commesso, poi quanto durerà questo pentimento nessuno può saperlo, infatti Enrico IV una volta rientrato in Germania organizzò l'esercito, assediò Roma e sostituì Gregorio VII con una persona di sua fiducia.