Bambini per crescere
Voglio fare il calciatore
Desideri e passioni dei nuovi sportivi
sabato 25 maggio 2013
9.00
Da grande voglio fare il calciatore. Sogno e ambizione di molti bambini, crea qualche perplessità negli animi dei genitori, non sempre propensi ad assecondare la passione sportiva.
Si tende a considerare lo sport più come un hobby, un modo di occupare il tempo libero dal lavoro, un'attività svolta per tenersi in forma, a cui dedicare una parte marginale dell'intera giornata. Lo sportivo poi, proprio a causa del suo costante impegno fisico, è molto proteso verso la cura del corpo, dell'estetica e dell'esteriorità. E poi il mondo dello sport nell'ultimo periodo non ha dato dei buoni esempi…
Eppure, nell'immaginario dei piccoli, gli sportivi esercitano un grande fascino: sono persone di successo, piene di soldi, di macchine costose e di fidanzate statuarie. Popolano i salotti degli studi televisivi e le copertine dei rotocalchi, scrivono anche libri divertenti. Sono l'emblema dell'attuale società, piena di orpelli, apparentemente vincente, ossessionata dalla ricchezza e disposta a tutto pur di raggiungerla.
Dovreste leggere Tanti amori, di Gianni Mura, per comprendere la bellezza e l'umanità dello sport, o almeno di quello che era un tempo lo sport. Attraverso brevi interviste e numerosi aneddoti, il giornalista racconta della passione di Pasolini per il calcio, delle emozioni che era in grado di suscitare Marco Pantani, dell'umiltà e dell'allegria di Garrincha e della tenacia serena di Josefa Idem, campionessa mondiale e olimpionica di canoa. Leggerete di grandi amicizie, di sconfitte pesanti, di lealtà, di etica, di passione e di umanità. Scoprirete che la storia del calcio è nata nelle strade di tutto il mondo e che il pallone è un simbolo universale del gioco, della condivisione e della democrazia. E in tutto il mondo ha il suo fil rouge: un amico, una strada o un campetto, e l'allegria della palla che rotola.
Albert Camus, filosofo, ha affermato «Tutto ciò che so con più sicurezza su morale e doveri, lo devo al calcio». Se pensassimo a tutto questo, non considereremmo lo sport un semplice hobby.
Si tende a considerare lo sport più come un hobby, un modo di occupare il tempo libero dal lavoro, un'attività svolta per tenersi in forma, a cui dedicare una parte marginale dell'intera giornata. Lo sportivo poi, proprio a causa del suo costante impegno fisico, è molto proteso verso la cura del corpo, dell'estetica e dell'esteriorità. E poi il mondo dello sport nell'ultimo periodo non ha dato dei buoni esempi…
Eppure, nell'immaginario dei piccoli, gli sportivi esercitano un grande fascino: sono persone di successo, piene di soldi, di macchine costose e di fidanzate statuarie. Popolano i salotti degli studi televisivi e le copertine dei rotocalchi, scrivono anche libri divertenti. Sono l'emblema dell'attuale società, piena di orpelli, apparentemente vincente, ossessionata dalla ricchezza e disposta a tutto pur di raggiungerla.
Dovreste leggere Tanti amori, di Gianni Mura, per comprendere la bellezza e l'umanità dello sport, o almeno di quello che era un tempo lo sport. Attraverso brevi interviste e numerosi aneddoti, il giornalista racconta della passione di Pasolini per il calcio, delle emozioni che era in grado di suscitare Marco Pantani, dell'umiltà e dell'allegria di Garrincha e della tenacia serena di Josefa Idem, campionessa mondiale e olimpionica di canoa. Leggerete di grandi amicizie, di sconfitte pesanti, di lealtà, di etica, di passione e di umanità. Scoprirete che la storia del calcio è nata nelle strade di tutto il mondo e che il pallone è un simbolo universale del gioco, della condivisione e della democrazia. E in tutto il mondo ha il suo fil rouge: un amico, una strada o un campetto, e l'allegria della palla che rotola.
Albert Camus, filosofo, ha affermato «Tutto ciò che so con più sicurezza su morale e doveri, lo devo al calcio». Se pensassimo a tutto questo, non considereremmo lo sport un semplice hobby.