Bambini per crescere
La leggerezza perduta
Liberarsi del superfluo per vivere meglio
sabato 1 febbraio 2014
Se dicessimo «quella ragazza è leggera», vorremmo senz'altro dire che è una persona superficiale e semplice. Se invece la indicassimo come «una persona che ha un certo peso», vorremmo dire che è una persona profonda, intelligente e di elevato spessore culturale. Ma se valutassimo la leggerezza da un punto di vista calviniano, come una sottrazione di peso, come tutto ciò che costituisce l'ultima sostanza della molteplicità delle cose, allora scopriremmo che può essere un valore anziché un difetto. In alcuni casi ritrovare la leggerezza, eliminare il superfluo, può rappresentare la salvezza.
E' il caso dei protagonisti del delicato libro La leggerezza perduta di Cristina Bellomo, illustrato poeticamente da Alicia Baladan e edito da Topipittori, in cui si narra la storia di un castello, appoggiato su una nuvola, che, nel tempo, si era riempito di così tante cose che rischiava di precipitare. Essendo la questione diventata di un certo peso, re Celeste Centoventitrè, ordinò ai suoi sudditi di liberarsi di tutto il superfluo, per scongiurare il terribile pericolo.
I sudditi, persone molto semplici, dopo aver appurato che superfluo vuol dire non strettamente necessario, iniziarono a liberarsi di tutto ciò che era inutile lanciandolo giù dalla torre più alta. E così cominciarono a cadere macchine per grattarsi la schiena mentre si guarda la tv, frullatori per montarsi la testa, bombole per gonfiarsi d'orgoglio, materassi con sogni incorporati, freezer di baci surgelati e martelli per piantare grane. Qualcuno, preso dalla paura di precipitare, buttò perfino sogni e amori, pensieri e desideri, senza ricordarsi che quelli sono leggeri leggeri. I più coraggiosi buttarono la rabbia e le arrabbiature, le parolone e le parolacce, i musi e i mugugni, le sfide e le spade.
Come in tutte le fiabe che si rispettino, il lieto fine è assicurato, ma ancor più lieta è la sensazione che rimane una volta chiuso il volume: una leggerezza sognante e un'incredibile voglia di possedere il libro!
E' il caso dei protagonisti del delicato libro La leggerezza perduta di Cristina Bellomo, illustrato poeticamente da Alicia Baladan e edito da Topipittori, in cui si narra la storia di un castello, appoggiato su una nuvola, che, nel tempo, si era riempito di così tante cose che rischiava di precipitare. Essendo la questione diventata di un certo peso, re Celeste Centoventitrè, ordinò ai suoi sudditi di liberarsi di tutto il superfluo, per scongiurare il terribile pericolo.
I sudditi, persone molto semplici, dopo aver appurato che superfluo vuol dire non strettamente necessario, iniziarono a liberarsi di tutto ciò che era inutile lanciandolo giù dalla torre più alta. E così cominciarono a cadere macchine per grattarsi la schiena mentre si guarda la tv, frullatori per montarsi la testa, bombole per gonfiarsi d'orgoglio, materassi con sogni incorporati, freezer di baci surgelati e martelli per piantare grane. Qualcuno, preso dalla paura di precipitare, buttò perfino sogni e amori, pensieri e desideri, senza ricordarsi che quelli sono leggeri leggeri. I più coraggiosi buttarono la rabbia e le arrabbiature, le parolone e le parolacce, i musi e i mugugni, le sfide e le spade.
Come in tutte le fiabe che si rispettino, il lieto fine è assicurato, ma ancor più lieta è la sensazione che rimane una volta chiuso il volume: una leggerezza sognante e un'incredibile voglia di possedere il libro!