Bambini per crescere
Il fragore dei bambini
Accogliere ritmi diversi per arricchire se stessi
sabato 23 febbraio 2013
8.31
Henry David Thoreau diceva «Se un bambino non ha lo stesso passo dei suoi compagni è forse perché ode un diverso tamburo. Lasciatelo camminare sulla musica che sente, quale che sia il suo ritmo». Spesso mi capita di girare per le classi e trovare questa frase stampata ed incollata su cartoncino colorato, affissa ben in vista vicino alla cattedra della maestra. Ma chi tra loro si attiene al consiglio dello scrittore?
Penso che l'insegnante abbia un ruolo molto difficile nella scuola di oggi, pressato da programmi e scadenze, segnato dalla frenetica corsa per raggiungere l'ultimo capitolo del manuale e divorato dall'ansia di dover insegnare sempre di più, in sempre minor tempo. Si tende molto ad uniformare, ad utilizzare procedure burocratizzate a non considerare le sfaccettature. Forse in tutto questo turbinio, i maestri non si accorgono di avere anche un grande privilegio, quello di poter ascoltare il ritmo di ciascun alunno e di poterlo accogliere per magari migliorare se stessi. Accogliere significa riconoscere, accettare, valorizzare le differenze per rafforzare le identità; significa rispettare la dignità di ogni bambino, apprezzandone il contributo. Molto spesso non siamo accoglienti.
Se un bambino, nel bel mezzo della lezione, chiede di uscire o si sofferma a guardare il paesaggio fuori dalla finestra, non sempre è ineducato, distratto e superficiale, semplicemente potrebbe non essere interessato a quello che stiamo dicendo o forse considera poco attraenti gli stimoli interni. Se un bambino non sta mai fermo sulla sedia e dà risposte prima ancora che si finisca la domanda, non sempre è molto vivace e non rispettoso delle regole, potrebbe magari anche esprimere scomodità e perspicacia.
Piuttosto che etichettare questi bambini, valuterei i segnali che continuamente ci forniscono. D'altronde chi di voi uscirebbe da una stanza in cui sta parlando una persona le cui parole risultano melodiose e interessanti? Io no di certo.
Penso che l'insegnante abbia un ruolo molto difficile nella scuola di oggi, pressato da programmi e scadenze, segnato dalla frenetica corsa per raggiungere l'ultimo capitolo del manuale e divorato dall'ansia di dover insegnare sempre di più, in sempre minor tempo. Si tende molto ad uniformare, ad utilizzare procedure burocratizzate a non considerare le sfaccettature. Forse in tutto questo turbinio, i maestri non si accorgono di avere anche un grande privilegio, quello di poter ascoltare il ritmo di ciascun alunno e di poterlo accogliere per magari migliorare se stessi. Accogliere significa riconoscere, accettare, valorizzare le differenze per rafforzare le identità; significa rispettare la dignità di ogni bambino, apprezzandone il contributo. Molto spesso non siamo accoglienti.
Se un bambino, nel bel mezzo della lezione, chiede di uscire o si sofferma a guardare il paesaggio fuori dalla finestra, non sempre è ineducato, distratto e superficiale, semplicemente potrebbe non essere interessato a quello che stiamo dicendo o forse considera poco attraenti gli stimoli interni. Se un bambino non sta mai fermo sulla sedia e dà risposte prima ancora che si finisca la domanda, non sempre è molto vivace e non rispettoso delle regole, potrebbe magari anche esprimere scomodità e perspicacia.
Piuttosto che etichettare questi bambini, valuterei i segnali che continuamente ci forniscono. D'altronde chi di voi uscirebbe da una stanza in cui sta parlando una persona le cui parole risultano melodiose e interessanti? Io no di certo.