Bambini per crescere
Il lavoro
Storia di un diritto-dovere che chiunque deve avere
sabato 4 maggio 2013
13.41
Lavoro troppo! Ho perso il lavoro. Cerco lavoro. Oggi non posso, lavoro. Muoviti, altrimenti faccio tardi a lavoro. Domani lavoro tutto il giorno. Sono stanco di questo lavoro. Quando torno dal lavoro, ti porto un regalo.
Se chiedessimo a un bambino cos'è il lavoro risponderebbe che è qualcosa che fa stancare, che costringe la mamma e il papà a stare fuori tutto il giorno, che si perde, che non si trova, che sottrae tempo alle gite, alle giostre, al mare, agli abbracci. E' qualcosa che fa meritare regali e ricompense, che fa guadagnare soldi. A causa del lavoro, spesso si va a casa dei nonni o si trascorre del tempo con la baby-sitter. Per fare un bel lavoro, bisogna studiare tanto.
Se invece provassimo a chiedere che cosa vuoi fare da grande le risposte, spesso date con occhi sognanti e accompagnate da grandi gesti con le mani, sarebbero: il pilota di aerei, il calciatore, il dottore, la ballerina, la maestra, l'esploratore, il giudice, il meccanico, l'attore, il giardiniere, il prestigiatore…
Ciascuno parlerebbe della cosa che ha più a cuore, che più ama, che sogna quotidianamente, qualcosa per cui si farebbero fatiche e sacrificio, qualcosa che riempirebbe la vita. Parlerebbero del lavoro insomma, o di quello che il lavoro dovrebbe essere.
Bisognerebbe raccontare ai bambini che ci sono voluti tanti anni e tante persone per vietare il lavoro dei bambini, per far sì che le donne avessero le stesse opportunità degli uomini, per dare una pensione a chi ha finito la carriera, per dare un sostegno a chi un lavoro non ce l'ha, per tutelarci dalle ingiustizie, per poter far sciopero. Bisognerebbe ricordare che è importante fare un lavoro che piace, perché il lavoro è un dovere e i doveri riescono meglio se si fanno con piacere. Ma si dovrebbe anche dire che il lavoro è un diritto, per il quale si viene pagati e rispettati, per cui non bisogna essere sfruttati o rischiare la salute.
Occorrerebbe leggere Al lavoro!, il libro di Anselmo Roveda con le splendide illustrazioni di Sara Ninfoli, per spiegare ai bambini che grazie al lavoro esistiamo, siamo, ci esprimiamo. Allora capirebbero da soli che un paese che non crea lavoro, è un paese che nega un diritto. Ad esistere, appunto.
Se chiedessimo a un bambino cos'è il lavoro risponderebbe che è qualcosa che fa stancare, che costringe la mamma e il papà a stare fuori tutto il giorno, che si perde, che non si trova, che sottrae tempo alle gite, alle giostre, al mare, agli abbracci. E' qualcosa che fa meritare regali e ricompense, che fa guadagnare soldi. A causa del lavoro, spesso si va a casa dei nonni o si trascorre del tempo con la baby-sitter. Per fare un bel lavoro, bisogna studiare tanto.
Se invece provassimo a chiedere che cosa vuoi fare da grande le risposte, spesso date con occhi sognanti e accompagnate da grandi gesti con le mani, sarebbero: il pilota di aerei, il calciatore, il dottore, la ballerina, la maestra, l'esploratore, il giudice, il meccanico, l'attore, il giardiniere, il prestigiatore…
Ciascuno parlerebbe della cosa che ha più a cuore, che più ama, che sogna quotidianamente, qualcosa per cui si farebbero fatiche e sacrificio, qualcosa che riempirebbe la vita. Parlerebbero del lavoro insomma, o di quello che il lavoro dovrebbe essere.
Bisognerebbe raccontare ai bambini che ci sono voluti tanti anni e tante persone per vietare il lavoro dei bambini, per far sì che le donne avessero le stesse opportunità degli uomini, per dare una pensione a chi ha finito la carriera, per dare un sostegno a chi un lavoro non ce l'ha, per tutelarci dalle ingiustizie, per poter far sciopero. Bisognerebbe ricordare che è importante fare un lavoro che piace, perché il lavoro è un dovere e i doveri riescono meglio se si fanno con piacere. Ma si dovrebbe anche dire che il lavoro è un diritto, per il quale si viene pagati e rispettati, per cui non bisogna essere sfruttati o rischiare la salute.
Occorrerebbe leggere Al lavoro!, il libro di Anselmo Roveda con le splendide illustrazioni di Sara Ninfoli, per spiegare ai bambini che grazie al lavoro esistiamo, siamo, ci esprimiamo. Allora capirebbero da soli che un paese che non crea lavoro, è un paese che nega un diritto. Ad esistere, appunto.