Bambini per crescere
Cambia la città
La percezione dello spazio pubblico
sabato 1 marzo 2014
11.51
Se alcuni ricercatori studiassero il modo in cui piazza Vittorio Emanuele II, detta Catuma, viene percepita da coloro che la usano, scoprirebbero mille modi di vivere la piazza che dipendono dalle molteplici identità individuali e collettive. Non vediamo e non viviamo lo spazio urbano nello stesso modo, e in particolare la differenza di percezione tra adulti e bambini è profonda e radicale. Negli ultimi anni, per giunta, la città è cambiata notevolmente: è quasi scomparsa la distinzione tra centro e periferia; i confini pare non esistano più; lo spazio pubblico è sempre più eroso, privatizzato, sorvegliato; si sono moltiplicati i recinti monofunzionali, di divertimento o di esclusione; flussi e movimenti attraversano il territorio in ogni direzione e in ogni ora.
I bambini tendono ad essere, sempre più spesso, allontanati dalle strade e dallo spazio pubblico, e ridotti nelle case, che per la prima volta diventano un luogo dell'infanzia, o rinchiusi in strutture urbane dedicate. Lo stesso concetto di luogo è mutato. I bambini abitano sempre un luogo fisico e molti dei loro comportamenti sono ancora influenzati dallo spazio in cui vivono, ma il luogo effettivo in cui stanno non è più soltanto un qui, un delimitato, un circoscritto. E' anche a portata di mano con un altrove, con altri luoghi, con altre persone.
E' indispensabile allora, che si tengano presenti tutti questi cambiamenti, per poter progettare sempre più parti della città adatte alle relazioni tra corpi e tra generazioni differenti. Sarebbe bello se, anche ad Andria, ci fossero più luoghi belli, in grado di generare benessere collettivo. Luoghi in cui sia possibile fare molte cose insieme, gli uni accanto agli altri, in una relazione decente di convivenza e di tolleranza reciproca. Luoghi in cui possano avvenire liberamente scambi sociali e giochi differenziati. Luoghi in cui molti possano sentirsi a proprio agio in un continuo scambio di bellezza e di energia positiva.
I bambini tendono ad essere, sempre più spesso, allontanati dalle strade e dallo spazio pubblico, e ridotti nelle case, che per la prima volta diventano un luogo dell'infanzia, o rinchiusi in strutture urbane dedicate. Lo stesso concetto di luogo è mutato. I bambini abitano sempre un luogo fisico e molti dei loro comportamenti sono ancora influenzati dallo spazio in cui vivono, ma il luogo effettivo in cui stanno non è più soltanto un qui, un delimitato, un circoscritto. E' anche a portata di mano con un altrove, con altri luoghi, con altre persone.
E' indispensabile allora, che si tengano presenti tutti questi cambiamenti, per poter progettare sempre più parti della città adatte alle relazioni tra corpi e tra generazioni differenti. Sarebbe bello se, anche ad Andria, ci fossero più luoghi belli, in grado di generare benessere collettivo. Luoghi in cui sia possibile fare molte cose insieme, gli uni accanto agli altri, in una relazione decente di convivenza e di tolleranza reciproca. Luoghi in cui possano avvenire liberamente scambi sociali e giochi differenziati. Luoghi in cui molti possano sentirsi a proprio agio in un continuo scambio di bellezza e di energia positiva.