Bambini per crescere
Avere il tempo per essere bambini
Il valore del gioco e della noia
sabato 28 settembre 2013
11.26
Settembre. Tempo di scuola che ricomincia. Tempo di dilemmi su come impiegare il tempo libero dei nostri bimbi. La scelta è davvero vasta: scuola d'inglese, corso di teatro o di pittura, danza, nuoto, calcio, tennis, scuola di cucina, arti marziali, dizione. La tendenza è quella di impegnare quattro giorni su sette, in modo che i nostri figli abbiano tutto il tempo senza compiti, organizzato, impegnato in qualcosa di utile e di istruttivo. Solo così non si annoieranno e non passeranno molto tempo davanti alla televisione o al computer. Non ci rendiamo conto, però, del grande stress a cui li sottoponiamo: perennemente in ritardo e costretti a spostarsi da un lato all'altro dalla città senza avere il tempo di socializzare, continuamente sollecitati ad essere i migliori del gruppo, costretti a interrompere i compiti, per poi riprenderli ad orari impensabili, perché è uno spreco perdere le lezioni. Ma i bambini vogliono realmente questo?
Alcune delle esperienze più divertenti e più istruttive della nostra infanzia le abbiamo vissute in casa con fratelli o sorelle, per strada con gli amichetti di scuola, con i cugini a casa della nonna. Chi non ricorda, spesso con estrema precisione, quale piacere riuscivamo a trarre quando, dopo aver finito tutti i compiti, la mamma ci permetteva di restare comodamente in casa a giocare a Forza 4 o a guardare gli episodi di un cartoon (il mio preferito era Anna dai capelli rossi). Oppure i pomeriggi a casa dei nonni, dove cimentarsi in lunghe esplorazioni nei mobili e nelle cristalliere; leggere un bel libro sotto il tavolo convinti di essere in una capanna; organizzare giochi con i cugini.
Nel divertente libro di Stefano Bordiglioni edito da Einaudi, Dal diario di una bambina troppo occupata, alla protagonista, iscritta a tutti i tipi di corsi pomeridiani, viene diagnosticata una reazione psicosomatica da stress. La dottoressa scrive su un foglietto: «i bambini devono avere il tempo per essere bambini. Devono andare a scuola, stare con i loro coetanei, e giocare, giocare, giocare. Il gioco ha una funzione importante per la loro crescita e per il raggiungimento dell'autonomia».
Ricordiamocene.
Alcune delle esperienze più divertenti e più istruttive della nostra infanzia le abbiamo vissute in casa con fratelli o sorelle, per strada con gli amichetti di scuola, con i cugini a casa della nonna. Chi non ricorda, spesso con estrema precisione, quale piacere riuscivamo a trarre quando, dopo aver finito tutti i compiti, la mamma ci permetteva di restare comodamente in casa a giocare a Forza 4 o a guardare gli episodi di un cartoon (il mio preferito era Anna dai capelli rossi). Oppure i pomeriggi a casa dei nonni, dove cimentarsi in lunghe esplorazioni nei mobili e nelle cristalliere; leggere un bel libro sotto il tavolo convinti di essere in una capanna; organizzare giochi con i cugini.
Nel divertente libro di Stefano Bordiglioni edito da Einaudi, Dal diario di una bambina troppo occupata, alla protagonista, iscritta a tutti i tipi di corsi pomeridiani, viene diagnosticata una reazione psicosomatica da stress. La dottoressa scrive su un foglietto: «i bambini devono avere il tempo per essere bambini. Devono andare a scuola, stare con i loro coetanei, e giocare, giocare, giocare. Il gioco ha una funzione importante per la loro crescita e per il raggiungimento dell'autonomia».
Ricordiamocene.