Bambini per crescere
Attacchino
Storia poetica di un padre e di un ragazzino
sabato 23 novembre 2013
9.28
Quando Bruno Tognolini scrive un libro bisogna leggerlo assolutamente. Anzi bisognerebbe proprio inserire tra i diritti dei bambini uno nuovo: ciascun bambino ha il diritto di leggere o di farsi leggere un libro di Tognolini, almeno una volta nella vita. Scrittore, poeta e autore di numerosi testi della Melevisione, riesce, con le sue parole e con i suoi versi, ad incantare, ad affascinare e ad addolcire tutti gli animi e tutti i cuori. Il suo ultimo libro è un ulteriore conferma di queste doti.
S'intitola Attacchino ed è edito da Carlo Gallucci. E' la storia di Piero, che ogni giorno, scopa e colla, colla e scopa, su e giù per la scala, ha il compito di attaccare, per tutta la città, i grandi poster della pubblicità. Una mattina l'attacchino trova un biglietto su cui è scritto «basta», l'ha lasciato suo figlio Giovanni, di undici anni, prima di andar via di casa. Piero sa bene a cosa si riferisce quel biglietto. Giovanni ha detto basta a tutte le ore di solitudine sul balcone, alla scuola fino alle cinque tutti i giorni, alle domeniche pomeriggio alla tv, ai grandi immusoniti e silenziosi, ai compiti poi cartoni poi cena poi fumetti poi pigiama, alle sue poche richieste mai esaudite. Piero non si dà pace, così decide di cospargere la città di tracce, di frecce segrete per orientare i passi di Giovanni verso casa, briciole di Pollicino fatte di tanti manifesti smontati e ricombinati, che riempiono di gioia e di colori tutto il paese.
«Non dovrebbe fare così ogni genitore, con la realtà? Col mondo umano da consegnare ai figli? Non un mondo troppo reale, così com'è e basta; non un mondo troppo fiabesco, come non sarà mai: ma un mondo diverso possibile, una realtà risognata di bel nuovo, smontando con le mani della critica e ricombinando con quelle dell'utopia la città data, la vita com'è. Rifatta nuova coi suoi stessi pezzi». Non c'è da dire altro dinnanzi a tanta poesia.
Gianni De Conno illustra egregiamente questa storia, intrecciando in armonia le immagini alle parole e dando vita ad un Corpo Terzo che sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire.
S'intitola Attacchino ed è edito da Carlo Gallucci. E' la storia di Piero, che ogni giorno, scopa e colla, colla e scopa, su e giù per la scala, ha il compito di attaccare, per tutta la città, i grandi poster della pubblicità. Una mattina l'attacchino trova un biglietto su cui è scritto «basta», l'ha lasciato suo figlio Giovanni, di undici anni, prima di andar via di casa. Piero sa bene a cosa si riferisce quel biglietto. Giovanni ha detto basta a tutte le ore di solitudine sul balcone, alla scuola fino alle cinque tutti i giorni, alle domeniche pomeriggio alla tv, ai grandi immusoniti e silenziosi, ai compiti poi cartoni poi cena poi fumetti poi pigiama, alle sue poche richieste mai esaudite. Piero non si dà pace, così decide di cospargere la città di tracce, di frecce segrete per orientare i passi di Giovanni verso casa, briciole di Pollicino fatte di tanti manifesti smontati e ricombinati, che riempiono di gioia e di colori tutto il paese.
«Non dovrebbe fare così ogni genitore, con la realtà? Col mondo umano da consegnare ai figli? Non un mondo troppo reale, così com'è e basta; non un mondo troppo fiabesco, come non sarà mai: ma un mondo diverso possibile, una realtà risognata di bel nuovo, smontando con le mani della critica e ricombinando con quelle dell'utopia la città data, la vita com'è. Rifatta nuova coi suoi stessi pezzi». Non c'è da dire altro dinnanzi a tanta poesia.
Gianni De Conno illustra egregiamente questa storia, intrecciando in armonia le immagini alle parole e dando vita ad un Corpo Terzo che sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire.