Territorio
Zona Economica Ambientale: risorse disponibili per coniugare sviluppo e tutela del territorio
Lo sottolinea in una nota Benedetto Miscioscia di FareAmbiente Puglia
Puglia - domenica 14 marzo 2021
«Il Recoveriy plan può rappresentare per il nostro Paese una grande opportunità per il rilancio socio-economico-ambientale, a partire dal recupero e dalla salvaguardia del patrimonio verde oltre che idrogeologico e naturalistico».
A sottolinearlo in un intervento sul tema è Benedetto Miscioscia, responsabile regionale di FareAmbiente Puglia.
«Tra le altre, un'opportunità potrebbe essere rappresentata dalla ZEA (Zona Economica Ambientale) per le quali il Ministero dell'Ambiente ha stanziato recentemente 40 milioni di euro di contributi straordinari per coniugare sviluppo e tutela del territorio, dando sostegno alle imprese che intendono impegnarsi in programmi o investimenti che rispettino l'ambiente prevedendo agevolazioni e vantaggi fiscali per chi voglia rilanciare attività imprenditoriali nei Parchi eco-sostenibili per prevenire l'abbandono e il degrado ambientale. Peccato che questa misura, peraltro insufficiente, riguardi solo i Parchi Nazionali con l'esclusione dei Parchi regionali e delle riserve naturali.
La Puglia, per queste ragioni, potrebbe attivarsi per farsi promotrice di un programma straordinario mirato a migliorare sia la fruizione delle aree protette che la sicurezza delle stesse mediante l'implementazione dell'utilizzo di figure specifiche e speciali come i divulgatori e le guide ambientali, con l'individuazione e l'attivazione di punti di accoglienza straordinari, seppure temporanei, ove necessari, oltre a poter meglio organizzare logisticamente quelli già esistenti, considerato che è la regione con due Parchi Nazionali (Gargano e Alta Murgia che ospitano due siti UNESCO, la Riserva Naturale della Foresta Umbra e Castel del Monte), dodici Parchi Regionali e ventiquattro Riserve naturali. Un programma che consenta di vivere spazi liberi e momenti di turismo altamente significativi sotto il profilo non solo salutistico e ambientale ma anche naturalistico ed enogastronomico. Un'opportunità che possa consentire la tutela e la valorizzazione non solo delle peculiarità locali naturali ma anche delle specifiche identità culturali ed enogastronomiche.
Peraltro, la mancata tutela e l'inadeguata "governance" del sistema naturalistico e paesaggistico delle aree boschive e di quelle protette, potrebbe portare ad un degrado ambientale e ad eventi catastrofici come incendi e disastri idrogeologici di cui purtroppo non ci possiamo ritenere esenti da responsabilità. Senza dimenticare un'altra grave emergenza ambientale generata dal mancato controllo della popolazione della fauna selvatica ed in particolare dei cinghiali, che, oltre a creare gravi problemi al comparto agricolo, sta provocando anche una grave alterazione degli equilibri dell'eco-sistema della Murgia e delle aree boschive.
La mancata tutela e valorizzazione dei territori boschivi diventa anche causa dello spopolamento e della desertificazione sociale che determina l'annullamento di ogni presidio del territorio e conseguentemente la mancata cura e vigilanza. Tutto ciò nonostante sia stata approvata la Legge 12 dicembre 2019 n. 141, che ha convertito in legge, con modificazioni, il Decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111 (cosiddetto Decreto Clima), recante "Misure urgenti per il rispetto degli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria e proroga del termine di cui all'articolo 48, commi 11 e 13, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229. (19G00148)" (GU n.292 del 13-12-2019). Infatti, le modifiche relative all'art. 4 "Azioni per la riforestazione", ai comma 4, 4-ter, 4-novies, rappresentano interessanti opportunità per interventi di riforestazione nelle aree naturali protette, che dovrebbero trovare nella regia regionale un ruolo fondamentale per l'individuazione delle più efficaci modalità di progettazione, attuazione e coordinamento con le altre istanze e norme regionale (una per tutte la compatibilità idraulica).
Ancor più, la norma citata -prosegue Miscioscia-, si presta bene ad una considerazione complessiva in relazione alle risultanze del "Terzo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia – 2019" redatto dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Per queste ragioni, l'istituzione delle ZEA, ovvero le Zone Economiche Ambientali previste per i territori dei soli Parchi Nazionali andrebbe estesa anche a tutte le aree protette istituite ai sensi della legge 394, ampliandone l'applicazione anche ai Parchi regionali per consentire di prevedere agevolazioni e vantaggi fiscali per i Comuni che ricadono nelle aree all'interno dei parchi oltre che per chi volesse intraprendere al loro interno attività imprenditoriali ecosostenibili. Per queste ragioni andrebbero avviate in tale senso, le necessarie interlocuzioni con il Ministero dell'Ambiente, affinché si possa anche pensare ad un nuovo paradigma dei Parchi, le cui finalità possono orientarsi ad aggregare i territori intorno all'idea guida dei Distretti Rurali. Più precisamente, un riallineamento territoriale dei sette "Distretti del Cibo" che la Puglia ha riconosciuto, rispetto alle aree naturali protette nazionali e regionali e che, al momento, vede solamente il Parco Nazionale dell'Alta Murgia interessato da questa corrispondenza, mentre rimangono fuori tutte le altre aree protette nel territorio regionale, incluso il Parco Nazionale del Gargano».
A sottolinearlo in un intervento sul tema è Benedetto Miscioscia, responsabile regionale di FareAmbiente Puglia.
«Tra le altre, un'opportunità potrebbe essere rappresentata dalla ZEA (Zona Economica Ambientale) per le quali il Ministero dell'Ambiente ha stanziato recentemente 40 milioni di euro di contributi straordinari per coniugare sviluppo e tutela del territorio, dando sostegno alle imprese che intendono impegnarsi in programmi o investimenti che rispettino l'ambiente prevedendo agevolazioni e vantaggi fiscali per chi voglia rilanciare attività imprenditoriali nei Parchi eco-sostenibili per prevenire l'abbandono e il degrado ambientale. Peccato che questa misura, peraltro insufficiente, riguardi solo i Parchi Nazionali con l'esclusione dei Parchi regionali e delle riserve naturali.
La Puglia, per queste ragioni, potrebbe attivarsi per farsi promotrice di un programma straordinario mirato a migliorare sia la fruizione delle aree protette che la sicurezza delle stesse mediante l'implementazione dell'utilizzo di figure specifiche e speciali come i divulgatori e le guide ambientali, con l'individuazione e l'attivazione di punti di accoglienza straordinari, seppure temporanei, ove necessari, oltre a poter meglio organizzare logisticamente quelli già esistenti, considerato che è la regione con due Parchi Nazionali (Gargano e Alta Murgia che ospitano due siti UNESCO, la Riserva Naturale della Foresta Umbra e Castel del Monte), dodici Parchi Regionali e ventiquattro Riserve naturali. Un programma che consenta di vivere spazi liberi e momenti di turismo altamente significativi sotto il profilo non solo salutistico e ambientale ma anche naturalistico ed enogastronomico. Un'opportunità che possa consentire la tutela e la valorizzazione non solo delle peculiarità locali naturali ma anche delle specifiche identità culturali ed enogastronomiche.
Peraltro, la mancata tutela e l'inadeguata "governance" del sistema naturalistico e paesaggistico delle aree boschive e di quelle protette, potrebbe portare ad un degrado ambientale e ad eventi catastrofici come incendi e disastri idrogeologici di cui purtroppo non ci possiamo ritenere esenti da responsabilità. Senza dimenticare un'altra grave emergenza ambientale generata dal mancato controllo della popolazione della fauna selvatica ed in particolare dei cinghiali, che, oltre a creare gravi problemi al comparto agricolo, sta provocando anche una grave alterazione degli equilibri dell'eco-sistema della Murgia e delle aree boschive.
La mancata tutela e valorizzazione dei territori boschivi diventa anche causa dello spopolamento e della desertificazione sociale che determina l'annullamento di ogni presidio del territorio e conseguentemente la mancata cura e vigilanza. Tutto ciò nonostante sia stata approvata la Legge 12 dicembre 2019 n. 141, che ha convertito in legge, con modificazioni, il Decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111 (cosiddetto Decreto Clima), recante "Misure urgenti per il rispetto degli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria e proroga del termine di cui all'articolo 48, commi 11 e 13, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229. (19G00148)" (GU n.292 del 13-12-2019). Infatti, le modifiche relative all'art. 4 "Azioni per la riforestazione", ai comma 4, 4-ter, 4-novies, rappresentano interessanti opportunità per interventi di riforestazione nelle aree naturali protette, che dovrebbero trovare nella regia regionale un ruolo fondamentale per l'individuazione delle più efficaci modalità di progettazione, attuazione e coordinamento con le altre istanze e norme regionale (una per tutte la compatibilità idraulica).
Ancor più, la norma citata -prosegue Miscioscia-, si presta bene ad una considerazione complessiva in relazione alle risultanze del "Terzo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia – 2019" redatto dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Per queste ragioni, l'istituzione delle ZEA, ovvero le Zone Economiche Ambientali previste per i territori dei soli Parchi Nazionali andrebbe estesa anche a tutte le aree protette istituite ai sensi della legge 394, ampliandone l'applicazione anche ai Parchi regionali per consentire di prevedere agevolazioni e vantaggi fiscali per i Comuni che ricadono nelle aree all'interno dei parchi oltre che per chi volesse intraprendere al loro interno attività imprenditoriali ecosostenibili. Per queste ragioni andrebbero avviate in tale senso, le necessarie interlocuzioni con il Ministero dell'Ambiente, affinché si possa anche pensare ad un nuovo paradigma dei Parchi, le cui finalità possono orientarsi ad aggregare i territori intorno all'idea guida dei Distretti Rurali. Più precisamente, un riallineamento territoriale dei sette "Distretti del Cibo" che la Puglia ha riconosciuto, rispetto alle aree naturali protette nazionali e regionali e che, al momento, vede solamente il Parco Nazionale dell'Alta Murgia interessato da questa corrispondenza, mentre rimangono fuori tutte le altre aree protette nel territorio regionale, incluso il Parco Nazionale del Gargano».