Vita di città
"Zapatos Rojos": centinaia di scarpette rosse per dire no alla violenza
Lunedì 29 il gruppo di Amnesty di Andria organizza un incontro nella sede di Libera. Il progetto d'arte pubblica è stato ideato dall'artista messicana Elina Chauvet
Andria - lunedì 22 luglio 2013
16.17
Lunedì 29 luglio alle ore 19.00, presso la sede di Libera "Renata Fonte" situata ad Andria in via Genova 10, il Gruppo Giovani Amnesty International 087 di Andria terrà un incontro introduttivo per la realizzazione del progetto artistico "Zapatos Rojos" (Scarpette Rosse), nato dall'idea dell'artista messicana Elina Chauvet. Sono invitate tutte le associazioni territoriali che posseggano tra le loro prerogative e finalità una particolare sensibilità nei confronti di temi di natura socioculturale.
"Zapatos Rojos" è un progetto d'arte pubblica dell'artista messicana Elina Chauvet che assume la forma di un'installazione composta da centinaia di paia di scarpe rosse da donna per dire basta alla violenza di genere. Ogni paio di scarpe rosse – reperito attraverso l'attivazione di una rete di solidarietà tra donne, sia con il passaparola sia attraverso i social network – rappresenta una donna assente, la traccia di una violenza subita e nello stesso tempo esprime la volontà di continuare insieme il cammino verso l'eliminazione di questo tipo di violenza. Le scarpe, sistemate ordinatamente lungo un percorso in un punto focale della città, creano metaforicamente una marcia di donne, una camminata che sottolinea il dolore provocato dalla scomparsa di queste donne, tanto a livello sociale quanto familiare
Il progetto pubblico sarà incrementato durante il giorno dell'esposizione: ognuno è invitato a portare presso lo spazio pubblico interessato dall'installazione un paio di scarpe da donna, rosse, tinte di rosso o da tingere sul momento. L'artista, Elina Chauvet, è testimone particolare della violenza di genere, e come lei coloro i quali vivono a Ciudad Juárez, città di frontiera nel nord del Messico, dove moltissime donne vengono stuprate dalle numerose gang criminali e centinaia assassinate e rapite sotto l'indifferenza del governo locale e federale, come denunciato dalle inchieste portate avanti dal 2001 da alcuni organismi internazionali. A Juárez, città che divora le sue figlie, è stato utilizzato per la prima volta il termine femminicidio ed è proprio nella città di Ciudad Juárez che l'installazione è stata realizzata per la prima volta, il 20 agosto 2009, con 33 paia di scarpe. Lo scopo ultimo dell'installazione è dunque quello di concentrare l'attenzione dei media e dei Governi sull'emergenza del problema della violenza di genere, perché si agisca concretamente per porre fine a questo fenomeno.
"Zapatos Rojos" è un progetto d'arte pubblica dell'artista messicana Elina Chauvet che assume la forma di un'installazione composta da centinaia di paia di scarpe rosse da donna per dire basta alla violenza di genere. Ogni paio di scarpe rosse – reperito attraverso l'attivazione di una rete di solidarietà tra donne, sia con il passaparola sia attraverso i social network – rappresenta una donna assente, la traccia di una violenza subita e nello stesso tempo esprime la volontà di continuare insieme il cammino verso l'eliminazione di questo tipo di violenza. Le scarpe, sistemate ordinatamente lungo un percorso in un punto focale della città, creano metaforicamente una marcia di donne, una camminata che sottolinea il dolore provocato dalla scomparsa di queste donne, tanto a livello sociale quanto familiare
Il progetto pubblico sarà incrementato durante il giorno dell'esposizione: ognuno è invitato a portare presso lo spazio pubblico interessato dall'installazione un paio di scarpe da donna, rosse, tinte di rosso o da tingere sul momento. L'artista, Elina Chauvet, è testimone particolare della violenza di genere, e come lei coloro i quali vivono a Ciudad Juárez, città di frontiera nel nord del Messico, dove moltissime donne vengono stuprate dalle numerose gang criminali e centinaia assassinate e rapite sotto l'indifferenza del governo locale e federale, come denunciato dalle inchieste portate avanti dal 2001 da alcuni organismi internazionali. A Juárez, città che divora le sue figlie, è stato utilizzato per la prima volta il termine femminicidio ed è proprio nella città di Ciudad Juárez che l'installazione è stata realizzata per la prima volta, il 20 agosto 2009, con 33 paia di scarpe. Lo scopo ultimo dell'installazione è dunque quello di concentrare l'attenzione dei media e dei Governi sull'emergenza del problema della violenza di genere, perché si agisca concretamente per porre fine a questo fenomeno.