Territorio
Xylella: dopo dieci anni e oltre 500mln di euro spesi il batterio è ormai alle porte di Bari
Sono oltre 750mila gli ettari infestati in Puglia
Puglia - martedì 4 luglio 2023
8.45
"A distanza di quasi dieci anni dall'individuazione ufficiale della Xylella fastidiosa nel Salento, il pericoloso batterio ha raggiunto anche Putignano ed è ormai alle porte di Bari". Lo sottolinea il presidente della Copagri Puglia Michele Palermo, evidenziando che "l'estensione dell'infezione è passata dai 270mila ettari del 2015, quando era stata dichiarata infetta l'intera provincia di Lecce, agli attuali oltre 750mila ettari, con una costante e preoccupante crescita esponenziale che dà la misura dell'inadeguatezza delle azioni di volta in volta attuate per tentare di contrastare l'avanzata del vettore".
"Nel frattempo - ricorda Palermo - sono stati impegnati oltre 500 milioni di euro derivante dalla Legge 44/2019, dal PSR e dai contratti di programma, senza contare gli indennizzi previsti dal DLgs. 102/2004, i quali hanno avuto una deroga che ha portato le indennità compensative da una tantum a tre anni"
"Gli effetti di questi interventi sul territorio stentano a vedersi e c'è sempre più bisogno di fare chiarezza; vorremo evitare che questi interventi si tramutino in una sorta di rendita fondiaria a favore di pochi, senza effettive ricadute sui territori, che nel frattempo in alcuni casi hanno visto più che dimezzarsi il valore fondiario degli uliveti", prosegue il presidente, secondo cui "l'attuale estensione dell'infezione ci impone di cambiare passo e acquisire una nuova e diversa consapevolezza, partendo dal presupposto in base al quale è ormai necessario individuare delle forme di coesistenza con la presenza di queste specie 'aliene'".
"Crediamo sia necessario superare concettualmente la fase emergenziale e porci alcuni obiettivi fondamentali: puntare su azioni attive di prevenzione nelle aree indenni, quali l'introduzione di insetti predatori che contengono la sputacchina, nonché di vegetazione indenne capace di contenere le infezioni, previlegiando al contempo azioni di prevenzione strutturale che possono anche interessare le altre aree, oltre a trattamenti di prevenzione in grado di ridurre l'infezione. Il tutto ovviamente senza abbandonare gli abbattimenti previsti dalle leggi fitosanitarie", suggerisce Palermo, ricordando poi l'importanza di intervenire sulla manutenzione del verde e di recuperare i terreni incolti e abbandonati.
"La Xylella - aggiunge - si diffonde anche nei territori che hanno messo in atto le buone pratiche agronomiche, che hanno cioè eseguito lavori di concimazione, aratura, potatura, pulizia dei margini stradali e quant'altro; pertanto, vista la gravità della situazione e l'avanzamento dell'epidemia è urgente eseguire tutti i lavori necessari e obbligatori, oltre che nelle aree indenni, anche nelle zone infette e nelle aree cuscinetto, vigilando inoltre affinché queste pratiche vengano effettivamente messe in atto".
"Tanto altro si potrebbe dire, a partire dai risultati del Comitato scientifico costituito e dal fatto che nel Piano anti Xylella, approvato senza il necessario confronto con il partenariato, non sia stata resa obbligatoria l'aratura anche sulle aree indenni come chiesto dalla Copagri, ma la sintesi è che dopo dieci anni bisogna aggiornare le strategie da attuare, tracciando un serio e approfondito bilancio che permetta di capire cosa ha funzionato e cosa no, evitando però una inutile caccia alle streghe", conclude.
"Nel frattempo - ricorda Palermo - sono stati impegnati oltre 500 milioni di euro derivante dalla Legge 44/2019, dal PSR e dai contratti di programma, senza contare gli indennizzi previsti dal DLgs. 102/2004, i quali hanno avuto una deroga che ha portato le indennità compensative da una tantum a tre anni"
"Gli effetti di questi interventi sul territorio stentano a vedersi e c'è sempre più bisogno di fare chiarezza; vorremo evitare che questi interventi si tramutino in una sorta di rendita fondiaria a favore di pochi, senza effettive ricadute sui territori, che nel frattempo in alcuni casi hanno visto più che dimezzarsi il valore fondiario degli uliveti", prosegue il presidente, secondo cui "l'attuale estensione dell'infezione ci impone di cambiare passo e acquisire una nuova e diversa consapevolezza, partendo dal presupposto in base al quale è ormai necessario individuare delle forme di coesistenza con la presenza di queste specie 'aliene'".
"Crediamo sia necessario superare concettualmente la fase emergenziale e porci alcuni obiettivi fondamentali: puntare su azioni attive di prevenzione nelle aree indenni, quali l'introduzione di insetti predatori che contengono la sputacchina, nonché di vegetazione indenne capace di contenere le infezioni, previlegiando al contempo azioni di prevenzione strutturale che possono anche interessare le altre aree, oltre a trattamenti di prevenzione in grado di ridurre l'infezione. Il tutto ovviamente senza abbandonare gli abbattimenti previsti dalle leggi fitosanitarie", suggerisce Palermo, ricordando poi l'importanza di intervenire sulla manutenzione del verde e di recuperare i terreni incolti e abbandonati.
"La Xylella - aggiunge - si diffonde anche nei territori che hanno messo in atto le buone pratiche agronomiche, che hanno cioè eseguito lavori di concimazione, aratura, potatura, pulizia dei margini stradali e quant'altro; pertanto, vista la gravità della situazione e l'avanzamento dell'epidemia è urgente eseguire tutti i lavori necessari e obbligatori, oltre che nelle aree indenni, anche nelle zone infette e nelle aree cuscinetto, vigilando inoltre affinché queste pratiche vengano effettivamente messe in atto".
"Tanto altro si potrebbe dire, a partire dai risultati del Comitato scientifico costituito e dal fatto che nel Piano anti Xylella, approvato senza il necessario confronto con il partenariato, non sia stata resa obbligatoria l'aratura anche sulle aree indenni come chiesto dalla Copagri, ma la sintesi è che dopo dieci anni bisogna aggiornare le strategie da attuare, tracciando un serio e approfondito bilancio che permetta di capire cosa ha funzionato e cosa no, evitando però una inutile caccia alle streghe", conclude.