Religioni
Veglia pasquale nella Notte Santa, l'omelia del vescovo mons. Mansi
Ieri sera la celebrazione nella Chiesa Cattedrale di Andria
Andria - domenica 4 aprile 2021
La celebrazione della Veglia pasquale è il cuore della vita della Chiesa, è il cuore della nostra fede, per cui davvero quello che accade in questa notte è così grande, che, ad un certo punto, ci si accorge che le parole non bastano; per quanto potremmo dire belle parole, non riusciremmo a manifestare in pienezza il mistero del Signore. Ed ecco che la Chiesa, per annunciare il mistero della Pasqua si fa aiutare da alcuni segni perché certe volte i segni dicono di più delle parole; i segni provocano delle suggestioni, delle sensazioni, delle emozioni.
Proviamo per esempio a raccontarci un po' il segno della luce, la prima parte della nostra celebrazione: chi di noi non ha sentito un certo fremito nel cuore nel momento in cui nel buio totale dell'assemblea abbiamo visto quella luce, la luce del cero? "Cristo, luce del mondo": due parole ma un effetto immenso, una luce che splende nelle tenebre. E abbiamo visto questa luce avanzare, sfondare le tenebre fino a che da questa luce del cero pian piano si sono accese le nostre luci e ciascuno ha dato luce all'altro. E nel giro di pochi minuti, la Chiesa non era più buia, ma era illuminata: tante candeline, una accanto all'altra, hanno fatto sì che davvero ad un certo punto abbiamo goduto della luce, si vedeva tutto.
Quando c'è buio stiamo male, abbiamo paura, non vediamo il volto del fratello Ma quando c'è la luce vediamo e riusciamo a vedere nel fratello, in chi ci sta accanto un volto, uno sguardo, un paio di occhi, una storia, una vita. E ci viene in mente subito la prima lettura, quando, leggendo l'antica creazione, abbiamo riscoperto la nostra vocazione, la nostra identità: immagine di Dio, figli di Dio. Che cosa stupenda! E poi, ad un certo punto, alla fine, quando abbiamo annunciato per la terza volta "Cristo, luce del mondo", ecco che la Chiesa si è davvero totalmente, pienamente illuminata. Chi non ha provato un'emozione in quel momento?
Ma poi l'altro segno: la Parola che Dio ci ha rivolto. La parola di Dio rischiara il cammino, ci fa capire chi siamo, chi dobbiamo essere, dove andiamo, ci fa capire che Dio è il nostro Dio. Bellissima, la lettura di Abramo: Quel sacrificio che doveva fare Isacco, lo farà Cristo sull'altare della croce. Fra poco un altro segno, l'acqua, l'acqua che dà vita, l'acqua che purifica, quell'acqua verrà ancora una volta aspersa su di noi, in ricordo del giorno in cui fummo battezzati. La notte della Pasqua gli antichi cristiani celebravano il battesimo; noi non sempre riusciamo a fare questo rito perché ci sono delle difficoltà oggettive. Riappropriamoci però del battesimo, di questo dono immenso che il Signore ci ha dato, la figliolanza sua, la partecipazione al mistero della morte e risurrezione di Cristo. Lasciamoci lavare da quest'acqua, lasciamoci inondare, lasciamoci irrigare nelle nostre aridità dalla potenza di quest'acqua divina, dalla grazia. E dunque dovremmo camminare veramente in una vita nuova, come ha detto San Paolo. Che ci manca? Non ci manca nulla, abbiamo tutto, abbiamo grazia in abbondanza, cascate di grazia. E l'ultimo segno alla fine, il pane e il vino sull'altare, l'Eucaristia, ancora una volta. Vedete quanti segni! I segni, accompagnati dalle parole, ci ricordano questa verità straordinaria: il Signore è con noi, non ci abbandona, ci salva!
Marco ci ha raccontato che le donne andarono al sepolcro la mattina presto, lo trovarono scoperchiato e poi un angelo: "Chi cercate? Gesù? No, non è qui. Andate dagli apostoli e dite che è risorto e vadano in Galilea, là lo vedranno". Che strano! I discepoli per vederlo devono andare in Galilea. Cos'è questa storia della Galilea? Che significa? È un segno anche questo, è più teologia che geografia. La Galilea al tempo di Gesù era una regione di confine, potremo dire oggi, depressa, era regione di povertà, E allora Gesù che dice: Dovete andare in Galilea. Là mi trovate". Vuol dire che per trovare il Risorto lo dobbiamo andare a cercare sulle strade del mondo, è lì che Gesù si manifesta. Gesù dice: "Là mi vedrete! Cioè, quando mi verrete a cercare sulle strade del mondo, vi accorgerete che io sono arrivato prima di voi e vi aspetto e sto trasformando l'umanità". Noi crediamo di portare il Risorto agli altri e ci accorgiamo invece che il Risorto è già andato, però ci aspetta, dobbiamo andare perché la vita, la risurrezione è sulle strade, non è solo nei templi.
Non pensiamo che abbiamo fatto Pasqua perché siamo venuti a messa la notte di Pasqua. Per niente! Siamo venuti a celebrare una fede, ma questa fede poi la dobbiamo vivere. Gesù ci manda in Galilea. Proviamo a pensare: qual è la nostra Galilea? La nostra Galilea è la casa, è la moglie, sono i figli; la nostra Galilea è il lavoro, i colleghi, gli amici, i capi, i sudditi, per noi uomini di chiesa, i confratelli. E allora, facciamo Pasqua, fratelli! Facciamola veramente!
Proviamo per esempio a raccontarci un po' il segno della luce, la prima parte della nostra celebrazione: chi di noi non ha sentito un certo fremito nel cuore nel momento in cui nel buio totale dell'assemblea abbiamo visto quella luce, la luce del cero? "Cristo, luce del mondo": due parole ma un effetto immenso, una luce che splende nelle tenebre. E abbiamo visto questa luce avanzare, sfondare le tenebre fino a che da questa luce del cero pian piano si sono accese le nostre luci e ciascuno ha dato luce all'altro. E nel giro di pochi minuti, la Chiesa non era più buia, ma era illuminata: tante candeline, una accanto all'altra, hanno fatto sì che davvero ad un certo punto abbiamo goduto della luce, si vedeva tutto.
Quando c'è buio stiamo male, abbiamo paura, non vediamo il volto del fratello Ma quando c'è la luce vediamo e riusciamo a vedere nel fratello, in chi ci sta accanto un volto, uno sguardo, un paio di occhi, una storia, una vita. E ci viene in mente subito la prima lettura, quando, leggendo l'antica creazione, abbiamo riscoperto la nostra vocazione, la nostra identità: immagine di Dio, figli di Dio. Che cosa stupenda! E poi, ad un certo punto, alla fine, quando abbiamo annunciato per la terza volta "Cristo, luce del mondo", ecco che la Chiesa si è davvero totalmente, pienamente illuminata. Chi non ha provato un'emozione in quel momento?
Ma poi l'altro segno: la Parola che Dio ci ha rivolto. La parola di Dio rischiara il cammino, ci fa capire chi siamo, chi dobbiamo essere, dove andiamo, ci fa capire che Dio è il nostro Dio. Bellissima, la lettura di Abramo: Quel sacrificio che doveva fare Isacco, lo farà Cristo sull'altare della croce. Fra poco un altro segno, l'acqua, l'acqua che dà vita, l'acqua che purifica, quell'acqua verrà ancora una volta aspersa su di noi, in ricordo del giorno in cui fummo battezzati. La notte della Pasqua gli antichi cristiani celebravano il battesimo; noi non sempre riusciamo a fare questo rito perché ci sono delle difficoltà oggettive. Riappropriamoci però del battesimo, di questo dono immenso che il Signore ci ha dato, la figliolanza sua, la partecipazione al mistero della morte e risurrezione di Cristo. Lasciamoci lavare da quest'acqua, lasciamoci inondare, lasciamoci irrigare nelle nostre aridità dalla potenza di quest'acqua divina, dalla grazia. E dunque dovremmo camminare veramente in una vita nuova, come ha detto San Paolo. Che ci manca? Non ci manca nulla, abbiamo tutto, abbiamo grazia in abbondanza, cascate di grazia. E l'ultimo segno alla fine, il pane e il vino sull'altare, l'Eucaristia, ancora una volta. Vedete quanti segni! I segni, accompagnati dalle parole, ci ricordano questa verità straordinaria: il Signore è con noi, non ci abbandona, ci salva!
Marco ci ha raccontato che le donne andarono al sepolcro la mattina presto, lo trovarono scoperchiato e poi un angelo: "Chi cercate? Gesù? No, non è qui. Andate dagli apostoli e dite che è risorto e vadano in Galilea, là lo vedranno". Che strano! I discepoli per vederlo devono andare in Galilea. Cos'è questa storia della Galilea? Che significa? È un segno anche questo, è più teologia che geografia. La Galilea al tempo di Gesù era una regione di confine, potremo dire oggi, depressa, era regione di povertà, E allora Gesù che dice: Dovete andare in Galilea. Là mi trovate". Vuol dire che per trovare il Risorto lo dobbiamo andare a cercare sulle strade del mondo, è lì che Gesù si manifesta. Gesù dice: "Là mi vedrete! Cioè, quando mi verrete a cercare sulle strade del mondo, vi accorgerete che io sono arrivato prima di voi e vi aspetto e sto trasformando l'umanità". Noi crediamo di portare il Risorto agli altri e ci accorgiamo invece che il Risorto è già andato, però ci aspetta, dobbiamo andare perché la vita, la risurrezione è sulle strade, non è solo nei templi.
Non pensiamo che abbiamo fatto Pasqua perché siamo venuti a messa la notte di Pasqua. Per niente! Siamo venuti a celebrare una fede, ma questa fede poi la dobbiamo vivere. Gesù ci manda in Galilea. Proviamo a pensare: qual è la nostra Galilea? La nostra Galilea è la casa, è la moglie, sono i figli; la nostra Galilea è il lavoro, i colleghi, gli amici, i capi, i sudditi, per noi uomini di chiesa, i confratelli. E allora, facciamo Pasqua, fratelli! Facciamola veramente!