Uomo unico ed insostituibile: l'idea cara a Lejeune in mostra
Uomo unico ed insostituibile: l'idea cara a Lejeune in mostra
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Uomo unico ed insostituibile: l'idea cara a Lejeune in mostra

Conclusa l'esposizione all'interno del Chiostro di San Francesco ad Andria

Conclusa domenica 23 novembre, la mostra fotografica dedicata a Jérôme Lejeune, fondatore della genetica clinica. L'esposizione, promossa dal Banco di Solidarietà in collaborazione con il Centro Culturale di Andria e l'OdV "Il Ponte" oltre che ad esser finanziata dal C.S.V. "San Nicola", ha visto la partecipazione di numerose scolaresche oltre a persone di ogni età. Titolo eloquente era "Che cos'è l'uomo. Perché te ne ricordi? Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune". Uno sguardo sulla natura umana ed un'indagine su quelle che sono tematiche etiche di strettissima attualità. Le più recenti acquisizioni della biologia evoluzionista, infatti, rendono difficile pensare ai viventi, e soprattutto all'uomo, come a esseri totalmente determinati dai geni. Riaffiora l'idea, cara a Lejeune, che ogni uomo sia "unico" e "insostituibile" e come tale vada guardato.

«E' una mostra importante quella che abbiamo voluto portare qui ad Andria - dice Mario Barchetta, Segretario del Centro Culturale di Andria - il motivo è semplice ed è la ricorrenza dei vent'anni dalla scomparsa Jérôme Lejeune, una figura di fama internazionale ed è ricordato dalla medicina per aver messo in relazione la sindrome di down con i geni. Ha sostanzialmente scoperto che la sindrome di down è una malattia genetica. Ma non è solo questa la motivazione. Crediamo, in particolare, che la figura di Lejeune sia ricordata soprattutto per la grande statura umana. Quando lo stesso Lejeune si è reso conto di aver fatto una scoperta di grandissima importanza ha deciso di sposare appieno la causa e difendere a spada tratta i bambini affetti dalla sindrome di down. Nel '69, per esempio, ha avuto il coraggio, di fronte all'assise internazionale che gli stava consegnando l'Oscar della genetica, di affermare che i bambini con la sindrome di down sono persone ed essere umani e non un ammasso di cellule. Per questo ha perso il premio Nobel».

Una mostra che ha avuto ampia affluenza soprattutto da parte delle scolaresche: «I ragazzi si sono dimostrati molto interessati - ci ha detto Mario Barchetta - tante le visite guidate effettuate da scolaresche di medie e superiori. Interesse non solo per l'aspetto scientifico di cui parliamo in modo marginale, ma soprattutto per la figura umana. Teniamo presente che oggi è molto più semplice accompagnare in un percorso di vita delle persone affette dalla sindrome di down. Nel '59, purtroppo, erano considerate solo persone di serie B».
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