
Attualità
«Uomini liberi e forti»: oggi il 39° anniversario della morte di Igino Giordani
Riflessioni a cura di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria
Andria - giovedì 18 aprile 2019
Il 18 aprile del 1980 – a Rocca di Papa – moriva il Servo di Dio Igino Giordani, una delle figure più rappresentative del Novecento per la cultura italiana e per la Chiesa universale. Ha testimoniato negli scritti e con la vita una fede appassionata in Dio e un amore intelligente per la città dell'uomo. Nato da famiglia artigiana, sposato e con quattro figli, ha esercitato varie professioni: da "muratorino" aiutante di suo padre ad insegnante, bibliotecario in Vaticano, oratore, politico, giornalista: ma la sua attività fondamentale è stata quella di scrittore di libri, che lo fecero conoscere e apprezzare in Italia e fuori dai suoi confini.
Si deve a Chiara Lubich l'affermazione secondo cui «se su tutti i punti della terra il Vangelo scomparisse, il cristiano dovrebbe essere tale che chi lo vede vivere potrebbe riscrivere il Vangelo».
E mi commuove profondamente essere fra le molte persone che ringraziano Dio per aver conosciuto Igino Giordani, un cristiano che risponde pienamente a questo profilo.
Assetato di Dio sin dall'infanzia, ma chiamato a vivere in mezzo al mondo, ha scoperto un modo d'accedere all'Eterno, modo sicuro forse come nessun altro. Si trattava – così lo descriveva – di tre tappe, quasi tre punti di un triangolo: io, il fratello, Dio. Era infatti convinto che avrebbe raggiunto Dio amando il fratello, attraverso il fratello, servendo tutti quei fratelli che incontrava durante le sue giornate. E così fece ed arrivò tanto in alto.
Ancora Chiara Lubich, parlando di lui, a conclusione di un suo discorso commentava: «Noi pensiamo che, tra i tanti traguardi raggiunti nella sua vita, vi sia anche quello della santità, perché anche questo è stato Igino Giordani: un vero seguace di Cristo, un uomo di Dio».
E commuove, altresì, che il 18 aprile – 39° anniversario della morte di Igino Giordani – ci riporta a quell'appello "ai liberi e forti" di sturziana memoria (eravamo nel 1919, -esattamente un secolo fa, tempi durissimi-!), e ci fa sperare che emergano dalla società civile nuovi leader, liberi e forti, appunto, che sappiano propugnare, come diceva Sturzo, «nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà», sviluppando «le energie spirituali e materiali della gente», visto che le organizzazioni politiche e sociali fanno fatica a rinnovarsi, a far emergere leader che, invece di riprodurre a menadito un pensiero politicamente corretto e attento solo alla conservazione, sappiano anche guardare lontano, abbiano cioè una reale capacità profetica.
Infine, come non ripensare commossi, in questo 39° anniversario, al posto di rilievo che Igino Giordani occupa – sin dal 1924-1925 – nella realizzazione del sogno di una Europa unita, una Europa che – dopo aver vissuto momenti di splendore e di crescita – pare giunta a un momento decisivo della sua esistenza.
18 aprile 1980 – 18 aprile 2019: che il Servo di Dio Igino Giordani ci aiuti ad essere trasformati dalla forza evangelica che animò la sua vita e tutti ci sentiamo chiamati a rispondere alle sfide del nostro tempo, a lavorare per una Nuova Umanità.
Si deve a Chiara Lubich l'affermazione secondo cui «se su tutti i punti della terra il Vangelo scomparisse, il cristiano dovrebbe essere tale che chi lo vede vivere potrebbe riscrivere il Vangelo».
E mi commuove profondamente essere fra le molte persone che ringraziano Dio per aver conosciuto Igino Giordani, un cristiano che risponde pienamente a questo profilo.
Assetato di Dio sin dall'infanzia, ma chiamato a vivere in mezzo al mondo, ha scoperto un modo d'accedere all'Eterno, modo sicuro forse come nessun altro. Si trattava – così lo descriveva – di tre tappe, quasi tre punti di un triangolo: io, il fratello, Dio. Era infatti convinto che avrebbe raggiunto Dio amando il fratello, attraverso il fratello, servendo tutti quei fratelli che incontrava durante le sue giornate. E così fece ed arrivò tanto in alto.
Ancora Chiara Lubich, parlando di lui, a conclusione di un suo discorso commentava: «Noi pensiamo che, tra i tanti traguardi raggiunti nella sua vita, vi sia anche quello della santità, perché anche questo è stato Igino Giordani: un vero seguace di Cristo, un uomo di Dio».
E commuove, altresì, che il 18 aprile – 39° anniversario della morte di Igino Giordani – ci riporta a quell'appello "ai liberi e forti" di sturziana memoria (eravamo nel 1919, -esattamente un secolo fa, tempi durissimi-!), e ci fa sperare che emergano dalla società civile nuovi leader, liberi e forti, appunto, che sappiano propugnare, come diceva Sturzo, «nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà», sviluppando «le energie spirituali e materiali della gente», visto che le organizzazioni politiche e sociali fanno fatica a rinnovarsi, a far emergere leader che, invece di riprodurre a menadito un pensiero politicamente corretto e attento solo alla conservazione, sappiano anche guardare lontano, abbiano cioè una reale capacità profetica.
Infine, come non ripensare commossi, in questo 39° anniversario, al posto di rilievo che Igino Giordani occupa – sin dal 1924-1925 – nella realizzazione del sogno di una Europa unita, una Europa che – dopo aver vissuto momenti di splendore e di crescita – pare giunta a un momento decisivo della sua esistenza.
18 aprile 1980 – 18 aprile 2019: che il Servo di Dio Igino Giordani ci aiuti ad essere trasformati dalla forza evangelica che animò la sua vita e tutti ci sentiamo chiamati a rispondere alle sfide del nostro tempo, a lavorare per una Nuova Umanità.