Commento
Una tomba particolare: in memoria di Beatrice Santacroce
Un monumento funebre con una importante storia legata alla nostra città raccontata dall'arch. Vincenzo Zito
Andria - mercoledì 27 novembre 2019
0.41
Inaugurato che fu il cimitero nel 1842, come si è visto in una precedente puntata (https://www.andriaviva.it/notizie/il-completamento-del-cimitero-e-la-realizzazione-delle-cappelle-gentilizie/ ) confraternite e famiglie della borghesia si affrettarono a richiedere al comune la concessione di suoli per la costruzione di cappelle private, suoli che secondo il progetto erano tutti disposti lungo il recinto del cimitero nella parte opposta all'ingresso e ai lati.
Tuttavia la costruzione di una cappella privata, sia pure piccola, comportava un onere che soltanto le famiglie più facoltose potevano permettersi. Per le famiglie meno facoltose, seppure abbienti, restava la possibilità di realizzare un tumulo, cioè una sepoltura singola nella terra sormontata da un piccolo monumento funebre. Per arrivare però a questa soluzione dovettero trascorrere parecchi anni.
In una precedente puntata (https://www.andriaviva.it/notizie/una-tomba-cimiteriale-contestata-niccolo-montenegro/ ) si è raccontata la vicenda del tumulo di Nicolò Montenegro, che nel 1879 mise in contrasto la Curia diocesana con l'Amministrazione comunale. Questa però non fu la prima di queste tombe, dal momento che la prima richiesta di un suolo per realizzare un tumulo era stata formulata dieci anni prima, nel 1868. A presentare una domanda di suolo per costruire un "tumuletto" nel Camposanto era stato l'architetto Federico Santacroce, un tecnico barlettano che prestava la propria opera in numerose opere pubbliche realizzate dal comune di Andria, come ha esaurientemente descritto l'arch. Teresa D'Avanzo nel suo lavoro "Federico Santacroce. L'attività dell'Architetto fra Andria e Barletta", Andria 1993. Dell'attività di questo architetto qui si menziona la direzione dei lavori per la costruzione dell'attuale facciata del palazzo comunale e la costruzione della nuova facciata della cattedrale, oggi purtroppo demolita nella parte sovrastante.
Il Santacroce aveva presentato un'istanza per costruire il suddetto "tumuletto" al fine di dare sepoltura a sua figlia Beatrice, ultima sopravissuta di una prole di ben sei figli, cinque dei quali deceduti in tenera età, ed infine anch'essa deceduta il 4 settembre 1868 all'età di appena 8 anni, 2 mesi e 19 giorni. La concessione dell'area necessaria avvenne il successivo 26 novembre.
La stele funeraria fatta collocare da Federico Santacroce sul tumulo della figlia riporta elementi decorativi del repertorio ottocentesco che si ispirano alle opere del famoso architetto settecentesco Giovanni Battista Piranesi: due torce rovesciate che simboleggiano la morte e due festoni che ornano il mezzobusto a bassorilievo della fanciulla (dal citato libro di Teresa D'Avanzo). Ma quello che rende particolare questo monumento è l'epigrafe che racconta il dolore di Federico e della moglie per la perdita di quest'ultima figlia dopo la prematura morte di altri cinque suoi fratelli.
Questo primo tumulo realizzato nel cimitero si trova a sinistra del viale di accesso, vicino la cappella comunale e fronteggia il tumulo di Nicolò Montenegro, posto successivamente.
Tuttavia la costruzione di una cappella privata, sia pure piccola, comportava un onere che soltanto le famiglie più facoltose potevano permettersi. Per le famiglie meno facoltose, seppure abbienti, restava la possibilità di realizzare un tumulo, cioè una sepoltura singola nella terra sormontata da un piccolo monumento funebre. Per arrivare però a questa soluzione dovettero trascorrere parecchi anni.
In una precedente puntata (https://www.andriaviva.it/notizie/una-tomba-cimiteriale-contestata-niccolo-montenegro/ ) si è raccontata la vicenda del tumulo di Nicolò Montenegro, che nel 1879 mise in contrasto la Curia diocesana con l'Amministrazione comunale. Questa però non fu la prima di queste tombe, dal momento che la prima richiesta di un suolo per realizzare un tumulo era stata formulata dieci anni prima, nel 1868. A presentare una domanda di suolo per costruire un "tumuletto" nel Camposanto era stato l'architetto Federico Santacroce, un tecnico barlettano che prestava la propria opera in numerose opere pubbliche realizzate dal comune di Andria, come ha esaurientemente descritto l'arch. Teresa D'Avanzo nel suo lavoro "Federico Santacroce. L'attività dell'Architetto fra Andria e Barletta", Andria 1993. Dell'attività di questo architetto qui si menziona la direzione dei lavori per la costruzione dell'attuale facciata del palazzo comunale e la costruzione della nuova facciata della cattedrale, oggi purtroppo demolita nella parte sovrastante.
Il Santacroce aveva presentato un'istanza per costruire il suddetto "tumuletto" al fine di dare sepoltura a sua figlia Beatrice, ultima sopravissuta di una prole di ben sei figli, cinque dei quali deceduti in tenera età, ed infine anch'essa deceduta il 4 settembre 1868 all'età di appena 8 anni, 2 mesi e 19 giorni. La concessione dell'area necessaria avvenne il successivo 26 novembre.
La stele funeraria fatta collocare da Federico Santacroce sul tumulo della figlia riporta elementi decorativi del repertorio ottocentesco che si ispirano alle opere del famoso architetto settecentesco Giovanni Battista Piranesi: due torce rovesciate che simboleggiano la morte e due festoni che ornano il mezzobusto a bassorilievo della fanciulla (dal citato libro di Teresa D'Avanzo). Ma quello che rende particolare questo monumento è l'epigrafe che racconta il dolore di Federico e della moglie per la perdita di quest'ultima figlia dopo la prematura morte di altri cinque suoi fratelli.
Questo primo tumulo realizzato nel cimitero si trova a sinistra del viale di accesso, vicino la cappella comunale e fronteggia il tumulo di Nicolò Montenegro, posto successivamente.