
Vita di città
Un monumento architettonico incompreso: lo stadio comunale di Andria
Una riflessione dello storico locale Antonio Di Gioia sul recente episodio di crollo avvenuto all'ingresso principale dell'impianto cittadino
Andria - sabato 29 maggio 2021
06.30
Il recente distacco di una grossa lastra dalla monumentale M dell'ingresso dello stadio comunale, fortunatamente senza conseguenze per le persone e la successiva messa in sicurezza anche delle sculture di discoboli e atleti che ornano l'ingresso dello stadio con asportazione di parti pericolanti, ha attirato l'attenzione, almeno la mia, sul valore artistico e monumentale di questa struttura architettonica.
Lo stadio, detto "degli Ulivi", presenta un ingresso monumentale a forma di M (emme) esplicito riferimento al duce Mussolini ed elementi scultorei di figure di atleti. I quattro angoli del muro perimetrale infine sono abbelliti, quasi "difesi", da altrettante aquile che reggono fasci littori. Queste caratteristiche architettoniche e scultoree connotano fortemente questo stadio, come opera costruita nel periodo fascista – mussoliniano, di cui, all'epoca, aveva un chiara valenza di manifesto politico-culturale per la città di Andria.
Questa forte connotazione di "manifesto" di un periodo storico italiano, quello fascista, oggetto poi di unanime condanna politico-culturale mondiale, nella opinione pubblica locale "colta" ha causato un atteggiamento di "oblio consapevole" , di elusione della esistenza di questa struttura. Gli storiografi locali di epoca contemporanea, come Riccardo Loconte e Pietro Petrarolo, nelle loro rispettive opere sulla città di Andria, risolvono il problema semplicemente ignorando l'argomento e non citando lo stadio comunale tra le opere pubbliche monumentali della città . Anche questo è un segno del loro tempo. Non solo. La costruzione, credo circa una trentina di anni fa, di una tribuna coperta per i "tifosi" del calcio con un sistema di orribili tiranti metallici, colorati di azzurro, come il colore delle maglie dell'Andria Fidelis, ha sfregiato la bellezza artistica di questo stadio.
Credo che sia giunto il momento di restituire a questa struttura sportiva il suo reale valore di opera architettonica ed artistica monumentale espressiva di un periodo storico, nazionale e cittadino, da tutelare e valorizzare. E' appena il caso di ricordare che l'arte nelle sue varie espressioni e realizzazioni, l'architettura in particolare, non rientra nelle categorie delle attività umane assoggettabili a giudizio morale o politico – ideologico, a meno che non si condivida un atteggiamento ideologico di tipo talebano.
Il monumento sportivo ha ormai poco meno di un secolo e necessita di attenzioni o quanto meno di manutenzione degli elementi scultorei ed architettonici più significativi. In realtà bisognerebbe rimuovere quelle strutture metalliche posticce che reggono la coperture della tribuna, ideate da chissà quale "illuminato" tecnico. Nelle more si potrebbero dipingerle di bianco con attenuazione dell'impatto visivo negativo dell'attuale azzurro. Tanto, cari tifosi, i campionati non si vincono con i colori.
Auspico che l'attuale Amministrazione comunale e l'Assessorato alla Cultura si faccia carico, se non è già avvenuto, di interessare la Soprintendenza Architettonica di competenza per la tutela di questo monumento, che deve entrare nell'elenco dei monumenti andriesi da salvaguardare, degno anche di fruizione turistica.
Lo stadio, detto "degli Ulivi", presenta un ingresso monumentale a forma di M (emme) esplicito riferimento al duce Mussolini ed elementi scultorei di figure di atleti. I quattro angoli del muro perimetrale infine sono abbelliti, quasi "difesi", da altrettante aquile che reggono fasci littori. Queste caratteristiche architettoniche e scultoree connotano fortemente questo stadio, come opera costruita nel periodo fascista – mussoliniano, di cui, all'epoca, aveva un chiara valenza di manifesto politico-culturale per la città di Andria.
Questa forte connotazione di "manifesto" di un periodo storico italiano, quello fascista, oggetto poi di unanime condanna politico-culturale mondiale, nella opinione pubblica locale "colta" ha causato un atteggiamento di "oblio consapevole" , di elusione della esistenza di questa struttura. Gli storiografi locali di epoca contemporanea, come Riccardo Loconte e Pietro Petrarolo, nelle loro rispettive opere sulla città di Andria, risolvono il problema semplicemente ignorando l'argomento e non citando lo stadio comunale tra le opere pubbliche monumentali della città . Anche questo è un segno del loro tempo. Non solo. La costruzione, credo circa una trentina di anni fa, di una tribuna coperta per i "tifosi" del calcio con un sistema di orribili tiranti metallici, colorati di azzurro, come il colore delle maglie dell'Andria Fidelis, ha sfregiato la bellezza artistica di questo stadio.
Credo che sia giunto il momento di restituire a questa struttura sportiva il suo reale valore di opera architettonica ed artistica monumentale espressiva di un periodo storico, nazionale e cittadino, da tutelare e valorizzare. E' appena il caso di ricordare che l'arte nelle sue varie espressioni e realizzazioni, l'architettura in particolare, non rientra nelle categorie delle attività umane assoggettabili a giudizio morale o politico – ideologico, a meno che non si condivida un atteggiamento ideologico di tipo talebano.
Il monumento sportivo ha ormai poco meno di un secolo e necessita di attenzioni o quanto meno di manutenzione degli elementi scultorei ed architettonici più significativi. In realtà bisognerebbe rimuovere quelle strutture metalliche posticce che reggono la coperture della tribuna, ideate da chissà quale "illuminato" tecnico. Nelle more si potrebbero dipingerle di bianco con attenuazione dell'impatto visivo negativo dell'attuale azzurro. Tanto, cari tifosi, i campionati non si vincono con i colori.
Auspico che l'attuale Amministrazione comunale e l'Assessorato alla Cultura si faccia carico, se non è già avvenuto, di interessare la Soprintendenza Architettonica di competenza per la tutela di questo monumento, che deve entrare nell'elenco dei monumenti andriesi da salvaguardare, degno anche di fruizione turistica.