Cronaca
Un appello: «Silenziatori per i condizionatori della biblioteca»
Un cittadino andriese scrive una lettera aperta al Sindaco di Andria: «i motori accesi 24 ore su 24». Nessuna pace e tranquillità dopo un delicato intervento a causa del rumore
Andria - giovedì 10 gennaio 2013
18.20
E' la cosiddetta «centrale termica» della nuovissima Biblioteca «G. Ceci» in Piazza Sant'Agostino ad Andria, posizionata sul terrazzo dello stabile adibito a polo culturale della città e che da un mese alimenta il condizionamento d'aria della struttura. All'interno della centrale vi sono, oltre alle caldaie, quattro grossi motori per i condizionatori, motori che ovviamente provocano un alto tasso di rumore nei dintorni. E' di oggi, dunque, una lettera appello di un cittadino andriese, Giuseppe Pistillo, che ha la propria abitazione che si affaccia sul terrazzo della Biblioteca stessa e suo malgrado ha il fastidioso rumore dei motori accesi 24 ore su 24 poichè non spenti neanche di notte. Una situazione aggravata dalla necessità di riposo del sig. Pistillo come spiega lui stesso nella lettera qui di seguito. A quei motori andrebbero applicati dei silenziatori e sopratutto sembra non esserci ancora neanche il collaudo. Nessun intento polemico, ma solo la volontà di sistemare la questione al più presto poichè il delicato intervento subito non permette di attendere oltre. Il giro degli uffici comunali, infatti, è stato un buco nell'acqua, ed allora carta e penna e lettera al Sindaco, Nicola Giorgino con un invito scritto a farsi una passeggiata nella sua abitazione:
«Egregio Sig. Sindaco, sono un cittadino andriese che come tutti si era rallegrato dell'apertura della nuova sede della biblioteca comunale. Ero lontano dalla mia città perché ricoverato in ospedale per un delicatissimo intervento e leggevo sui siti di informazione locale della imminente apertura di un nuovo ed importante contenitore locale. Ciò che ignoravo era quanto le sto per rappresentarLe.
Premetto che abito alle spalle della sede della nuova biblioteca comunale. Al mio ritorno, dopo aver ricevuto raccomandazioni dai medici dell'ospedale di condurre una vita all'insegna del riposo e della tranquillità, data la delicatezza dell'intervento al cervello subito, scopro che i progettisti della biblioteca avevano provveduto ad installare dei condizionatori di aria estremamente rumorosi in corrispondenza della mia camera da letto. È evidente che la raccomandazione ricevuta dai medici è stata ampiamente disattesa, non certo per colpa mia.
Cerco, quindi, di capire se ci sono quindi possibilità che questi condizionatori possano essere messi in condizione di creare meno rumori e meno esalazioni.
Comincio quindi il mio pellegrinaggio tra i vari uffici comunali preposti, almeno in teoria alla risoluzione dei problemi dei cittadini. Il mio giro ha avuto come risultato la raccolta di frasi carpite ai vari impiegati, frasi che in pratica confermavano che i condizionatori sono estremamente rumorosi, che necessitano di silenziatori, che è necessario addirittura il collaudo dei macchinari allocati quasi nella mia abitazione. Le scrivo questa lettera per descriverle la difficile situazione in cui vivo, ma anche per invitarla a porre rimedio ad una situazione che giorno per giorno diventa sempre meno tollerabile.
Vorrei sapere dagli uffici preposti se il rumore e le esalazioni di tali macchine possano essere considerati normalmente tollerabili. Premetto che non vorrei impelagarmi nelle lungaggini che caratterizzano la giustizia italiana, anche perché non sono alla ricerca di risarcimenti o altro, ma vorrei che l'amministrazione comunale tuteli i cittadini andriesi cercando di contemperare diversi interessi. La invito, pertanto, a casa mia per assicurarsi di persona che quanto le ho descritto, non è assolutamente frutto della mia fantasia. Nella speranza che il mio invito sia accettato, porgo distinti saluti».
«Egregio Sig. Sindaco, sono un cittadino andriese che come tutti si era rallegrato dell'apertura della nuova sede della biblioteca comunale. Ero lontano dalla mia città perché ricoverato in ospedale per un delicatissimo intervento e leggevo sui siti di informazione locale della imminente apertura di un nuovo ed importante contenitore locale. Ciò che ignoravo era quanto le sto per rappresentarLe.
Premetto che abito alle spalle della sede della nuova biblioteca comunale. Al mio ritorno, dopo aver ricevuto raccomandazioni dai medici dell'ospedale di condurre una vita all'insegna del riposo e della tranquillità, data la delicatezza dell'intervento al cervello subito, scopro che i progettisti della biblioteca avevano provveduto ad installare dei condizionatori di aria estremamente rumorosi in corrispondenza della mia camera da letto. È evidente che la raccomandazione ricevuta dai medici è stata ampiamente disattesa, non certo per colpa mia.
Cerco, quindi, di capire se ci sono quindi possibilità che questi condizionatori possano essere messi in condizione di creare meno rumori e meno esalazioni.
Comincio quindi il mio pellegrinaggio tra i vari uffici comunali preposti, almeno in teoria alla risoluzione dei problemi dei cittadini. Il mio giro ha avuto come risultato la raccolta di frasi carpite ai vari impiegati, frasi che in pratica confermavano che i condizionatori sono estremamente rumorosi, che necessitano di silenziatori, che è necessario addirittura il collaudo dei macchinari allocati quasi nella mia abitazione. Le scrivo questa lettera per descriverle la difficile situazione in cui vivo, ma anche per invitarla a porre rimedio ad una situazione che giorno per giorno diventa sempre meno tollerabile.
Vorrei sapere dagli uffici preposti se il rumore e le esalazioni di tali macchine possano essere considerati normalmente tollerabili. Premetto che non vorrei impelagarmi nelle lungaggini che caratterizzano la giustizia italiana, anche perché non sono alla ricerca di risarcimenti o altro, ma vorrei che l'amministrazione comunale tuteli i cittadini andriesi cercando di contemperare diversi interessi. La invito, pertanto, a casa mia per assicurarsi di persona che quanto le ho descritto, non è assolutamente frutto della mia fantasia. Nella speranza che il mio invito sia accettato, porgo distinti saluti».