Cronaca
Frode dell'olio: due andriesi in carcere e 14 ai domiciliari tra Puglia e Calabria
Tutelare consumatori, produttori e Made in Italy. Operazione Aliud pro olio della Finanza
Andria - giovedì 24 luglio 2014
12.29
Un giro d'affari da 100 milioni di euro, due andriesi in carcere menti di un sistema truffaldino che coinvolgeva Puglia, Calabria, Andalusia e la Città di Valencia. Sono 14, invece, gli indagati ristretti ai domiciliari con il preventivo sequestro di 5 aziende andriesi, tre di Corigliano Calabro in provincia di Cosenza, due di Petilia Policastro in provincia di Crotone e poi una a testa nelle città di Barletta, Bitonto, Erchie e Copertino in Puglia nonché Cassano allo Ionio e Santa Caterina dello Ionio in Calabria. E' il risultato dell'operazione "Aliud pro olio" che ha visto impegnati ben 104 finanzieri, 16 funzionari delle dogane di Salerno e Bari, 70 uomini dell'Ispettorato ICQRF anti frode, 32 autovetture ed un elicottero. L'operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani, ha visto l'attività centrale della Tenenza della Guardia di Finanza di Andria con indagini partite proprio dal controllo delle fatturazioni di diverse aziende nel campo olivicolo.
I due arrestati andriesi con misura detentiva in carcere, il 53enne Nicola Di Palma ed il 50enne Antonio Cassetta, sono stati individuati come le menti dei tre sodalizi criminali dediti allo stoccaggio di olio spagnolo commercializzato come olio 100% biologico ed italiano. L'olio spagnolo giungeva da tre aziende spagnole principalmente nel porto di Salerno ma, in alcuni casi anche a Bari, e veniva trasportato ad Andria dove, con un meccanismo puramente contabile ed attraverso un giro di fatturazioni attestanti fittizi approvvigionamenti di olio extravergine d'oliva, veniva "trasformato" in olio Biologico ed italiano. Dalle analisi svolte dagli ispettori del ICQRF (Ispettorato Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole), inoltre, è stata individuata anche la presenza di quantità di oli esausti ed oli di scarto provenienti da fritture ed utilizzati per confezionare scatolette di tonno. Difatto, l'organizzazione criminale, dettava i prezzi del mercato spacciando olio "Made in Italy" ad un costo nettamente inferiore rispetto a quello realmente necessario per la produzione olivicola locale. Un litro di olio spagnolo, infatti, veniva acquistato a 2 euro mentre per acquistare un litro di olio italiano vi è la necessità di spendere almeno 3,50 euro.
«Vi è un triplice danno - ha dichiarato il Procuratore della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo - il primo è nei confronti dei consumatori che non sanno l'esatta entità dell'olio che si ritrovano ad acquistare, il secondo è nei confronti dei produttori sani, la maggior parte, del nostro territorio che con grande fatica sono poi costretti a svendere un prodotto vero di qualità ed il terzo danno è al mercato ed al sistema biologico italiano che può contare una riconoscibilità nel mondo e con queste frodi perde la sua naturale forza e credibilità. Le indagini sono solo ad un punto iniziale e nei prossimi mesi vi saranno degli sviluppi». E' stato appurato, tra le altre cose, che alcune ditte calabresi usufruivano di contributi europei per la produzione e la commercializzazione dell'olio biologico pur non avendo neanche terreni sui quali produrre. Da un mese, poi, coinvolta anche la Procura di Siena nelle indagini, per via dell'approvvigionamento da parte delle aziende coinvolte, di diverse ditte toscane compiacenti e su cui continua il lavoro degli inquirenti.
Oltre i due arrestati vi sono altri cinque andriesi coinvolti a vario titolo tra cui associazione a delinquere, falsità ideologica, frode nel commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine, emissione di fatture di operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta e falsità in registri e notificazioni.
I due arrestati andriesi con misura detentiva in carcere, il 53enne Nicola Di Palma ed il 50enne Antonio Cassetta, sono stati individuati come le menti dei tre sodalizi criminali dediti allo stoccaggio di olio spagnolo commercializzato come olio 100% biologico ed italiano. L'olio spagnolo giungeva da tre aziende spagnole principalmente nel porto di Salerno ma, in alcuni casi anche a Bari, e veniva trasportato ad Andria dove, con un meccanismo puramente contabile ed attraverso un giro di fatturazioni attestanti fittizi approvvigionamenti di olio extravergine d'oliva, veniva "trasformato" in olio Biologico ed italiano. Dalle analisi svolte dagli ispettori del ICQRF (Ispettorato Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole), inoltre, è stata individuata anche la presenza di quantità di oli esausti ed oli di scarto provenienti da fritture ed utilizzati per confezionare scatolette di tonno. Difatto, l'organizzazione criminale, dettava i prezzi del mercato spacciando olio "Made in Italy" ad un costo nettamente inferiore rispetto a quello realmente necessario per la produzione olivicola locale. Un litro di olio spagnolo, infatti, veniva acquistato a 2 euro mentre per acquistare un litro di olio italiano vi è la necessità di spendere almeno 3,50 euro.
«Vi è un triplice danno - ha dichiarato il Procuratore della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo - il primo è nei confronti dei consumatori che non sanno l'esatta entità dell'olio che si ritrovano ad acquistare, il secondo è nei confronti dei produttori sani, la maggior parte, del nostro territorio che con grande fatica sono poi costretti a svendere un prodotto vero di qualità ed il terzo danno è al mercato ed al sistema biologico italiano che può contare una riconoscibilità nel mondo e con queste frodi perde la sua naturale forza e credibilità. Le indagini sono solo ad un punto iniziale e nei prossimi mesi vi saranno degli sviluppi». E' stato appurato, tra le altre cose, che alcune ditte calabresi usufruivano di contributi europei per la produzione e la commercializzazione dell'olio biologico pur non avendo neanche terreni sui quali produrre. Da un mese, poi, coinvolta anche la Procura di Siena nelle indagini, per via dell'approvvigionamento da parte delle aziende coinvolte, di diverse ditte toscane compiacenti e su cui continua il lavoro degli inquirenti.
Oltre i due arrestati vi sono altri cinque andriesi coinvolti a vario titolo tra cui associazione a delinquere, falsità ideologica, frode nel commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine, emissione di fatture di operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta e falsità in registri e notificazioni.