Commento
Tribuna stadio comunale: le puntualizzazioni dell'architetto Nicolamarino
Intervento del tecnico che realizzò l'attuale copertura retrostante l'ingresso monumentale
Andria - domenica 30 maggio 2021
6.54
Il recente intervento dello storico locale, dottor Antonio Di Gioia in merito allo stadio comunale "degli Ulivi", scaturito dall'improvviso distacco di una parte della lastra in pietra dell'ingresso monumentale, ha portato alla ribalta alcuni interventi realizzati nel corso degli anni su questa struttura sportiva. In replica ad un intervento dello stesso dottor Di Gioia circa la copertura realizzata delle tribune centrali dello stadio, ecco giungere le puntualizzazioni dell'architetto Francesco Nicolamarino, che negli anni '80 ne curò la realizzazione.
«Compito di uno storico che possa essere definito tale è quello di ricercare le fonti, andare alla radice dei fatti, raccontandoli in modo equilibrato e possibilmente asettico senza entrare nel merito distorcendo la realtà con opinioni personali, che determinerebbero non più il suo essere tale, ma rendendolo fazioso e di parte, spacciando per "storia" quella che invece è solo una sua visione delle cose.
Viviamo un'epoca dove in molti è forte il desiderio di apparire, di volere essere autoreferenziali. Ogni pretesto è buono per entrare nel merito di questioni delle quali si è privi della benché minima conoscenza delle cose e dei fatti. E' il caso del medico di base Antonio Di Gioia il quale, nel giro di poche settimane scivola nuovamente su argomenti dei quali è ignorante, non conoscendo e non approfondendo fatti e situazioni. Dopo aver dovuto fare un velocissimo dietrofront sulla ipotetica vendita, rivelatasi clamorosamente falsa, da parte del Comune del Palazzo Ducale con dovizia di improperi tesi a discreditare una classe politica a suo dire disattenta e poco legata alla storia cittadina e ad uno dei suoi simboli principali, oggi ci diletta con ulteriori inesattezze ed opinioni personali che con il ruolo di chi si professa "storico locale" hanno poco a che fare e che mistificano la realtà.
Prendendo spunto dal rovinoso distacco di una lastra in pietra del portale monumentale dello stadio "degli Ulivi", si dilunga in una disamina tutta propria. Che lo stadio, sia in uno stato di conservazione pessimo è evidente a tutti. Che su di esso da decenni non viene effettuata alcuna manutenzione è risaputo. Che da dieci anni il settore distinti è chiuso perché inagibile e minaccia crolli, senza che nessuno abbia mosso un dito, è un dato di fatto. Che però il nostro stadio sia un'opera artistica monumentale espressiva di un periodo storico, penso sia una affermazione ardita in quanto del periodo storico di riferimento, evidentemente caro al suddetto "storico locale", ha ben poco.
Il "Comunale" di Andria, oggi "Degli Ulivi", è una struttura sportiva (e quindi al servizio di atleti e tifosi) sviluppatasi in vari periodi storici, aggiungendo elementi a seconda della esigenza del periodo. Manca quindi di una unitarietà e di una fisionomia che possa caratterizzarne il periodo storico di appartenenza. Nei primi anni '40 il podestà fascista realizza il portale e le torri d'angolo con le aquile littorie (ormai scomparse). Negli anni successivi alla guerra grazie ai "cantieri di lavoro" per dare un minimo reddito ai disoccupati, vengono realizzate le murature perimetrali e le gradinate rettilinee in muratura di tribuna e distinti. Nel 1973 le gradonate di tribuna sono demolite e realizzate in cemento armato. Nel 1984 viene realizzata la tribuna centrale e la copertura metallica all'intera tribuna. Dal 1986 al 1990 vengono realizzate le curve, il manto erboso e l'impianto di illuminazione del terreno di gioco. Nel 1992 viene sopraelevata la tribuna con ponteggi metallici per aumentarne la capienza. Nel 1996 vengono ampliate le curve con il parterre e viene realizzata la recinzione in vetro fra campo e spalti. Nel 2000 viene installato, in occasione delle Universiadi, il tabellone elettronico. Risulta chiaro che gli storiografi locali degli anni sessanta non potevano parlare di qualcosa che non c'era e che di storico non aveva nulla. Da oltre venti anni più nulla. E' evidente comunque che l'impianto sportivo pur nella sua disomogeneità e disorganicità è la "casa dei tifosi" ed a tale scopo deve fungere ed ha funto, tanto che il "Degli Ulivi" è divenuto l'orgoglio di una città ed è stato teatro negli anni di importanti eventi calcistici fino ad ospitare la Nazionale.
Vorrei poter ricordare allo "storico locale" che si avventura in disquisizioni architettoniche con argomentazioni qualunquistiche, - che la struttura metallica che sostiene la copertura della tribuna è, come il manuale del restauro insegna, un intervento che deve essere chiaramente "leggibile" come intervento di rifunzionalizzazione (i recuperi ed i restauri conservati sono pieni di "interventi moderni" chiaramente leggibili);
- che l'architettura è fatta di "segni" e quella struttura con il suo colore azzurro è un segno che caratterizza e rende riconoscibile il nostro stadio;
- che l'architettura non si fa scimmiottando ed imitando falsi stilemi del passato, né tantomeno pitturando di bianco l'opera per "attenuare l'impatto visivo"(sic!);
- che quella struttura era, per l'epoca in cui fu realizzata 37 anni or sono, un'opera ingegneristica all'avanguardia per tecnica costruttiva, per originalità della soluzione e per materiali impiegati, tanto che alcuni anni dopo fu replicata identica per la realizzazione della copertura dello stadio Dall'Ara di Bologna, stadio ben più importante ed anch'esso con portale storico vincolato.
A proposito di vincoli, vorrei informare lo "storico locale" che il portale dello stadio "Degli Ulivi" è già vincolato dalla Soprintendenza da epoca successiva alla realizzazione della, a suo dire, tanto vituperata copertura».
«Compito di uno storico che possa essere definito tale è quello di ricercare le fonti, andare alla radice dei fatti, raccontandoli in modo equilibrato e possibilmente asettico senza entrare nel merito distorcendo la realtà con opinioni personali, che determinerebbero non più il suo essere tale, ma rendendolo fazioso e di parte, spacciando per "storia" quella che invece è solo una sua visione delle cose.
Viviamo un'epoca dove in molti è forte il desiderio di apparire, di volere essere autoreferenziali. Ogni pretesto è buono per entrare nel merito di questioni delle quali si è privi della benché minima conoscenza delle cose e dei fatti. E' il caso del medico di base Antonio Di Gioia il quale, nel giro di poche settimane scivola nuovamente su argomenti dei quali è ignorante, non conoscendo e non approfondendo fatti e situazioni. Dopo aver dovuto fare un velocissimo dietrofront sulla ipotetica vendita, rivelatasi clamorosamente falsa, da parte del Comune del Palazzo Ducale con dovizia di improperi tesi a discreditare una classe politica a suo dire disattenta e poco legata alla storia cittadina e ad uno dei suoi simboli principali, oggi ci diletta con ulteriori inesattezze ed opinioni personali che con il ruolo di chi si professa "storico locale" hanno poco a che fare e che mistificano la realtà.
Prendendo spunto dal rovinoso distacco di una lastra in pietra del portale monumentale dello stadio "degli Ulivi", si dilunga in una disamina tutta propria. Che lo stadio, sia in uno stato di conservazione pessimo è evidente a tutti. Che su di esso da decenni non viene effettuata alcuna manutenzione è risaputo. Che da dieci anni il settore distinti è chiuso perché inagibile e minaccia crolli, senza che nessuno abbia mosso un dito, è un dato di fatto. Che però il nostro stadio sia un'opera artistica monumentale espressiva di un periodo storico, penso sia una affermazione ardita in quanto del periodo storico di riferimento, evidentemente caro al suddetto "storico locale", ha ben poco.
Il "Comunale" di Andria, oggi "Degli Ulivi", è una struttura sportiva (e quindi al servizio di atleti e tifosi) sviluppatasi in vari periodi storici, aggiungendo elementi a seconda della esigenza del periodo. Manca quindi di una unitarietà e di una fisionomia che possa caratterizzarne il periodo storico di appartenenza. Nei primi anni '40 il podestà fascista realizza il portale e le torri d'angolo con le aquile littorie (ormai scomparse). Negli anni successivi alla guerra grazie ai "cantieri di lavoro" per dare un minimo reddito ai disoccupati, vengono realizzate le murature perimetrali e le gradinate rettilinee in muratura di tribuna e distinti. Nel 1973 le gradonate di tribuna sono demolite e realizzate in cemento armato. Nel 1984 viene realizzata la tribuna centrale e la copertura metallica all'intera tribuna. Dal 1986 al 1990 vengono realizzate le curve, il manto erboso e l'impianto di illuminazione del terreno di gioco. Nel 1992 viene sopraelevata la tribuna con ponteggi metallici per aumentarne la capienza. Nel 1996 vengono ampliate le curve con il parterre e viene realizzata la recinzione in vetro fra campo e spalti. Nel 2000 viene installato, in occasione delle Universiadi, il tabellone elettronico. Risulta chiaro che gli storiografi locali degli anni sessanta non potevano parlare di qualcosa che non c'era e che di storico non aveva nulla. Da oltre venti anni più nulla. E' evidente comunque che l'impianto sportivo pur nella sua disomogeneità e disorganicità è la "casa dei tifosi" ed a tale scopo deve fungere ed ha funto, tanto che il "Degli Ulivi" è divenuto l'orgoglio di una città ed è stato teatro negli anni di importanti eventi calcistici fino ad ospitare la Nazionale.
Vorrei poter ricordare allo "storico locale" che si avventura in disquisizioni architettoniche con argomentazioni qualunquistiche, - che la struttura metallica che sostiene la copertura della tribuna è, come il manuale del restauro insegna, un intervento che deve essere chiaramente "leggibile" come intervento di rifunzionalizzazione (i recuperi ed i restauri conservati sono pieni di "interventi moderni" chiaramente leggibili);
- che l'architettura è fatta di "segni" e quella struttura con il suo colore azzurro è un segno che caratterizza e rende riconoscibile il nostro stadio;
- che l'architettura non si fa scimmiottando ed imitando falsi stilemi del passato, né tantomeno pitturando di bianco l'opera per "attenuare l'impatto visivo"(sic!);
- che quella struttura era, per l'epoca in cui fu realizzata 37 anni or sono, un'opera ingegneristica all'avanguardia per tecnica costruttiva, per originalità della soluzione e per materiali impiegati, tanto che alcuni anni dopo fu replicata identica per la realizzazione della copertura dello stadio Dall'Ara di Bologna, stadio ben più importante ed anch'esso con portale storico vincolato.
A proposito di vincoli, vorrei informare lo "storico locale" che il portale dello stadio "Degli Ulivi" è già vincolato dalla Soprintendenza da epoca successiva alla realizzazione della, a suo dire, tanto vituperata copertura».