Religioni
Terremoto, da Andria la donazione dei rifugiati politici e dei profughi
Questa sera la messa in ricordo delle vittime della tragedia
Andria - mercoledì 31 agosto 2016
2.10
Oggi, mercoledì 31 agosto alle ore 19.30, la Casa di Accoglienza "Santa Maria Goretti" della Diocesi di Andria, in via Quarti 11, con la partecipazione degli ospiti delle Case Famiglia, dei richiedenti asilo politico e protezione internazionale, ricorderanno le vittime del terremoto che ha colpito le popolazioni del centro Italia. Presiederà l'eucaristia monsignor Luigi Mansi, vescovo della Diocesi di Andria.
L'iniziativa è stata fortemente voluta dai richiedenti protezione internazionale del servizio Sprar ospiti presso la casa "S. Croce-R. Livatino" e dai profughi, ospiti delle strutture di accoglienza, che hanno deciso di devolvere a favore degli sfollati il pocket money - la piccola somma che viene assegnata ai rifugiati per le spese personali. Si sono uniti a questa proposta anche gli ospiti delle varie case famiglia presenti sul territorio andriese come anche i volontari e i collaboratori.
«E' sorprendete - ha detto Don Geremia Acri - vedere come il dolore unisce e realizza al tempo stesso quello che potremmo definire "l'ecumenismo della solidarietà", che supera ogni differenza di religione, di etnia e di cultura. Ed è così che ancora una volta scopriamo che la storia ci precede e che altri anticipano con gesti concreti quel futuro che noi con fatica riusciamo a scorgere».
L'iniziativa è stata fortemente voluta dai richiedenti protezione internazionale del servizio Sprar ospiti presso la casa "S. Croce-R. Livatino" e dai profughi, ospiti delle strutture di accoglienza, che hanno deciso di devolvere a favore degli sfollati il pocket money - la piccola somma che viene assegnata ai rifugiati per le spese personali. Si sono uniti a questa proposta anche gli ospiti delle varie case famiglia presenti sul territorio andriese come anche i volontari e i collaboratori.
«E' sorprendete - ha detto Don Geremia Acri - vedere come il dolore unisce e realizza al tempo stesso quello che potremmo definire "l'ecumenismo della solidarietà", che supera ogni differenza di religione, di etnia e di cultura. Ed è così che ancora una volta scopriamo che la storia ci precede e che altri anticipano con gesti concreti quel futuro che noi con fatica riusciamo a scorgere».