Cronaca
Tangenti per appalti case popolari, assolto l'imprenditore Mazzitelli
Il fatto non costituisce reato. La sentenza è stata emessa lo scorso 18 dicembre
Andria - venerdì 31 gennaio 2020
10.10
Il Tribunale di Bari ha assolto "perché il fatto non costituisce reato" l'imprenditore barese Dante Mazzitelli, imputato con l'accusa di corruzione nel processo su un presunto giro di tangenti in cambio di appalti dell'Arca Puglia, l'Agenzia regionale che gestisce le case popolari, costituita parte civile. Mazzitelli fu destinatario nel dicembre 2017 di una misura cautelare interdittiva nell'ambito dell'inchiesta che portò all'arresto di altre quattro persone, tra le quali l'ex direttore generale generale dell'Arca Puglia, Sabino Lupelli, che nei mesi scorsi ha patteggiato la pena (come tutti gli altri). Mazzitelli, difeso dall'avvocato Nicola Quaranta, era accusato di aver corrotto l'allora dg regalandogli un orologio con l'obiettivo di velocizzare un pagamento relativo ad un appalto per la realizzazione di alloggi di Edilizia residenziale pubblica a Carbonara (Bari).
L'episodio dell'orologio, stimato dalla Guardia di Finanza del valore di 20mila euro, fu immortalato da un video e diffuso come prova della presunta corruzione.
Mazzitelli, già durante l'udienza preliminare, negò che quell'orologio ("del valore di 95 euro", disse) servisse ad ottenere favori da Lupelli, perché il pagamento era "legittimamente dovuto e avvenuto con oltre 6 mesi di ritardo". Per lui l'accusa, rappresentata dal pm Savina Toscani, aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione. "Ho perso due anni di vita - ha commentato
Mazzitelli dopo la sentenza - ma sono stato sempre sicuro, come ho detto sin dal primo giorno, che alla fine la verità si sarebbe affermata. Per questo motivo sono stato l'unico degli imputati a
scegliere il dibattimento, mentre gli altri hanno optato per il patteggiamento".
L'episodio dell'orologio, stimato dalla Guardia di Finanza del valore di 20mila euro, fu immortalato da un video e diffuso come prova della presunta corruzione.
Mazzitelli, già durante l'udienza preliminare, negò che quell'orologio ("del valore di 95 euro", disse) servisse ad ottenere favori da Lupelli, perché il pagamento era "legittimamente dovuto e avvenuto con oltre 6 mesi di ritardo". Per lui l'accusa, rappresentata dal pm Savina Toscani, aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione. "Ho perso due anni di vita - ha commentato
Mazzitelli dopo la sentenza - ma sono stato sempre sicuro, come ho detto sin dal primo giorno, che alla fine la verità si sarebbe affermata. Per questo motivo sono stato l'unico degli imputati a
scegliere il dibattimento, mentre gli altri hanno optato per il patteggiamento".