Lampada votiva donata dall'artigiano del legno Giuseppe Marzano
Lampada votiva donata dall'artigiano del legno Giuseppe Marzano
Religioni

Sulla tomba del Venerabile Mons. Di Donna arde una nuova lampada votiva

Una particolare opera d'arte, donata dall'artigiano del legno Giuseppe Marzano ed inaugurata e benedetta dal Vescovo Mons. Luigi Mansi

Una pregevole lampada votiva interamente in legno, arde da qualche giorno nella cappella della chiesa Cattedrale, dove sono custodite le spoglie mortali del Venerabile Mons. Giuseppe Di Donna. Si tratta di un' opera d'arte, inaugurata e benedetta dal Vescovo di Andria, Mons. Luigi Mansi, lo scorso 25 marzo 2025, solennità dell'Annunciazione. La lampada votiva è il frutto della maestria dell'artigiano andriese Giuseppe Marzano, che ha così descritto l'opera artistica:
"L'ideazione di quest'opera risponde ad un'esigenza reale, quella di dare decoro alla tomba del Venerabile e insieme identificare simbolicamente la devozione della Diocesi e della comunità di Rutigliano. Si è scelto di realizzare l'opera in tre legni: quercia, ulivo e legno tenero (balsa). Dopo una consultazione con la committenza, ho proceduto lasciandomi ispirare dalla Parola di Dio. Ho adoperato la quercia, legno solido e compatto atto a sostenere, per la realizzazione dei piedi, tre come la SS. Trinità; il Venerabile era infatti un frate dell'Ordine Trinitario.
La quercia, inoltre, ci rimanda all'episodio biblico delle querce di Mamre (Gen. 18, 1-33) in cui Dio appare ad Abramo sottoforma di tre uomini, per la prima volta in forma trinitaria, ed annuncia al patriarca che di lì a un anno sua moglie Sara gli avrebbe dato un figlio, Isacco, per rispettare la promessa di una numerosa progenie.
Nello stesso luogo Abramo lotta con Dio per far risparmiare gli abitanti delle città di Sodoma e Gomorra. In definitiva a Mamre Dio parla con l'uomo, lotta con l'uomo e il suo cuore si fa vincere dall'uomo.
Per il fusto cilindrico del manufatto ho utilizzato un legno di ulivo, profumato e simbolo di pace. E' noto a tutti quanto il Venerabile fosse uomo di pace e di carità. Dopo la fase della tornitura, ho volutamente lasciato delle feritoie naturali del legno a memoria e simbolo della passione di Cristo. Un'antica preghiera recita infatti: "Intra vulnera tua absconde me" (nelle tue piaghe nascondimi, Signore).
Questo particolare rimanda allo Sposalizio della Croce pronunciato da Mons. Di Donna, il quale indossava una croce chiodata che quando recitava il mea culpa picchiava forte sul petto. Al centro della composizione campeggia scolpito a bassorilievo lo stemma araldico del Venerabile Vescovo con i colori originali, il cui motto recita: "Gloria tibi Trinitas et captivi libertas" (Gloria a te, Trinità, e libertà per gli schiavi), motto ispirato all'Ordine Trinitario.
Lateralmente al bassorilievo dello stemma araldico sono scolpite con la stessa tecnica due ramoscelli d'ulivo, a ricordo dell'episodio biblico in cui la colomba che annuncia a Noè la fine del diluvio gli porta nel becco un ramoscello d'ulivo e dell'episodio evangelico dell'ingresso di Cristo a Gerusalemme la domenica delle palme.
Inoltre il frutto dell'ulivo produce dalla sua molitura un olio pregiato, base per tutti i profumi e gli unguenti orientali, usato anche per gli oli santi ed anticamente per ungere gli atleti prima della lotta; lo stesso Gesù era chiamato il Cristo, che in greco vuol dire l'unto del Signore.
Chiude il manufatto un disco finalino di legno tenero con una chiodatura borchiata, a ricordo delle parole del Vangelo "se si tratta così il legno tenero, che avverrà del legno secco?".
Al di sopra dell'opera è alloggiata una realizzazione del ceramista M° Francesco La Forgia che ha realizzato in terracotta un tubulo panciuto e traforato che riprende nei simboli i tre momenti evangelici della passione, morte e risurrezione di Nostro Signore: le palme (ingresso a Gerusalemme), la croce (il Calvario), i festoni (la Risurrezione). All'interno del tubulo è posizionata una lampada di paraffina a cera liquida, simbolo di Cristo, luce del mondo.
Per concludere, permettetemi di lodare e ringraziare Dio per avermi scelto e dato la possibilità di realizzare quest'opera. Ringrazio, inoltre, don Gianni Agresti e la professoressa Maria Di Noia che mi hanno seguito nelle fasi di lavorazione, don Carmine, don Antonio Basile e tutti i devoti del Venerabile Mons. Di Donna della diocesi di Andria e di Rutigliano" – ha concluso Marzano.
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