Scuola e Lavoro
Studenti oppositivi e ribelli: il metodo Rossi all'istituto "Lotti-Umberto I"
Il dott. Stefano Rossi ha offerto spunti di riflessione su come orientarsi per essere “porto sicuro” per gli alunni
Andria - venerdì 11 novembre 2022
07.30
Quanto è difficile essere insegnanti oggi? Quanto è dura quella sfida che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare? Siamo davvero equipaggiati per farlo?
E' stato questo l'argomento di dibattito e confronto con il dott. Stefano Rossi, psicopedagogista tra i più noti in Italia e tra i massimi esperti di didattica cooperativa, classi difficili ed educazione emotiva di ragazzi e bambini. Rossi ha sistemizzato con il tempo il Metodo Rossi della Didattica cooperativa: un ecosistema di strumenti per ispirare, condurre ed insegnare nelle classi difficili del nuovo millennio. In un paio di incontri presso l'IISS "Lotti-Umberto I", Stefano Rossi, con grande empatia e professionalità, ha offerto spunti di riflessione su come orientarsi per essere "porto sicuro" per gli studenti, esposti ogni giorno al rischio di essere in un mare aperto di emozioni. In un mondo che corre veloce, in cui non si ha tempo per la cura «né a casa, dove mail e notifiche cannibalizzano il tempo della famiglia, né in classe, dove ciò che angoscia l'insegnante è il fanatismo della nozione e la corsa sul programma».
«Oggi è più difficile insegnare – ha sottolineato Rossi - perché in questi ultimi anni abbiamo assistito 'all'evaporazione della pedana' che rappresentava l'autorevolezza del docente. Oggi quella pedana non c'è più, né materialmente né simbolicamente. Nudo e naufrago, l'insegnante contemporaneo si ritrova disperso in un mondo che ha perso verticalità. Si ritrova nudo di fronte alla ingovernabilità delle emozioni degli studenti incapaci di essere velieri delle loro emozioni». Quali sono allora gli strumenti per un docente che vuole essere porto sicuro, caldo ed incoraggiante per accogliere le fragilità emotive dei propri studenti? «Il vostro compito coi ragazzi - ha rimarcato Rossi - in un mondo che trema, non è quello di insegnare né quello di educare, ma di prendervi cura di loro, col calore dell'empatia».
Ogni classe, ogni studente, ha un cervello cognitivo, quello dell'apprendimento e un cervello emotivo in cui abitano emozioni, sentimenti ma anche bisogni e conflitti. La chiave dell'empatia deve consentirci di costruire relazioni forti, relazioni che partono dal cuore, dal cervello emotivo e solo dopo sarà possibile lavorare con quello cognitivo. «Insegnare è un compito d'amore e il legame d'amore fonda e precede l'insegnamento. Puoi essere il migliore insegnante del pianeta, ma se non hai creato un legame d'amore con i ragazzi, loro spengono la telecamera».
«Il lavoro di insegnanti non è per tutti». Una provocazione forte, una risposta dura, quella del dott. Rossi, a quanti ancora credono che questo mestiere possa ridursi a una mera trasmissione di nozioni e che possa prescindere da quello sguardo empatico che consente di essere carezza e cura di cuori feriti. L'insegnante è chiamato oggi ad affrontare una sfida complessa, quella di aiutare i ragazzi a dare un nome a quelle emozioni che «vibrano e si gonfiano nell'incontro col mondo». Spesso non sanno riconoscerle, non sanno dar loro un nome, ed è proprio quell'analfabetismo emotivo che crea grandi ferite nel loro cervello emotivo. E quelle ferite spesso diventano «sassi scagliati con violenza contro l'altro o sassi che gravano come macigni sopra il loro stesso cuore».
A conclusione dell'incontro, il Dirigente Scolastico Prof. Annese Pasquale, ha ringraziato il dott. Rossi per la profonda sensibilità e la grande empatia con la quale ha offerto spunti di riflessione e confronto, ma soprattutto per aver aperto in ciascuno prospettive nuove che possano consentire di affrontare la grande sfida dell'educazione con qualche strumento in più e, magari, riuscire ad essere "coperta calda" per quei cuori fragili e feriti dalla vita. «Ora - sono le parole del Dirigente scolastico Pasquale Annese - si apre la partita più dura ed al contempo più stimolante. Applicare quelle tecniche relazionali e comunicative apprese durante il corso di formazione e verificarne l'efficacia con quell'empatia ed autorevolezza senza delle quali non può esistere la professione di docente».
E' stato questo l'argomento di dibattito e confronto con il dott. Stefano Rossi, psicopedagogista tra i più noti in Italia e tra i massimi esperti di didattica cooperativa, classi difficili ed educazione emotiva di ragazzi e bambini. Rossi ha sistemizzato con il tempo il Metodo Rossi della Didattica cooperativa: un ecosistema di strumenti per ispirare, condurre ed insegnare nelle classi difficili del nuovo millennio. In un paio di incontri presso l'IISS "Lotti-Umberto I", Stefano Rossi, con grande empatia e professionalità, ha offerto spunti di riflessione su come orientarsi per essere "porto sicuro" per gli studenti, esposti ogni giorno al rischio di essere in un mare aperto di emozioni. In un mondo che corre veloce, in cui non si ha tempo per la cura «né a casa, dove mail e notifiche cannibalizzano il tempo della famiglia, né in classe, dove ciò che angoscia l'insegnante è il fanatismo della nozione e la corsa sul programma».
«Oggi è più difficile insegnare – ha sottolineato Rossi - perché in questi ultimi anni abbiamo assistito 'all'evaporazione della pedana' che rappresentava l'autorevolezza del docente. Oggi quella pedana non c'è più, né materialmente né simbolicamente. Nudo e naufrago, l'insegnante contemporaneo si ritrova disperso in un mondo che ha perso verticalità. Si ritrova nudo di fronte alla ingovernabilità delle emozioni degli studenti incapaci di essere velieri delle loro emozioni». Quali sono allora gli strumenti per un docente che vuole essere porto sicuro, caldo ed incoraggiante per accogliere le fragilità emotive dei propri studenti? «Il vostro compito coi ragazzi - ha rimarcato Rossi - in un mondo che trema, non è quello di insegnare né quello di educare, ma di prendervi cura di loro, col calore dell'empatia».
Ogni classe, ogni studente, ha un cervello cognitivo, quello dell'apprendimento e un cervello emotivo in cui abitano emozioni, sentimenti ma anche bisogni e conflitti. La chiave dell'empatia deve consentirci di costruire relazioni forti, relazioni che partono dal cuore, dal cervello emotivo e solo dopo sarà possibile lavorare con quello cognitivo. «Insegnare è un compito d'amore e il legame d'amore fonda e precede l'insegnamento. Puoi essere il migliore insegnante del pianeta, ma se non hai creato un legame d'amore con i ragazzi, loro spengono la telecamera».
«Il lavoro di insegnanti non è per tutti». Una provocazione forte, una risposta dura, quella del dott. Rossi, a quanti ancora credono che questo mestiere possa ridursi a una mera trasmissione di nozioni e che possa prescindere da quello sguardo empatico che consente di essere carezza e cura di cuori feriti. L'insegnante è chiamato oggi ad affrontare una sfida complessa, quella di aiutare i ragazzi a dare un nome a quelle emozioni che «vibrano e si gonfiano nell'incontro col mondo». Spesso non sanno riconoscerle, non sanno dar loro un nome, ed è proprio quell'analfabetismo emotivo che crea grandi ferite nel loro cervello emotivo. E quelle ferite spesso diventano «sassi scagliati con violenza contro l'altro o sassi che gravano come macigni sopra il loro stesso cuore».
A conclusione dell'incontro, il Dirigente Scolastico Prof. Annese Pasquale, ha ringraziato il dott. Rossi per la profonda sensibilità e la grande empatia con la quale ha offerto spunti di riflessione e confronto, ma soprattutto per aver aperto in ciascuno prospettive nuove che possano consentire di affrontare la grande sfida dell'educazione con qualche strumento in più e, magari, riuscire ad essere "coperta calda" per quei cuori fragili e feriti dalla vita. «Ora - sono le parole del Dirigente scolastico Pasquale Annese - si apre la partita più dura ed al contempo più stimolante. Applicare quelle tecniche relazionali e comunicative apprese durante il corso di formazione e verificarne l'efficacia con quell'empatia ed autorevolezza senza delle quali non può esistere la professione di docente».