Anna Aloysi con Marco Piagentini, familiare di una delle vittime di Viareggio
Anna Aloysi con Marco Piagentini, familiare di una delle vittime di Viareggio
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Strage di Viareggio, associazione “Anna Aloysi”: «E’ vergognoso che siano stati prescritti gli omicidi colposi»

La sentenza emessa venerdì scorso dalla Corte di Cassazione sconvolge il sodalizio andriese

Dopo 11 anni e mezzo la Corte di Cassazione ha dichiarato prescritti gli omicidi colposi per la strage di Viareggio a seguito dell'esclusione dell'aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro. L'incidente ferroviario si verificò nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2009 alla stazione di Viareggio: l'esplosione a causa del gpl trasportato da un treno merci deragliato poco fuori dalla stazione invase i quartieri vicini allo scalo della città della Versilia.

La Cassazione ha assolto definitivamente perché il fatto non sussiste tutte le società coinvolte che a vario titolo si sono occupate di manutenzione e controllo sulla rete ferroviaria, sui dispositivi di sicurezza, sui vagoni (tra proprietà e ditte di manutenzione): Trenitalia, Rfi, Gatx Rail Austria, Gatx Rail Germania, Jungenthal Waggon, Mercitalia Rail.

Nel frattempo la sentenza sta destando tanta preoccupazione nei familiari dell'incidente ferroviario accaduto tra Andria-Corato nella mattina del 12 luglio 2016. Uno scontro che provocò la morte di 23 persone e il ferimento di altre 57. «È vergognoso che i reati nei confronti dei responsabili della strage di Viareggio siano stati dichiarati prescritti», dichiara Anna Aloysi, sorella di una delle vittime dell'incidente ferroviario nonché presidente dell'associazione "Anna Aloysi incidente ferroviario Andria-Corato 12 luglio 2016" e componente del comitato nazionale "Noi non dimentichiamo" di cui fanno parte anche i parenti delle vittime di Viareggio, «è ingiusto vedere la disperazione e i pianti di quelle persone che hanno avuto giustizia. Ho paura che la stessa cosa possa succedere anche nel processo pugliese ai responsabili della strage ferroviaria del 12 luglio 2016. Una strage», continua Anna Aloysi, «che è costata la vita a tante persone e tra quelle c'era anche mia sorella Maria. Temo che anche il processo in corso a Trani possa concludersi con una prescrizione. Così i responsabili non pagherebbero mai i loro errori. Sono trascorsi cinque anni da quella tragica giornata e il mio dolore, come quello degli altri parenti delle vittime, è ancora lì. Vivo come il primo giorno. Mia sorella Maria era così piena di vita e sorridente ed ora non c'è più per un errore. Spero che nessun imputato in questo processo venga scagionato per un cavillo e mi auguro che questo processo non finisca come quello di Viareggio. Chi ha sbagliato deve pagare e la giustizia deve essere celere a condannare le persone che hanno causato quelle morti. Perché la loro superficialità, la loro leggerezza», conclude, «ha ammazzato tutta quella gente. Se così non fosse mia sorella Maria e tutte le altre vittime non riposerebbero in pace».

Nel processo per l'incidente ferroviario del 12 luglio 2016 sono coinvolte 17 persone fisiche più la società Ferrotramviaria. Si tratta di dipendenti, dirigenti e vertici di Ferrotramviaria, di un dirigente del Ministero dei Trasporti e due direttori dell'Ustif di Puglia, Basilicata e Calabria (che si occupa delle linee ferroviarie in concessione), che rispondono, a vario titolo, dei reati di disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. Ferrotramviaria è imputata in qualità di persona giuridica per la responsabilità amministrativa nei reati contestati ai suoi dipendenti. Parti civili nel processo (solo nei confronti delle persone fisiche) la Regione Puglia, i Comuni di Corato, Andria e Ruvo di Puglia, alcune associazioni, parenti delle vittime e passeggeri sopravvissuti. Ferrotramviaria, Ministero dei Trasporti e Regione Puglia sono stati citati in qualità di responsabili civili.
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