Strada provinciale
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Strade provinciali trascurate e pericolose

La denuncia di Savino Montaruli: «Non aspettate la tragedia per intervenire»

La provocazione è di quelle forti, fortissime e proviene ancora una volta dall'associazione andriese "Io Ci Sono!", presieduta da Savino Montaruli. Proprio mentre ad Andria migliaia di cittadini, amici e parenti delle vittime silenziosamente attraversavano le vie della città per manifestare cordoglio per le vittime della strage dei treni del 12 luglio, il presidente di "Io Ci Sono!", impegnato in una missione con un gruppo di quaranta Operatori ambulanti concessionari di posteggio a Venosa, proprio mentre si recava nella città di Orazio Flacco, in auto con altri due colleghi sindacalisti, si imbatteva in un'avventura a dir poco impressionante.

Nel mentre l'Audi attraversava uno dei più conosciuti e frequentati tratti stradali della Provincia Bat cioè quello che collega le città di Andria e Barletta a quella di Canosa di Puglia e viceversa, un tratto stradale non solo percorso dai tantissimi agricoltori che in quell'area coltivano le proprie terre ma anche e soprattutto dai tantissimi turisti che, provenienti da Andria, da Barletta o da Canosa raggiungono proprio da quella strada provinciale le più note mete turistiche e storiche del territorio quindi Canne della Battaglia, le Strade dell'Olio, le più rinomate Aziende Agricole e Turistiche, Agriturismo di importanza nazionale, il Museo dell'Olio, il Museo del Confetto, il Santuario S. Maria dei Miracoli, Aziende vinicole, Masserie, Tenute storiche, Castel del Monte ed anche, nelle immediate vicinanze dell'incrocio più famoso del territorio che unisce le tre città, la discarica di San Procopio, quella che riceve anche i rifiuti pericolosi dell'Ilva di Taranto che non interessa agli andriesi perché si trova nel territorio di Barletta. Da quelle strade ci passano anche moltissimi lavoratori quindi agricoltori, ambulanti e turisti per recarsi anche nelle località balneari di Margherita di Savoia, del Gargano o area Sipontina.

Tornando alla disavventura dei tre sindacalisti andriesi proprio nel percorrere la Strada Provinciale 231 che conduce a Canosa di Puglia, ad un certo punto, a causa delle piogge che sono perdurate per soli pochi minuti il pomeriggio di quel giovedì 11 agosto 2016 il tratto stradale, in più punti ma particolarmente in alcuni specifici, è stato completamente inondato dai detriti composti principalmente da terra, trasportati dall'acqua piovana che dai terreni circostanti la strada cadevano a fiumi, come si può vedere nelle immagini e nei filmati realizzati in quel momento.

Cascate vere e proprie provenienti da quei terreni posti in altura rispetto al livello stradale quindi un fiume d'acqua infangata che man mano che si avvicinava alla strada provinciale acquistava sempre più velocità diventando sempre più pericoloso. Non solo, l'autovettura sulla quale viaggiava il Presidente ma anche alcune altre, anche di grossa cilindrata, che in quei minuti attraversavano il trafficato tratto stradale, avvertivano forte la spinta di quel fango, terra ed acqua che lateralmente spingevano quelle auto verso il ciglio della strada e la cosa più drammatica è che proprio al ciglio destro di quella strada, in direzione Canosa, in modo parallelo, senza alcuna protezione, senza il guard rail posizionato, invece, per un breve tratto sul lato opposto, esiste il famoso enorme canalone molto profondo pronto ad "inghiottire" quei veicoli qualora fossero stati ulteriormente spinti verso il baratro.

Fortunatamente, soprattutto grazie all'abilità e perizia del conducente ma anche alla potenza ed alla sicurezza dell'auto che trasportava i tre sindacalisti andriesi, si è evitato il peggio ma le riflessioni di Montaruli sono profonde e tutte da considerare con molta attenzione perché si parla, appunto, di sicurezza.

A tal proposito ha detto: «In quel momento abbiamo capito quanto questo territorio fosse fragile, trascurato e molto pericoloso. Se sul quel tratto di strada, in quel momento, fosse passato un pullman con passeggeri a bordo, magari un pullman neanche di ultima generazione e con qualche falla nel sistema di sicurezza, tipo quei pulmini che trasportano persone meno fortunate di noi che si recano nelle campagne per essere sfruttate dai caporali; se quel pullman o delle autovetture fossero state trasportate da quella cascata di detriti, di fango e di terra oggi quanti altri morti si piangerebbero? Perché manca una ricognizione seria e precisa di quei terreni in palese stato di dissesto idrogeologico, come si vede dalle immagini che parlano da sole?».

«Personalmente - ha continuato - non ho mai visto una cosa del genere su quelle che dovrebbero essere le strade del turismo e del lavoro nella Bat. Queste sono notizie di una certa importanza e delicatezza e forse anche di reato quindi mi aspetto che dopo quanto accaduto il 12 luglio non si attenda sempre e solo la denuncia o peggio la tragedia per intervenire. Intervenire preventivamente e soprattutto intervenire su quello che tutti sanno e che tutti vedono, prima di piangere i morti e di inchinarsi sulle loro bare, è un dovere civico, morale, istituzionale, amministrativo e umano. Se poi non si interviene perché non ci sono i fondi, perché non ci sono le possibilità economiche o forse manca solo la volontà di farlo allora significa che tutto ciò che finora abbiamo scritto sui nostri manifesti e che ripetiamo all'infinito è proprio vero: "La sicurezza? Dopo di tutto", anche sulle strade di una Provincia che ha lasciato questo in eredità, in tragica eredità», ha concluso il presidente.
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