Commento
Stadio comunale: prosegue il botta e risposta
Dopo le puntualizzazioni dell’architetto Nicolamarino arriva la controreplica dell’ex medico di base Di Gioia
Andria - lunedì 31 maggio 2021
6.05
Sullo stadio comunale "degli Ulivi", dopo le puntualizzazioni dell'architetto Francesco Nicolamarino ospitiamo stamane quelle dell'ex medico di base Antonio Di Gioia, con l'auspicio che questa vicenda, dopo i chiarimenti avvenuti in questi giorni possa considerarsi chiusa, almeno per quanto riguarda le nostre cronache giornalistiche.
«Caro Francesco, dopo aver letto le tue puntualizzazioni sull'argomento ho la necessità di fare alcune generiche precisazioni. Le puntualizzazioni contenute soprattutto nella prima parte del tuo scritto, al limite della gratuita offesa personale, indurrebbero ad una polemica di bassa lega, che preferisco evitare.
Nel merito, il mio articolo sulla valenza monumentale dello stadio comunale non aveva la pretesa di essere uno studio storico del monumento, fatto di date e circostanze, bensì una semplice valutazione sotto il profilo artistico -architettonico.
Lo studio dell'architettura in generale rientra nella categoria della Storia dell'Arte e come tale non è appannaggio esclusivo degli architetti, ma di qualsiasi cittadino, ivi compreso un ex medico di base in pensione da un anno.
Come architetto certamente saprai che esistono decine di libri che hanno come oggetto l'architettura del periodo fascista, i cui autori, né necessariamente sono architetti, né tantomeno, sono considerati simpatizzanti fascisti per averli scritti.
Quanto allo "storico locale" autoreferenziale, questo appellativo non me lo sono certo affibbiato da solo, ma, caso mai, mi è stato riconosciuto dagli altri, probabilmente a seguito della pubblicazione di miei due libri, uno, guarda caso, di urbanistica antica ("Andria, Il Castello e le mura". Collana di Storia e Urbanistica - ADDA Editore Bari 2011), l'altro di Storia medievale ( "La Contea di Andria in età normanno sveva". Conti e vescovi con documenti del XII sottoscritti dal vescovo inglese Riccardo, Comunicando Edizioni, Andria, 2018), relativi alla nostra amata città, entrambi presentati da storici accademici universitari.
Infine per quanto concerne l'impatto negativo dei tiranti metallici e del loro colore sul monumento in questione da me prospettato, che sia stato tu il tecnico progettista, come ho appreso dal tuo articolo, o qualche altro professionista, per come la vedo io, non cambia di molto la questione. Infatti il problema non sta nella validità tecnica della struttura portante della copertura realizzata, ma del suo impatto visivo complessivo sul monumento. Se la Soprintendenza Architettonica competente ha vincolato l'intero monumento, dopo la realizzazione della copertura non stupisce più di tanto, dato che, a cose fatte, non poteva fare altrimenti, e poi, ne abbiamo visto di tutti i colori.
Caro architetto per me possiamo chiudere qui la polemica».
«Caro Francesco, dopo aver letto le tue puntualizzazioni sull'argomento ho la necessità di fare alcune generiche precisazioni. Le puntualizzazioni contenute soprattutto nella prima parte del tuo scritto, al limite della gratuita offesa personale, indurrebbero ad una polemica di bassa lega, che preferisco evitare.
Nel merito, il mio articolo sulla valenza monumentale dello stadio comunale non aveva la pretesa di essere uno studio storico del monumento, fatto di date e circostanze, bensì una semplice valutazione sotto il profilo artistico -architettonico.
Lo studio dell'architettura in generale rientra nella categoria della Storia dell'Arte e come tale non è appannaggio esclusivo degli architetti, ma di qualsiasi cittadino, ivi compreso un ex medico di base in pensione da un anno.
Come architetto certamente saprai che esistono decine di libri che hanno come oggetto l'architettura del periodo fascista, i cui autori, né necessariamente sono architetti, né tantomeno, sono considerati simpatizzanti fascisti per averli scritti.
Quanto allo "storico locale" autoreferenziale, questo appellativo non me lo sono certo affibbiato da solo, ma, caso mai, mi è stato riconosciuto dagli altri, probabilmente a seguito della pubblicazione di miei due libri, uno, guarda caso, di urbanistica antica ("Andria, Il Castello e le mura". Collana di Storia e Urbanistica - ADDA Editore Bari 2011), l'altro di Storia medievale ( "La Contea di Andria in età normanno sveva". Conti e vescovi con documenti del XII sottoscritti dal vescovo inglese Riccardo, Comunicando Edizioni, Andria, 2018), relativi alla nostra amata città, entrambi presentati da storici accademici universitari.
Infine per quanto concerne l'impatto negativo dei tiranti metallici e del loro colore sul monumento in questione da me prospettato, che sia stato tu il tecnico progettista, come ho appreso dal tuo articolo, o qualche altro professionista, per come la vedo io, non cambia di molto la questione. Infatti il problema non sta nella validità tecnica della struttura portante della copertura realizzata, ma del suo impatto visivo complessivo sul monumento. Se la Soprintendenza Architettonica competente ha vincolato l'intero monumento, dopo la realizzazione della copertura non stupisce più di tanto, dato che, a cose fatte, non poteva fare altrimenti, e poi, ne abbiamo visto di tutti i colori.
Caro architetto per me possiamo chiudere qui la polemica».