
Politica
Spaccatura sempre viva nel Pd di Andria. Di Lorenzo lascia l'incarico di capogruppo ed attacca Marchio Rossi
"Sulla inutile intromissione di Andria Lab nelle dinamiche interne al partito democratico, non spreco neppure una parola"
Andria - mercoledì 4 maggio 2022
13.55
La spaccatura all'interno del Pd andriese è più viva che mai. Non solo l'ormai ex capogruppo consiliare Michele Di Lorenzo, risponde caustico sull'approvazione della discussa "Tari sociale" al sub Commissario cittadino nonchè vicepresidente della provincia Bat, Lorenzo Marchio Rossi, ma lancia strali al movimento civico Andrialab 3, alleati di governo, preferendo non sprecare neppure una parola alla "inutile l'intromissione di Andria Lab nelle dinamiche interne al partito democratico".
"Invece di correre in soccorso dei vincitori, mi sarei aspettato dal collega consigliere Marchio -esordisce nella nota l'ex capogruppo del Pd, l'avvocato Michele Di Lorenzo- una analisi più lucida e coraggiosa. Tuttavia ritengo necessario rispondergli pubblicamente poiché si è rivolto a me, in qualità di capogruppo. Da quando ricopro questo ruolo ho sempre preteso che le discussioni riguardassero il merito delle questioni e, anche in questo caso, mi sembra più onesto attenersi ai fatti. L'emendamento sottoscritto (inizialmente) da 4 consiglieri del Pd, ed ancora in attesa della risposta degli altri, inseriva degli indubbi miglioramenti al testo dell'ufficio, come è emerso dalla discussione in prima commissione di cui c'è traccia nel verbale".
E Di Lorenzo prosegue: "Sul nostro testo nessuno del gruppo Pd ha espresso perplessità perché era coerente con la posizione che avevamo assunto circa 9 mesi fa in consiglio comunale. È capitato nell'ultima seduta consiliare che qualcuno abbia cambiato idea. Ciò non solo è possibile ma anche legittimo, con un unica avvertenza però: bisogna spiegare pubblicamente i propri ripensamenti. Anzi sarebbe stato utile spiegarlo in aula prima del voto. La nostra proposta è stata soggetta a tutte le integrazioni che la maggioranza ha voluto offrire e siamo stati disponibili ad ogni ragionevole modifica, sino al momento in cui è giunto il parere favorevole del collegio dei revisori. Se invece di discutere, qualcuno ritiene di poter fare approdare in Consiglio dei provvedimenti blindati e non discutibili, questa diventa una questione diversa che non c'entra nulla con l'obbligo morale di sostenere il sindaco. Quindi non capisco il riferimento del commissario Marchio all'attuazione del programma. L'emendamento del Pd era assolutamente coerente con le linee programmatiche ed anzi era molto più sociale e lineare rispetto al testo che la maggioranza ha approvato. È pur vero che un gruppo politico debba fare ogni sforzo per cercare una sintesi, sempre che non capitino così tanti capovolgimenti nelle opinioni di certuni, da rendere impossibile perfino la comunicazione. Anche in questo caso, devono essere le persone che cambiano idea ad indicare la qualità degli argomenti che hanno prodotto la loro improvvisa "conversione". Nonostante tutto siamo responsabilmente rimasti in aula per parare il maldestro tentativo della destra di far venir meno il numero legale e far saltare tutto. Pretendo analoga responsabilità da parte degli alleati".
"Da ultimo, spero che il messaggio dell'amico Lorenzo non avesse il senso di un avvertimento o, peggio, di una minaccia (e sinceramente non lo credo) perché devo ammettere che questo mi deluderebbe molto, oltre a non spostare di una virgola il mio atteggiamento. Quand'anche la mia fosse una posizione isolata, vista la volatilità degli altrui convincimenti, continuerei a sostenerla senza tentennamenti. Il mandato consiliare si esplica in coscienza ed autonomia di giudizio. D'altronde le mie dimissioni da capogruppo sono state immediatamente comunicate ai consiglieri del gruppo la sera del 29 Aprile ed aspettano di essere discusse. È risaputo che il mio ruolo politico non potrà mai ridursi a mero orpello decorativo, come mi ha insegnato un caro amico, con cui condividevo l'insofferenza per le chiacchiere e le passerelle", conclude polemico Michele Di Lorenzo.
"Invece di correre in soccorso dei vincitori, mi sarei aspettato dal collega consigliere Marchio -esordisce nella nota l'ex capogruppo del Pd, l'avvocato Michele Di Lorenzo- una analisi più lucida e coraggiosa. Tuttavia ritengo necessario rispondergli pubblicamente poiché si è rivolto a me, in qualità di capogruppo. Da quando ricopro questo ruolo ho sempre preteso che le discussioni riguardassero il merito delle questioni e, anche in questo caso, mi sembra più onesto attenersi ai fatti. L'emendamento sottoscritto (inizialmente) da 4 consiglieri del Pd, ed ancora in attesa della risposta degli altri, inseriva degli indubbi miglioramenti al testo dell'ufficio, come è emerso dalla discussione in prima commissione di cui c'è traccia nel verbale".
E Di Lorenzo prosegue: "Sul nostro testo nessuno del gruppo Pd ha espresso perplessità perché era coerente con la posizione che avevamo assunto circa 9 mesi fa in consiglio comunale. È capitato nell'ultima seduta consiliare che qualcuno abbia cambiato idea. Ciò non solo è possibile ma anche legittimo, con un unica avvertenza però: bisogna spiegare pubblicamente i propri ripensamenti. Anzi sarebbe stato utile spiegarlo in aula prima del voto. La nostra proposta è stata soggetta a tutte le integrazioni che la maggioranza ha voluto offrire e siamo stati disponibili ad ogni ragionevole modifica, sino al momento in cui è giunto il parere favorevole del collegio dei revisori. Se invece di discutere, qualcuno ritiene di poter fare approdare in Consiglio dei provvedimenti blindati e non discutibili, questa diventa una questione diversa che non c'entra nulla con l'obbligo morale di sostenere il sindaco. Quindi non capisco il riferimento del commissario Marchio all'attuazione del programma. L'emendamento del Pd era assolutamente coerente con le linee programmatiche ed anzi era molto più sociale e lineare rispetto al testo che la maggioranza ha approvato. È pur vero che un gruppo politico debba fare ogni sforzo per cercare una sintesi, sempre che non capitino così tanti capovolgimenti nelle opinioni di certuni, da rendere impossibile perfino la comunicazione. Anche in questo caso, devono essere le persone che cambiano idea ad indicare la qualità degli argomenti che hanno prodotto la loro improvvisa "conversione". Nonostante tutto siamo responsabilmente rimasti in aula per parare il maldestro tentativo della destra di far venir meno il numero legale e far saltare tutto. Pretendo analoga responsabilità da parte degli alleati".
"Da ultimo, spero che il messaggio dell'amico Lorenzo non avesse il senso di un avvertimento o, peggio, di una minaccia (e sinceramente non lo credo) perché devo ammettere che questo mi deluderebbe molto, oltre a non spostare di una virgola il mio atteggiamento. Quand'anche la mia fosse una posizione isolata, vista la volatilità degli altrui convincimenti, continuerei a sostenerla senza tentennamenti. Il mandato consiliare si esplica in coscienza ed autonomia di giudizio. D'altronde le mie dimissioni da capogruppo sono state immediatamente comunicate ai consiglieri del gruppo la sera del 29 Aprile ed aspettano di essere discusse. È risaputo che il mio ruolo politico non potrà mai ridursi a mero orpello decorativo, come mi ha insegnato un caro amico, con cui condividevo l'insofferenza per le chiacchiere e le passerelle", conclude polemico Michele Di Lorenzo.