Religioni
Sotto la croce di Cristo, a meditare sul suo amore che va «fino alla fine»
Al dipinto dell'Angelico, il M° Michele Carretta ci propone l'ascolto di "Tenebrae facte sunt" di Marc Antoine Charpentier
Andria - venerdì 10 aprile 2020
5.53
Se al centro del Giovedì Santo vi è stata ieri l'Eucarestia, che anticipa il sacrificio della croce, al l Venerdì vi è il dono della vita di Cristo, che si offre fino all'effusione del sangue sul Calvario. Nel 1439 il Beato Angelico realizza questa Crocifissione con Santi, ora custodita nel museo di San Marco a Firenze. Il Vasari racconta che l'artista si commuoveva fino alle lacrime mentre lo dipingeva sulle pareti della sala capitolare. Il Cristo sulla croce domina la scena, appeso al legno, e dietro lo strato sottile della sua pelle emaciata si intravedono le ossa, compimento delle parole del Profeta: «Hanno forato le mie mani e miei piedi, possono contare tutte le mie ossa».
Accanto ai protagonisti canonici della Crocifissione, il discepolo amato Giovanni e madre di Dio Addolorata, vi sono una serie di Santi tra i quali Cosma e Damiano, protettori della famiglia dei Medici, committenti dell'opera, San Marco, San Francesco ed altri. Intento dell'Angelico, dunque, non era solo quello di descrivere la Passione, ma di renderla contemporanea. In qualche modo l'artista invita anche noi ad essere sotto la croce di Cristo, a meditare sul suo amore che va «fino alla fine», come scrive l'evangelista Giovanni.
Vorrei idealmente abbinare al dipinto dell'Angelico, un mottetto di due secoli più tardi. Si tratta del responsorio Tenebrae facte sunt di Marc Antoine Charpentier, compositore francese del periodo barocco, nato probabilmente nel 1634. In questo brano l'autore affida alla straordinaria esecuzione del basso, la voce più bassa delle corde maschili, l'arduo compito di tradurre in musica i sentimenti che Gesù visse mentre era inchiodato sulla croce. L'angoscia, l'abbandono dei discepoli e perfino del Padre, la paura della morte: tutto diventa un grido rivolto ad un cielo che, muto, attende la morte dell'ennesimo condannato nel venerdì più oscuro della storia.
Accanto ai protagonisti canonici della Crocifissione, il discepolo amato Giovanni e madre di Dio Addolorata, vi sono una serie di Santi tra i quali Cosma e Damiano, protettori della famiglia dei Medici, committenti dell'opera, San Marco, San Francesco ed altri. Intento dell'Angelico, dunque, non era solo quello di descrivere la Passione, ma di renderla contemporanea. In qualche modo l'artista invita anche noi ad essere sotto la croce di Cristo, a meditare sul suo amore che va «fino alla fine», come scrive l'evangelista Giovanni.
Vorrei idealmente abbinare al dipinto dell'Angelico, un mottetto di due secoli più tardi. Si tratta del responsorio Tenebrae facte sunt di Marc Antoine Charpentier, compositore francese del periodo barocco, nato probabilmente nel 1634. In questo brano l'autore affida alla straordinaria esecuzione del basso, la voce più bassa delle corde maschili, l'arduo compito di tradurre in musica i sentimenti che Gesù visse mentre era inchiodato sulla croce. L'angoscia, l'abbandono dei discepoli e perfino del Padre, la paura della morte: tutto diventa un grido rivolto ad un cielo che, muto, attende la morte dell'ennesimo condannato nel venerdì più oscuro della storia.