Religioni
Settimana Santa: “Stendiamo dinanzi ai suoi piedi le nostre persone”
Riflessione di Don Ettore Lestingi, Presidente della Commissione Liturgica diocesana
Andria - mercoledì 13 aprile 2022
La Settimana Santa che, con i suoi Riti e le sue Liturgie, stiamo vivendo, non è la rappresentazione scenica o teatrale degli eventi della Passione del Signore, ma è la ripresentazione nell'oggi della nostra esistenza dei misteri della nostra salvezza. Sotto l'egida dello Spirito di Dio che agisce e vivifica ogni cosa, noi, celebrando, diventiamo contemporanei di Cristo, il velo del tempio si squarcia e così sono abbattute barriere spazio temporali che separano Dio dall'uomo. Così "l'ora" della glorificazione di Cristo, diventa oggi "l'ora" della nostra santificazione. Meta della Settimana Santa, e cuore di tutto l'Anno liturgico è il Triduo pasquale che ha inizio con una calda cena all'interno del Cenacolo e termina in un giardino verdeggiante reso gravido di vita da quel "seme" caduto in terra per fecondarla di speranza che non delude.
La Settimana Santa la si può vivere da diverse prospettive o angolazioni. La chiave di lettura che propongo la prendiamo proprio dal racconto dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme secondo l'evangelista Luca dove si narra di gente che stende mantelli per terra al passaggio di Cristo. E S. Andrea di Creta, vescovo commenta così: "Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone". Dunque la prospettiva da cui guardare e vivere gli eventi della Passione di Cristo sono i piedi. Ce lo insegna una donna, Maria di Betania, che accogliendo Cristo nella sua casa, ha mandato in frantumi un vasetto di alabastro contenente il nardo, profumo preziosissimo, per ungere i piedi di Cristo. Gesto epifanico della identità divina di Cristo, perché il nardo indica la natura di Dio che nel Cantico dei Cantici è chiamato "profumo diffuso". Quelli di Cristo sono piedi che profumano di divinità l'umanità immersa in un acre odore di peccato; sono piedi ricchi di misericordia che si chinano sulla miseria dell'uomo; sono piedi che recano ferite provocate da strade piene di burroni e di pietre di inciampo che, al suo passaggio, diventano feritoie di semi di luce; sono piedi macchiati di sporcizia ma che lavano, purificano e cancellano con il sangue il peccato del mondo; piedi che "sprecano" d'amore che nessun vasetto prezioso può contenere, come l'animo e il cuore di Maria di Betania.
Da Maria e dalla tradizione ebraica Gesù ha imparato quel gesto che dà senso e pienezza ad ogni liturgia vissuta dalla Chiesa e , in modo particolare, all'Eucaristia. Gesù nell'ultima cena lava i piedi ai suoi amici ad indicarci che la pasqua come evento esodale di liberazione di ogni uomo parte dalla parte più periferica del corpo stesso: i piedi che odorano di terra, recano con sé e su di sé le piaghe della fatica del cammino, la polvere del rifiuto. Se secondo il Venerabile don Tonino Bello la lunghezza del cammino quaresimale va dalla testa ai piedi, quello del Triduo Santo è un percorso all'inverso: dai piedi alla testa. Piedi odoranti di divinità quelli di Cristo, piedi che profumano di terra quelli degli apostoli, ci rimandano ad un altro evento che ha come protagonisti i piedi: quelli di Cristo inchiodati alla croce. Sono piedi di fedeltà che non scappano dinanzi alla prova ma restano inchiodati al ruvido legno della parola data. Egli poteva scendere dalla croce e così mettersi in fuga, ma non lo ha fatto, perché solo la fedeltà salva l'uomo. Solo piedi inchiodati non tanto ad una croce di legno, ma all'amore a cui essa rimanda: a Dio, l'amante e all'uomo l'Amato, diventeranno piedi di risurrezione che dominano il sepolcro e sconfiggono la morte. Eloquente a tal proposito è il dipinto della risurrezione di Piero Della Francesca, dove al cento della scena c'è il piede di Cristo che schiaccia la pietra tombale e sottomette la morte ai suoi piedi.
Piedi profumati, piedi liberati, piedi inchiodati, piedi risorti, restano sempre piedi in cammino. E' il senso delle parole che Gesù risorto rivolge a Maddalena nell'atto in cui vuole abbracciarli: "Non mi trattenere, ma và e riferisce che vi precedo in Galilea" . Piedi sempre in cammino sulle strade della vita. Piedi che accompagnano ma anche precedono l'uomo in cammino, segno di un Dio che resta sempre con noi ma è sempre dopo di noi. Non c'è spazio e tempo che non sono da Lui abitati: Lui è vicino e lontano. è adesso e dopo. Veramente Cristo Risorto è "ieri, oggi e sempre". Se vogliamo sentire la fragranza di un nuovo profumo "Stendiamo dinanzi ai suoi piedi le nostre persone" (S. Andrea, vescovo).
La Settimana Santa la si può vivere da diverse prospettive o angolazioni. La chiave di lettura che propongo la prendiamo proprio dal racconto dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme secondo l'evangelista Luca dove si narra di gente che stende mantelli per terra al passaggio di Cristo. E S. Andrea di Creta, vescovo commenta così: "Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone". Dunque la prospettiva da cui guardare e vivere gli eventi della Passione di Cristo sono i piedi. Ce lo insegna una donna, Maria di Betania, che accogliendo Cristo nella sua casa, ha mandato in frantumi un vasetto di alabastro contenente il nardo, profumo preziosissimo, per ungere i piedi di Cristo. Gesto epifanico della identità divina di Cristo, perché il nardo indica la natura di Dio che nel Cantico dei Cantici è chiamato "profumo diffuso". Quelli di Cristo sono piedi che profumano di divinità l'umanità immersa in un acre odore di peccato; sono piedi ricchi di misericordia che si chinano sulla miseria dell'uomo; sono piedi che recano ferite provocate da strade piene di burroni e di pietre di inciampo che, al suo passaggio, diventano feritoie di semi di luce; sono piedi macchiati di sporcizia ma che lavano, purificano e cancellano con il sangue il peccato del mondo; piedi che "sprecano" d'amore che nessun vasetto prezioso può contenere, come l'animo e il cuore di Maria di Betania.
Da Maria e dalla tradizione ebraica Gesù ha imparato quel gesto che dà senso e pienezza ad ogni liturgia vissuta dalla Chiesa e , in modo particolare, all'Eucaristia. Gesù nell'ultima cena lava i piedi ai suoi amici ad indicarci che la pasqua come evento esodale di liberazione di ogni uomo parte dalla parte più periferica del corpo stesso: i piedi che odorano di terra, recano con sé e su di sé le piaghe della fatica del cammino, la polvere del rifiuto. Se secondo il Venerabile don Tonino Bello la lunghezza del cammino quaresimale va dalla testa ai piedi, quello del Triduo Santo è un percorso all'inverso: dai piedi alla testa. Piedi odoranti di divinità quelli di Cristo, piedi che profumano di terra quelli degli apostoli, ci rimandano ad un altro evento che ha come protagonisti i piedi: quelli di Cristo inchiodati alla croce. Sono piedi di fedeltà che non scappano dinanzi alla prova ma restano inchiodati al ruvido legno della parola data. Egli poteva scendere dalla croce e così mettersi in fuga, ma non lo ha fatto, perché solo la fedeltà salva l'uomo. Solo piedi inchiodati non tanto ad una croce di legno, ma all'amore a cui essa rimanda: a Dio, l'amante e all'uomo l'Amato, diventeranno piedi di risurrezione che dominano il sepolcro e sconfiggono la morte. Eloquente a tal proposito è il dipinto della risurrezione di Piero Della Francesca, dove al cento della scena c'è il piede di Cristo che schiaccia la pietra tombale e sottomette la morte ai suoi piedi.
Piedi profumati, piedi liberati, piedi inchiodati, piedi risorti, restano sempre piedi in cammino. E' il senso delle parole che Gesù risorto rivolge a Maddalena nell'atto in cui vuole abbracciarli: "Non mi trattenere, ma và e riferisce che vi precedo in Galilea" . Piedi sempre in cammino sulle strade della vita. Piedi che accompagnano ma anche precedono l'uomo in cammino, segno di un Dio che resta sempre con noi ma è sempre dopo di noi. Non c'è spazio e tempo che non sono da Lui abitati: Lui è vicino e lontano. è adesso e dopo. Veramente Cristo Risorto è "ieri, oggi e sempre". Se vogliamo sentire la fragranza di un nuovo profumo "Stendiamo dinanzi ai suoi piedi le nostre persone" (S. Andrea, vescovo).