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"Senza Sbarre: tra tutela delle vittime e giustizia riparativa". Foto Riccardo Di Pietro
Religioni

"Senza Sbarre: tra tutela delle vittime e giustizia riparativa"

Alla Masseria San Vittore il secondo evento annuale della Fondazione Minervini con la musica popolare dei Soballera

Domenica sera 1° agosto presso la masseria San Vittore, sede del progetto diocesano "Senza Sbarre" si è svolta "La Festa dell'Estate" che, per la Fondazione Guglielmo Minervini, è una tradizione consolidata volta ricordare a cinque anni dalla sua scomparsa il già sindaco di Molfetta e figlio spirituale di Don Tonino Bello. Per l'occasione si è tenuta un conversazione sul tema "Senza Sbarre: tra tutela delle vittime e giustizia riparativa".

Nella prima parte ha introdotto il dibattito Lino Renna, ponendo degli interrogativi per cercare di dare delle risposte o meglio spunti per delle riflessioni. E' quindi seguita una conversazione tra Don Riccardo (Responsabile del progetto diocesano "Senza Sbarre") ed Angela Covelli (autrice del libro "Una vita a metà"), che racconta la vita di un ergastolano in carcere da 48 anni e da 12 volontario con Don Riccardo, che cerca un riscatto sociale per farsi perdonare. L'idea del grido "Senza Sbarre" viene da lontano come lontane sono le risposte a tanti interrogativi che la politica stenta ad articolare, in questo caso sul sistema penale.

Si è discusso e posto degli interrogativi: ci può essere uno Stato senza carcere? A che cosa serve o a che cosa dovrebbe servire il carcere? Come mai il 69% delle persone che escono dal carcere commettono nuovi reati? È veramente deterrente questo carcere? Il sistema carcerario italiano, in coerenza con l'art. 27 della Costituzione, sancisce che la pena deve tendere alla rieducazione e non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. Il carcere quindi è un luogo di riconciliazione o il luogo in cui si coltiva il desiderio di rivincita? È possibile qualcosa di diverso dal carcere? Perché in Italia la parola "giustizia riparativa" non è in nessun vocabolario della politica? Cos'è la giustizia riparativa? Siamo pronti culturalmente ad accettare il sistema di giustizia riparativa, nonostante l'Europa l'abbia reso obbligatoria in tutti gli stati membri dell'unione?

Nella seconda parte sono intervenuti Renato Nitti (Procuratore della Repubblica di Trani), Maria Turtur (Fondazione Guglielmo Minervini) e Gigi Cazzato (Protagonista Movimento dell'Ulivo - Puglia). Maria Turtur ha iniziato la conversazione ponendo dei quesiti sulla convergenza dei tanti attori che sono in carcere, comprese le difficoltà degli operatori penitenziari, delle famiglie, come anche di quello che ha subito la violenza e di colui che l'ha generata. In particolare Maria Turtur si è soffermata, in una riflessione con Nitti e Cazzato su quale tipo di lavoro e concertazione si possa fare sulla delocalizzazione della pena, sulla figura del garante e se si è pronti e preparati ad applicare, ove mai dovesse avere il placet del Parlamento, la riforma sulla giustizia. Tutti insieme hanno quindi raccontato le loro prospettive, nel segno della Costruzione. Dopo il dibattito, Giuseppe Volpe si è poi esibito con il suo gruppo di musica popolare "Soballero", non prima di aver ringraziato gli organizzatori della Fondazione Minervini e don Riccardo per essere stato invitato.

Don Riccardo, a sua volta ha ringraziato il procuratore Giannicola Sinisi per la sua preziosa ed immancabile collaborazione, i volontari, i collaboratori e gli affidati, chiamandoli ciascuno col proprio nome. Presenti l'assessore alla Bellezza del Comune di Andria, Daniela di Bari, con la Sindaca Giovanna Bruno che è intervenuta per salutare i presenti. Ha anche lei ringraziato l'organizzazione della Fondazione Minervini per la serata non senza sottolineare che come istituzione, guarda con particolare ammirazione ed attenzione l'esperimento del progetto Senza Sbarre e di essere in cammino con loro.

«Siamo tutti ospiti del "sogno diurno" di don Riccardo Agresti e dei suoi collaboratori nella Masseria San Vittore di Andria. Siamo tutti chiamati alla "sbarra" per ricucire, con parole e fatti, le storie tra coloro che hanno perso la vita e coloro che l'hanno tolta. Siamo tutti impegnati ad essere generativi per provare a cambiare quello che è possibile cambiare».
56 foto"Senza Sbarre: tra tutela delle vittime e giustizia riparativa"Riccardo Di Pietro
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