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Semi femminizzati e semi regolari: qual è la differenza?
Un approfondimento sul tema
Andria - martedì 22 febbraio 2022
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Da diversi anni a questa parte, si parla sempre di più della cannabis e delle sue proprietà. Entrare nel vivo di questo tema vuol dire, per forza di cose, aprire il capitolo relativo alle sementi. Come forse già sai, sono diverse le alternative da chiamare in causa quando si approfondisce questa tematica. Nell'elenco, spicca la differenza, importantissima, tra semi femminizzati e semi regolari. Se vuoi sapere qual è, non devi fare altro che proseguire nella lettura di questo articolo.
Basta informarsi anche superficialmente sulle loro caratteristiche per accorgersi del motivo che li vede al centro dell'attenzione dei coltivatori professionisti, che li preferiscono ai semi di sesso maschile.
Quando si ha a che fare con i semi femminizzati, infatti, si ottengono piante maggiormente ricche di cannabinoidi. Ciò implica, dati alla mano, un rendimento ottimale del raccolto. Con i semi a cui stiamo dedicando questo paragrafo, si ha la certezza di non trovarsi davanti a piante di sesso maschile, che andrebbero poi eliminate attraverso la procedura nota con il nome tecnico di demaschiatura. Avere a che fare con le piante maschili significa infatti trattare esemplari che hanno anche il contro di essere caratterizzati da una grande quantità di sacche polliniche e da pochissimi fiori resinosi.
Venduti in Italia da numerosi e-commerce e negozi fisici, i semi femminizzati hanno una qualità che può essere inquadrata considerando la percentuale di piante ermafrodite che si ottengono con il primo raccolto.
Dal momento che nella vita non è tutto oro quello che luccica, anche quando si ha a che fare con i semi femminizzati è possibile parlare di alcuni contro. Quali sono? Il principale riguarda l'impossibilità di concretizzare ibridazioni. Inoltre, questa tipologia di sementi è più difficile da clonare. Un altro aspetto da ricordare riguarda il fatto che, in linea di massima, il numero di genetiche disponibili in commercio è alquanto ridotto.
Tornando un attimo ai vantaggi, ricordiamo la possibilità di trovare in commercio semi femminizzati autofiorenti. Questi prodotti, che hanno letteralmente rivoluzionato la vita dei professionisti del settore della cannabis ma anche quella dei piccoli coltivatori, non sono fotoperiodici, indi possono essere coltivati senza problemi anche da chi è alle prime armi o non ha molto budget a disposizione da investire in attrezzature per l'illuminazione.
Da quanto appena specificato è chiaro che non si ha la stessa certezza che caratterizza i semi femminizzati. Attenzione, però: questa tipologia di semi di cannabis ha anche diversi aspetti positivi.
Uno dei principali riguarda la possibilità di dare vita a degli ibridi. A tal proposito, va aperta una doverosa parentesi. Nei casi in cui si è alle prime armi con la coltivazione della cannabis, bisogna farsi trovare pronti a diverse ibridazioni accidentali.
Proseguendo con gli aspetti positivi di questi semi, ricordiamo la possibilità di scegliere tra numerose genetiche.
Gli unici svantaggi da considerare riguardano il fatto di trovarsi davanti al 50% di probabilità di ottenere delle piante di sesso maschile. Inoltre, dati alla mano, se non si è esperti può rivelarsi difficile individuare in tempo gli esemplari da eliminare.
Alla luce di ciò, se si è alle prime armi con la coltivazione della cannabis è il caso di focalizzarsi verso i semi autofiorenti femminizzati, che hanno anche il pro di dare piante di dimensioni discrete.
Semi femminizzati: cosa sono?
Quando si parla dei semi femminizzati di cannabis si inquadra, come è chiaro dal nome, una tipologia di sementi avente la particolarità di produrre solamente piante femmine. Per amor di precisione, rammentiamo che questo avviene nella quasi totalità dei casi, attorno al 99%.Basta informarsi anche superficialmente sulle loro caratteristiche per accorgersi del motivo che li vede al centro dell'attenzione dei coltivatori professionisti, che li preferiscono ai semi di sesso maschile.
Quando si ha a che fare con i semi femminizzati, infatti, si ottengono piante maggiormente ricche di cannabinoidi. Ciò implica, dati alla mano, un rendimento ottimale del raccolto. Con i semi a cui stiamo dedicando questo paragrafo, si ha la certezza di non trovarsi davanti a piante di sesso maschile, che andrebbero poi eliminate attraverso la procedura nota con il nome tecnico di demaschiatura. Avere a che fare con le piante maschili significa infatti trattare esemplari che hanno anche il contro di essere caratterizzati da una grande quantità di sacche polliniche e da pochissimi fiori resinosi.
Venduti in Italia da numerosi e-commerce e negozi fisici, i semi femminizzati hanno una qualità che può essere inquadrata considerando la percentuale di piante ermafrodite che si ottengono con il primo raccolto.
Dal momento che nella vita non è tutto oro quello che luccica, anche quando si ha a che fare con i semi femminizzati è possibile parlare di alcuni contro. Quali sono? Il principale riguarda l'impossibilità di concretizzare ibridazioni. Inoltre, questa tipologia di sementi è più difficile da clonare. Un altro aspetto da ricordare riguarda il fatto che, in linea di massima, il numero di genetiche disponibili in commercio è alquanto ridotto.
Tornando un attimo ai vantaggi, ricordiamo la possibilità di trovare in commercio semi femminizzati autofiorenti. Questi prodotti, che hanno letteralmente rivoluzionato la vita dei professionisti del settore della cannabis ma anche quella dei piccoli coltivatori, non sono fotoperiodici, indi possono essere coltivati senza problemi anche da chi è alle prime armi o non ha molto budget a disposizione da investire in attrezzature per l'illuminazione.
Semi di cannabis regolari: ecco cosa sapere
Parliamo ora dei semi di cannabis regolari. Quando li si chiama in causa, si apre un capitolo dedicato a sementi di cannabis che, una volta piantate, possono dare sia piante di sesso maschile, sia esemplari di sesso femminile.Da quanto appena specificato è chiaro che non si ha la stessa certezza che caratterizza i semi femminizzati. Attenzione, però: questa tipologia di semi di cannabis ha anche diversi aspetti positivi.
Uno dei principali riguarda la possibilità di dare vita a degli ibridi. A tal proposito, va aperta una doverosa parentesi. Nei casi in cui si è alle prime armi con la coltivazione della cannabis, bisogna farsi trovare pronti a diverse ibridazioni accidentali.
Proseguendo con gli aspetti positivi di questi semi, ricordiamo la possibilità di scegliere tra numerose genetiche.
Gli unici svantaggi da considerare riguardano il fatto di trovarsi davanti al 50% di probabilità di ottenere delle piante di sesso maschile. Inoltre, dati alla mano, se non si è esperti può rivelarsi difficile individuare in tempo gli esemplari da eliminare.
Alla luce di ciò, se si è alle prime armi con la coltivazione della cannabis è il caso di focalizzarsi verso i semi autofiorenti femminizzati, che hanno anche il pro di dare piante di dimensioni discrete.