Cronaca
Scontro treni Andria-Corato, la Regione parte civile
Emiliano: «Strage per ragioni economiche». Secca replica di Ferrotramviaria
Andria - mercoledì 26 ottobre 2016
«La Regione Puglia si costituirà parte civile nell'eventuale processo sullo scontro fra due treni avvenuto lo scorso 12 luglio sulla tratta a binario unico Andria-Corato, in cui sono morte 23 persone». L'annuncio è del governatore pugliese Michele Emiliano, precisando che «se per ipotesi vi dovessero essere responsabilità anche da parte di qualcuno di noi, eserciteremo il diritto-dovere di costituirci parte civile, e di approfondire la verità».
In un incontro sulle stragi da incidenti al quale sono intervenuti alcuni famigliari delle vittime, Emiliano ha precisato: «Capisco il dramma di chi si sente responsabile di questo incidente, però si devono rendere conto che in questo momento l'unica cosa che può restituire un minimo di fiducia alle persone che hanno patito un evento del genere è ricostruire la verità». Il presidente della Regione ha aggiunto, rivolgendosi ai parenti delle vittime, che «qualunque cosa dovesse servire al collegio dei difensori delle persone offese, la Regione è a disposizione».
Per Emiliano, l'installazione del Sistema di controllo marcia treno (Scmt) sulla tratta è stata rinviata dall'azienda che gestisce la linea «per una questione economica. Il massimo della sicurezza possibile era raggiungibile - ha detto - con un investimento modesto» di «poche centinaia di migliaia di euro» e «ora su questo si giocherà la questione giudiziaria. Esiste un principio nel nostro ordinamento che obbliga chi esercita attività pericolose, e questa certamente lo è, ad adottare tutte le misure» di sicurezza, non solo quelle previste dalla legge ma tutte quelle rese necessarie dalla particolare condizione di esercizio di quella attività».
L'azienda di trasporti interviene per «fare alcune puntualizzazioni senza intento polemico ma solo ai fini di riportare la questione nei termini della corretta informazione».
«Tutta l'infrastruttura gestita da Ferrotramviaria è di proprietà della Regione Puglia. I rapporti tra le parti sono regolati da un contratto di servizio nel quale è previsto che la sola attività di manutenzione spetti a Ferrotramviaria, la quale in quanto soggetto attuatore della Regione Puglia può solo provvedere all'esecuzione dei lavori, decisi dalla stessa Regione e con i fondi da essa stanziati. Quindi Ferrotramviaria non può decidere autonomamente sulla scelta delle opere da realizzare. Del resto la Regione Puglia era a conoscenza dell'evoluzione dei lavori in corso, come affermato in un comunicato stampa diffuso il 12 luglio scorso».
«Bisogna dare atto, comunque, alla Regione Puglia di avere investito oltre 80 milioni di euro sul sistema SCMT della propria rete ferroviaria e si appresta a investire almeno altri 150 milioni per attrezzare tutta la rete regionale, che si estende per oltre 700 km. È quindi difficile comprendere come si possa affermare che bastavano poche centinaia di migliaia di euro per eseguire detti lavori sulla rete gestita da Ferrotramviaria. Conveniamo – conclude l'azienda – quando si afferma che esiste un principio nel nostro ordinamento che obbliga chi esercita attività pericolose ad adottare tutte le misure, misure che potevano essere adottate dalla Regione Puglia, proprietaria dell'infrastruttura, in accordo con l'USTIF (Ministero Infrastrutture e Trasporti)».
In un incontro sulle stragi da incidenti al quale sono intervenuti alcuni famigliari delle vittime, Emiliano ha precisato: «Capisco il dramma di chi si sente responsabile di questo incidente, però si devono rendere conto che in questo momento l'unica cosa che può restituire un minimo di fiducia alle persone che hanno patito un evento del genere è ricostruire la verità». Il presidente della Regione ha aggiunto, rivolgendosi ai parenti delle vittime, che «qualunque cosa dovesse servire al collegio dei difensori delle persone offese, la Regione è a disposizione».
Per Emiliano, l'installazione del Sistema di controllo marcia treno (Scmt) sulla tratta è stata rinviata dall'azienda che gestisce la linea «per una questione economica. Il massimo della sicurezza possibile era raggiungibile - ha detto - con un investimento modesto» di «poche centinaia di migliaia di euro» e «ora su questo si giocherà la questione giudiziaria. Esiste un principio nel nostro ordinamento che obbliga chi esercita attività pericolose, e questa certamente lo è, ad adottare tutte le misure» di sicurezza, non solo quelle previste dalla legge ma tutte quelle rese necessarie dalla particolare condizione di esercizio di quella attività».
L'azienda di trasporti interviene per «fare alcune puntualizzazioni senza intento polemico ma solo ai fini di riportare la questione nei termini della corretta informazione».
«Tutta l'infrastruttura gestita da Ferrotramviaria è di proprietà della Regione Puglia. I rapporti tra le parti sono regolati da un contratto di servizio nel quale è previsto che la sola attività di manutenzione spetti a Ferrotramviaria, la quale in quanto soggetto attuatore della Regione Puglia può solo provvedere all'esecuzione dei lavori, decisi dalla stessa Regione e con i fondi da essa stanziati. Quindi Ferrotramviaria non può decidere autonomamente sulla scelta delle opere da realizzare. Del resto la Regione Puglia era a conoscenza dell'evoluzione dei lavori in corso, come affermato in un comunicato stampa diffuso il 12 luglio scorso».
«Bisogna dare atto, comunque, alla Regione Puglia di avere investito oltre 80 milioni di euro sul sistema SCMT della propria rete ferroviaria e si appresta a investire almeno altri 150 milioni per attrezzare tutta la rete regionale, che si estende per oltre 700 km. È quindi difficile comprendere come si possa affermare che bastavano poche centinaia di migliaia di euro per eseguire detti lavori sulla rete gestita da Ferrotramviaria. Conveniamo – conclude l'azienda – quando si afferma che esiste un principio nel nostro ordinamento che obbliga chi esercita attività pericolose ad adottare tutte le misure, misure che potevano essere adottate dalla Regione Puglia, proprietaria dell'infrastruttura, in accordo con l'USTIF (Ministero Infrastrutture e Trasporti)».